Cronaca

Pizzo e aggressioni: in manette gli eredi (sette) del “Papa di Foggia”

S’è conclusa ieri mattina l’operazione “Habemus Papam” della squadra mobile di Foggia che ha portato in carcere gli eredi del cosiddetto ‘Papa di Foggià”, Giosuè Rizzi, capo della mafia locale, ucciso il 10 gennaio scorso, e da cui ha preso nome l’operazione.

In due distinte operazioni, sette persone sono state arrestate per il reato di estorsione aggravata in concorso. Il provvedimento riguarda infatti due distinti gruppi criminali: uno riconducibile a Giosuè Rizzi, denominato il “Papa di Foggia” e ucciso il 10 gennaio scorso, l’altro agli esponenti principali del clan Trisciuoglio.

Il “Papa di Foggia”, così com’era stato definito dal collaboratore di giustizia Salvatore Anacondia, è stato l’indiscusso capo della mafia foggiana sin dagli anni 80. Tornato in libertà nel novembre 2010, era finito in carcere per la strage del Bacardi. Riacquistata la libertà, l’inossidabile boss aveva immediatamente chiamato al suo fianco i suoi fedelissimi, oggetto questa mattina dei provvedimenti di custodia cautelare, tra cui il nipote Fausto.

A loro Rizzi aveva chiesto di gestire in autonomia il racket delle estorsioni. Tra il 2010 e il 10 gennaio 2012, giorno della sua uccisione, il “Papa di Foggia” si è reso autore di numerosi episodi estorsivi in danno di esercizi commerciali, non esitando ad agire in prima persona in caso di reticenza da parte delle vittime. L’indagine è scaturita da un episodio in cui è stato protagonista, con l’acquisizione di immagini video riprese all’esterno di un noto negozio di abbigliamento del centro di Foggia, in cui sono state registrate le percosse inferte dal boss al titolare dell’attività commerciale, spalleggiato dai suoi fiancheggiatori.

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Pubblicato il 11 Ottobre 2012

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