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L’XI legislatura regionale parte all’insegna del trasformismo

E’ iniziata ufficialmente ieri la XI legislatura regionale pugliese che, nel pieno di una pandemia sanitaria globale che ha imposto regole ferree finanche per la cerimonia di insediamento, coincide con il 50° anniversario dell’istituzione delle Regioni nel nostro Paese. Un avvio di legislatura che in Puglia è partito all’insegna del trasformismo. Infatti, per la prima volta nella storia della Regione Puglia la cerimonia di insediamento non solo si è svolta in assenza di pubblico e giornalisti e con il numero di funzionari ridotto al minimo indispensabile per assicurare il regolare svolgimento dei lavori, ma anche con la trasformazione di una forza politica, il M5S per l’appunto, che appena due mesi ha svolto un’itera campagna elettorale all’insegna della contrapposizione, del cambiamento e, quindi, di forza alternativa alla coalizione di governo di centrosinistra guidata dal presidente uscente e riconfermato, Michele Emiliano, ma che adesso invece, dalla prima seduta di avvio della nuova legislatura, si ritrova non più sul fronte delle opposizioni, ma già schierata in maggioranza. Difatti, in virtù delle intese in corso tra il confermato presidente Emiliano e 4 dei 5 consiglieri del M5S è stato possibile eleggere a presidente del Consiglio la salentina Loredana Capone del Pd con 32 voti a favore anziché con quelli della sola maggioranza uscita vincitrice dalle urne che, al più, sarebbero potuti essere 30. E ciò perché ai voti del centrosinistra si sono aggiunti anche quelli di almeno 4 dei 5 consiglieri pentastellati. Ma l’atto politico che ha consacrato il passaggio sul fronte di maggioranza di una forza di opposizione ad Emiliano, quale era  per l’appunto il M5S in Puglia fino a prima del voto dello scorso settembre, è stato quello dell’elezione del vice di Capone in quota alla maggioranza del consigliere pentastellato salentino Cristian Casili. Mentre per l’elezione dell’altro vice presidente dell’Assemblea, quello in quota alle opposizioni, è stato indicato da parte dell’intera coalizione di centrodestra (Fdi, Lega, Fi e Puglia domani) il consigliere Giannicola De Leonardis di Fdi. Però, con l’elezione di Casili alla vicepresidenza del Consiglio regionale in quota alla maggioranza, si è consumata una “rottura” del ‘Movimento 5 Stelle’ pugliese, con l’ex candidata governatrice Antonella Laricchia da una parte, ossia quella che è considerata l’ala oltranzista del Movimento che fa capo ad Alessandro Di Battista e Barbara Lezzi, ed i consiglieri Casili, Rosa Barone, Grazia DI Bari e Marco Galante dall’altra, ossia quella che è considerata invece l’ala filo governi sta, facente capo a Luigi Di Maio ed al capo politico pro tempore, Vito Crimi. La ex candidata presidente del M5S, con riferimento all’elezione del collega di partito Casili a vicepresidente dell’Assemblea in quota alla maggioranza, nel suo discorso in Aula ha dichiarato: “ Oggi diventa vice-presidente di maggioranza nonostante sia stato eletto con una forza politica che ha preso un risultato che le impone di essere all’opposizione”. E, proseguendo, Laricchia ha aggiunto: “Siamo entrati qui trascinati a fatica da una campagna elettorale in cui sono intervenuti quasi tutti i più celebri opinionisti d’Italia che, parlandone bene o parlandone male, hanno acceso i riflettori su un concetto chiaro e limpido come l’acqua: il M5S in Puglia si è posto come alternativa netta sia alla coalizione di centro destra, guidata da Raffaele Fitto, che a quella di centro sinistra, guidata da Michele Emiliano”. Quindi, ha sottolineato l’esponente penta stellata oltranzista: “Entrare oggi nella maggioranza con questa nomina è un tradimento della volontà elettorale dei cittadini a cui si continua certamente inconsapevolmente a veicolare il messaggio che votare, dire la propria, non serve a nulla tanto una volta nei palazzi alcuni eletti fanno quello che decidono loro in barba alle promesse e garanzie date in campagna elettorale”. Parole dure, quelle di Laricchia rivolte