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Salvatore Tatarella, l’esponente di una destra “gentile”

E’ morto sabato scorso, all’età di 69 anni, nella sua residenza barese Salvatore Tatarella, fratello minore di Pinuccio, il noto leader nazionale e in particolare pugliese del Msi-Dn prima ed An successivamente, scomparso anch’egli prematuramente nel febbraio del 1999. Entrambi erano parte di un più ampio nucleo familiare composto da 4 fratelli, di cui uno è Matteo, fondatore e direttore di questo giornale, e un altro, Nicola (il maggiore), che con la politica invece non si sono mai cimentati. Infatti, soltanto Pinuccio e Salvatore sin da giovani, oltre alla comune dedizione per gli studi in Giurisprudenza, hanno sempre coltivato un’unica grande passione: la politica. Ed entrambi per la stessa parte, ossia la destra tradizionale post fascista, rappresentata prima, durante gli anni della cosiddetta prima Repubblica, dal vecchio simbolo della fiamma tricolore del Msi, quando quel partito era etichettato come “fuori dall’Arco costituzionale”. E successivamente, nella seconda Repubblica, dal tricolore di An con il quale la destra italiana tradizionale e democratica fu riconosciuta a tutti gli effetti anche come forza alternativa di governo e non più solo come opposizione di sistema. Salvatore Tatarella, contrariamente al fratello Pinuccio, aveva svolto l’impegno politico sempre nella natia Cerignola, dove è vissuto ed ha svolto la professione di avvocato fino al 1999, quando si trasferì a Bari, dopo la scomparsa di Pinuccio e dove fu chiamato a succedergli nel seggio di Montecitorio, con la candidatura alla Camera nelle elezioni suppletive baresi del 9 maggio 1999 nel “collegio 20”. Lo stesso nel quale dal 1994, con il nuovo sistema elettorale maggioritario, era stato eletto per due volte il fratello scomparso. Ma Salvatore, già quando subentrò a Pinuccio alla Camera, aveva accumulato un prestigioso curriculum politico ed istituzionale  con la lunga militanza nel Msi prima ed An poi. Infatti, già negli Anni Ottanta del secolo scorso era stato consigliere comunale a Cerignola e alle regionali del 1990 era stato eletto all’Assemblea di via Capruzzi  per il Msi-Dn della provincia di Foggia. Però, la notorietà maggiore Salvatore Tatarella la ottenne alle elezioni amministrative per il Comune di Cerignola del 1993 (le prime con il nuovo sistema di elezione diretta del sindaco), quando fu eletto Primo cittadino in contrapposizione al candidato sindaco espresso dalla coalizione di centrosinistra. Infatti, nel Comune simbolo del sindacalismo rosso nazionale, in quanto località natia e di lotte bracciantili di uno dei fondatori della Cgil, Giuseppe Di Vittorio, e per questo dal dopoguerra considerata sempre come una delle roccaforti della sinistra, il missino Salvatore Tatarella fu il primo a divenire sindaco con il nuovo sistema maggioritario ad elezione diretta del popolo. Tale notorietà, anche nazionale, conseguita nel 1993 con l’elezione a Primo cittadino di Cerignola, gli valse molto a Salvatore l’anno successivo, il 1994, quando fu anche eletto al Parlamento europeo con il nuovo simbolo del partito, quello di An per l’appunto, nella Circoscrizione meridionale. Dopo la morte del fratello Pinuccio, la politica costrinse Salvatore a spostare la residenza a Bari, per vivere nuove e diverse esperienze politiche ed amministrative. Infatti, Salvatore da deputato nazionale fu anche candidato eletto al Comune di Bari alle amministrative del 1999,  svolgendo il ruolo di capogruppo di An fino al 2003 e poi, fino al 2004, di vice del sindaco Di Cagno Abbrescia. Esperienza politica a livello barese che abbandonò per il ritorno al Parlamento europeo, dove nel 2004 fu nuovamente candidato di An nella Circoscrizione meridionale, dopo la precedente parentesi in campo nazionale e locale. Nel 2009 Tatarella fu riconfermato all’Assemblea europea nelle fila del Pdl, la formazione politica nata nel 2008 dalla fusione di An e Forza Italia. Una fusione che Salvatore, essendo sempre stato per formazione culturale e ideale un nostalgico delle prerogative di indipendenza ed autonomia della destra italiana dalle altre forze alleate e centristi, non vide mai di buon grado e per questo forse non fu mai entusiasta di detta confluenza. Infatti, appena nacquero nel 2011 i noti contrasti tra Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi, Salvatore Tatarella uscì allo scoperto, abbandonando il Pdl e ritornando al precedente schema di forze alleate e distinte. Però, nel frattempo i tempi e le stagioni politiche erano cambiate, per cui alla fine del 2013 il fratello minore di Pinuccio, all’età di 65, decise di abbandonare definitivamente la vita politica attiva e di dedicarsi quasi elusivamente alla Fondazione politico-culturale, intitolata al fratello, e che nel frattempo aveva fondato. Infatti, gli ultimi anni della sua esistenza Salvatore li ha dedicati prevalentemente all’attività organizzativa della “Fondazione Giuseppe Tatarella”  dislocata nei locali della storica sede barese del Msi e poi An, in via Piccinni , che, per altro, proprio il fratello appena eletto per la prima volta parlamentare del Msi, nel 1979, aveva contribuito a far acquistare al patrimonio di quel partito. Salvatore, a differenza del fratello Pinuccio, in politica è sempre stato un uomo di indole mite e gentile. Insomma, Salvatore Tatarella come leader della destra è stato un personaggio quieto e non d’azione. E questo è sempre stato uno dei connotati che più lo contraddistinse da Pinuccio che, però, fu suo precursore in famiglia nella passione politica e nella carriera. Quindi, con la scomparsa di Salvatore Tatarella la destra democratica italiana non perde solo il fratello di un grande leader di quella parte politica, ma ha perso anche un esponente che aveva  una differente concezione del modo di fare politica nel e per il centrodestra. Un esponente, quindi, di una “destra gentile” che, con stile, perseguiva gli stessi ideali e obiettivi del fratello Pinuccio.  

Giuseppe Palella     


Pubblicato il 31 Gennaio 2017

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