Primo Piano

300 africani marciano contro il razzismo e il caporalato

Un “no” forte al razzismo e al caporalato: circa 300 cittadini africani hanno marciato nel centro di Foggia per denunciare il brutale omicidio di Mamadou Sare, il 37enne del Burkina Faso ucciso a colpi di fucile da due agricoltori italiani – padre e figlio – lo scorso 21 settembre nelle campagne di Lucera. La vittima e due suoi connazionali – uno ferito, l’altro illeso – secondo gli investigatori avevano rubato tre meloni in un terreno; poi avevano litigato con i due contadini ed erano stati inseguiti in auto da questi ultimi. In testa al corteo, un melone spaccato, che è passato di mano in mano tra i manifestanti, per ricordare il connazionale ucciso. Come un simbolo, una sorta di feticcio. Tra le fila del serpentone anche Margherita Bambara, rappresentante del Burkina Faso per il Sud Italia e Sambare Souleyman, l’amico di Mamadou che era con lui la sera del 21 settembre, rimasto illeso nell’agguato in campagna. Dal particolare al generale, ovvero dalla singola vicenda del bracciante ucciso nel Foggiano ad una piaga sociale antica e sempre e nuova: la manifestazione infatti è nata come una marcia contro il caporalato e ogni forma di sfruttamento nel lavoro che, ieri come oggi, non riguarda solo i migranti.Tra i manifestanti spiccavano le associazioni del territorio tra cui Cgil, Flai, Cisl, Anolf, Uim Uil, Acli, Arci, Caritas Progetto Presidio, Libera, Centro interculturale Baobab, Amici dei Migranti, Fratelli della Stazione, Vangelo della Vita, Africa United, Gris Puglia, Unione degli Studenti, Link, Rete della Conoscenza Puglia –  che hanno rivendicato l’importanza dei diritti e della dignità dei lavoratori migranti, denunciando i fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento nei campi e del razzismo.


Pubblicato il 1 Ottobre 2015

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio