La taberna del Rotato
A sud-est di Accadia, nel Sub Appenino Dauno, scorre il torrente Rotato, breve affluente del Carapelle. Il suo corso segna il territorio con due toponimi : Valle o Vallata del Rotato e Contrada Molino Rotato (evidentemente quel corso d’acqua un tempo alimentava una macina). Un’antica strada romana, la Herculea (che collegava il Sannio alla Lucania) costeggiava il Rotato. Di essa sono rimaste poche tracce, le più interessanti delle quali consistono nei resti di una ‘taberna’, poi battezzata ‘del Rotato’. Nell’antica Roma il termine ‘taberna’ non indica necessariamente un rozzo luogo di ristoro, come il suo attuale derivato (‘taverna’) fa pensare. Le tabernae erano unità immobiliari che ospitavano le più disparate attività commerciali, inclusa la vendita di cibi cotti, vino e pane ; celebri nella capitale le tabernae lanienae, (smercio di carne) e le tabernae argentariae (sedi di cambiavalute e praticanti il prestito ad interesse) ; e se inserite in edifici pubblici le tabernae potevano essere utilizzate anche per attività amministrative. Ma come hanno potuto gli archeologi stabilire che quei resti appartenevano ad una taberna anziché ad una domus, un ambiente termale o una mutatio (stazione di cambio)? Numerosi gli indizi : le tracce di muri divisori all’interno dei muri perimetrali (sopravvissuti), il fatto che essa fosse aperta sulla pubblica strada, che consistesse in un ambiente coperto da una volta a botte – forse dotato di un mezzanino, accessibile da una scala interna – illuminato da un finestrino posto al di sopra dell’ampia porta. Se poi fosse corredata di vasche o banconi, a seconda dell’attività che vi si svolgeva, l’esiguità degli avanzi non consente di stabilirlo. E a quale periodo risale la taberna del Rotaro? La sua collocazione, periferica rispetto ai resti dell’antica Accadia e centrale rispetto alla Herculea, suggerisce l’idea di una costruzione avvenuta contemporaneamente all’apertura di quella strada, e con la funzione di emporio, ovvero di attrezzato esercizio dove trovare rimedio ai tanti inconvenienti che possono sorprendere il viaggiatore lontano dai centri abitati. In altre parole un magazzino colmo di cordame, olio da lucerna, medicinali, incerate… Ora, poiché quella strada deve il suo nome a chi la fece costruire, ovvero Massimiano Erculeo, cesare e augusto durante la Tetrarchia (fine IV sec. / inizio III sec.), allo steso periodo può assegnarsi la costruzione della taberna del Rotato. La sua esistenza, infine, segnala la grande vivacità di scambi che si sviluppavano lungo la trafficata rete viaria che attraverso l’Appennino collegava la capitale all’Apulia. – Nell’immagine, resti della taberna di un pescivendolo (Ostia antica).
Italo Interesse
Pubblicato il 24 Novembre 2018