ai suoi 4 colleghi di Gruppo che, una volta eletti, hanno voltato le spalle non solo a lei, ma soprattutto all’elettorato del M5S che alle ultime regionali ha dato fiducia al Movimento credendo in ciò che veniva dichiarato. Ossia “mai con Emiliano, né prima né dopo il voto”. Invece no. Infatti, ha inoltre commentato la stessa Laricchia: “Agli oltre 200mila cittadini che ci hanno votati, voglio dire che se potessi restituirvi i voti di cui ci avete onorati e che in questo momento la scelta dei miei colleghi sta disonorando lo farei immediatamente – ha aggiunto – Spero che comunque non perdiate la fiducia che una politica diversa esiste e spero di continuare a dimostrarvelo anche con il mio stesso esempio, è l’unico strumento che ho, che quindi continuiate a votare e partecipare attivamente”. Di tutt’altro tenore invece le dichiarazioni di Casili, Di Bari, Galante e Barone. Quest’ultima destinata, in base agli accordi orma dichiarati tra Emiliano ed il M5S, ad entrare prossimamente  in Giunta, per occupare il posto al Wealfare, lasciato appositamente vuoto dal governatore. Infatti, i 4 esponenti filo-governisti del M5S pugliese, replicando alle accuse della collega Laricchia, hanno dichiarato: “Per noi sarebbe stato più semplice restare arroccati sulle nostre posizioni, così non saremmo stati chiamati traditori. Abbiamo scelto invece la via più difficile”, ovvero “essere responsabili e fare proposte per migliorare la sanità territoriale, per trovare soluzioni per chi è rimasto senza lavoro a causa della pandemia. Punti chiari e immediatamente realizzabili, di questo stiamo parlando”. Per poi precisare: “Nessun ingresso in maggioranza, nessuna poltrona in cambio di silenzio. Già da domani saremo i primi a pungolare il presidente Emiliano e la sua Giunta per rendere concreti questi punti, senza fare sconti come non li abbiamo mai fatti”. Giustificazioni, queste, che non possono tuttavia far dimenticare che il sistema elettorale con cui si è votato alle regionali in Puglia è maggioritario e non proporzionale (anzi, è addirittura iper-maggioritario!) e che se il M5S non ha ottenuto i voti necessari a vincere, significa che la maggioranza degli elettori lo ha relegato al ruolo di opposizione e, quindi, di controllo, ma non certo di governo, come ora invece dichiarato di voler fare indirettamente i 4 consiglieri che si apprestano ad unirsi con la squadra dei vincitori, come è già avvenuto per l’elezione del vice presidente d’Aula spettante alla maggioranza. Dichiarazione di giubilo e di speranza in Aula da parte del presidente Emiliano, ha anche presentato i suoi 9 assessori al Consiglio in attesa e con l’auspicio di poter presentare presto anche il decimo componente. Ossia quello in quota al M5s per la delega al Wealfare. “C’è bisogno della massima forza possibile” – ha dichiarato il confermato governatore pugliese, secondo il quale “avere omogeneità tra governo nazionale e governo locale dà questa forza”.  “Un’idea – a suo dire – positiva”, ma da verificare. Infatti, ha anche detto Emiliano: “Vediamo se funziona, vediamo se andrà bene”, aggiungendo: “Ma questo lavoro di fare la maggiore forza possibile lo vedo già a Roma, dove l’opposizione sta cercando, facendo e continuando a fare il suo ruolo, di dare una mano. Conto, quindi, anche sull’opposizione”. Insomma, un discorso forse più di dichiarazioni d’affetto che politico, all’insegna quasi del “Vogliamoci bene”, per governare tutti insieme appassionatamente. E, pertanto, che pensare del maggioritario, della campagna elettorale e delle votazioni conclusesi appena due mesi fa? Tanto vale, forse, la prossima volta andare al voto come avveniva nella ex Unione Sovietica dei tempi di Breziniev, dove gli elettori si recavano sì alle urne, però solo per scegliere una tra le diverse liste di candidati, ma poi comunque fossero andate le votazioni tutte sarebbero state parte del governo. Altro che…. “idea positiva” d’intendere il nostro sistema democratico!

 

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 27 Novembre 2020

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