Cultura e Spettacoli

Tra le zolle le memorie della guerra

In Capitanata, nelle più pianeggianti contrade di campagna lontane dai centri abitati, non è difficile rinvenire nel terreno viti, bulloni, rondelle, chiodi, piccoli ingranaggi… A tutta prima verrebbe da pensare a terreni abbandonati da autodemolitori. Si tratta invece di aeroporti dismessi dell’ultima guerra. In origine erano piste d’emergenza disposte dalla Regia Aereonautica di cui, dopo l’8 settembre 1943, si impossessarono prima i Tedeschi, poi gli Alleati ; questi ultimi allestirono lì le basi da cui far decollare i bombardieri diretti in Germania e Italia del nord. (Esiste in proposito ‘On the wing’, un documentario statunitense di 90’ ideato da Brad Branch della LongShot Productions e prodotto da Bill Humphreys per la BBT FILMS.) Finita la guerra, una volta ripartiti gli aerei, di quegli aeroporti improvvisati rimasero hangar, officine, depositi, cumuli di rottami e qualche milione di Pierced Steel Planking (moduli in acciaio perforato che, incernierati l’uno all’altro e stesi su una superficie spianata, consentivano ai B24, bombardieri che a pieno carico sfioravano le trenta tonnellate, di decollare anche quando le piogge trasformavano quelle piste in pantani). Per riprendere possesso dei loro terreni gli agricoltori dovettero prima ‘bonificarli’. Niente andò buttato. I PSP divennero eccellenti cancellate, i rottami finirono in fonderia, mentre magazzini e rimesse, smontati, vennero rimontati altrove a sostegno  di un’impiantistica industriale uscita distrutta dalla guerra. Su quelle strisce di terra tornò a biondeggiare il grano o altre colture presero vita, nascondendo quanto sfuggito alla puntigliosa opera di ‘bonifica’ dei contadini del primo dopoguerra. Sicché i discendenti di quei lavoratori non si meravigliano ad ogni aratura di veder spuntare dalle zolle bossoli, rotelle dentate, piccoli cacciavite… Quanti aeroporti di questo genere furono attivi in Puglia? Non meno di una trentina, di cui due terzi posizionati nel foggiano, vuoi per la facilità rispetto all’area murgiana di reperire aree pianeggianti, sia per la maggior vicinanza agli obiettivi. Solo nel ‘complesso’ foggiano furono di stanza quasi tremila velivoli (caccia, bombardieri, ricognitori e trasporti) delle aeronautiche statunitense, britannica, sudafricana, australiana, italiana, polacca, greca, jugoslava e russa. Un’enorme armata aerea che diede un contributo determinante alla sconfitta della Germania nazista. Dobbiamo concludere che gli Alti Comandi alleati videro giusto nella necessità di neutralizzare Foggia per dominarne l’area? Ma come accettarne il prezzo? Per distruggere il nodo ferroviario furono necessari ben quarantacinque bombardamenti concentrati tra maggio e settembre del 1943. Morirono ventimila persone. E altri ventimila rimasero senza casa… Quella ferraglia ‘bellica’ che ancora gli agricoltori rinvengono nelle campagne del foggiano sembra denunciare una tragedia su cui gli storici non si sono soffermati a sufficienza.

Italo Interesse


Pubblicato il 5 Gennaio 2016

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