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La “trasparenza amministrativa” alla Regione Puglia? E’ solo per chi se lo può permettere

Trasparenza sì alla Regione Puglia, ma a pagamento! Lo ha deciso lunedì scorso il governatore Michele Emiliano con una delibera di Giunta che prevede il pagamento di un “diritto di ricerca” di 5 o 10 Euro per oggi atto, a seconda se ricadente nell’ultimo decennio oppure oltre. Una vera e propria “tassa” sulla trasparenza degli atti amministrativi dell’Ente che non esiste in maniera analoga in nessun’altra Regione italiana. Infatti, l’opposizione di centrodestra forzista (i consiglieri regionali Stefano Lacatena, Giandiego Gatta e Paride Mazzotta) in una nota accusano il presidente Emiliano di “salto nel passato proprio da chi sbandiera lo slogan della trasparenza e partecipazione”, perché “la tassa sulla trasparenza varata dalla Giunta regionale pugliese rappresenta un tentativo chiaro di oscurare e limitare la possibilità dei cittadini di accedere agli atti della Regione”. Per i tre consiglieri del Gruppo di Forza Italia, “imporre il pagamento di 5 o 10 euro ad atto, a seconda della data di pubblicazione, significa far desistere l’utente dalla richiesta di ‘vedere le carte’ e trasformare l’ente in un bunker inaccessibile”. E questo, per gli esponenti pugliesi del partito di Silvio Berlusconi, “si traduce in un tuffo nell’era della politica dei ‘cassetti chiusi’, della trasparenza inesistente, dei palazzi del potere distanti dalla comunità e di un’attività amministrativa insindacabile e impossibile da controllare”. Insomma, hanno concluso nella nota Lacatena, Gatta e Mazzotta, trattasi di “una pagina che ritenevamo superata, eppure Emiliano ha fatto inaspettatamente marcia indietro, calpestando e smentendo anni di proclami”. Invece, per l’opposizione di centrodestra che fa capo al partito di Giorgia Meloni, ossia “Fratelli d’Italia”, il principale bersaglio per la decisione di tassare l’accesso civico generalizzato agli atti della Regione Puglia sono i consiglieri del “Movimento 5 Stelle” che fanno parte ormai della maggioranza politica che sostiene il governatore Emiliano, oltre che della sua Giunta con l’assessore al Welfare, Rosa Barone. Infatti, in una nota del Capogruppo di Fdi, Ignazio Zullo, si ricorda: “In campagna elettorale uno degli spot del Movimento 5 Stelle era: ‘Con noi al Governo regionale una Regione più trasparente’ “. Per poi commentare: “Ora che al Governo ci sono andati (ndr – i grillini), la trasparenza ha un costo”. Quindi, esclama Zullo: “alla faccia della Trasparenza e della Democrazia che dovrebbe garantire l’accesso agli atti della Pubblica Amministrazione (pagata con i soldi dei cittadini) non solo in modo gratuito, ma anche in tempi congru

i”. “E così la Puglia, – ha rilevato inoltre l’esponente di Fdi – prima Regione in Italia ad avere un governo rosso-giallo, è anche la prima a introdurre una tassa sulla Trasparenza”, per cui si domanda: “chissà cosa avrebbero detto i ‘vecchi’ grillini, quelli che volevano aprire i Palazzi del Potere come scatolette di tonno”. Perciò, i rappresentanti del partito di Meloni, a loro dire, sentono anche un “dovere politico e morale di coprire quel vuoto di opposizione che c’è in Regione” e gridano a tale decisione che, per loro, rappresenta “un’ennesimo scandalo di questa giunta Emiliano” ed interrogandosi: “ma come si possono tassare i cittadini che chiedono di accedere agli atti della Pubblica Amministrazione?” Motivo per cui hanno anche invitato la Giunta Emiliano a revocare “immediatamente” la delibera dello scorso lunedì, sollecitando l’assessore grillina a farsi carico da subito di tale loro richiesta di revoca dell’assurda tassa introdotta dal governo regionale.In effetti, la normativa italiana che consente ai cittadini l’accesso civico generalizzato agli atti della Pubblica Amministrazione è quella contemplata dalDecreto legislativo 33 del 2013 che per “il rilascio di dati o documenti in formato elettronico o cartaceo”, salvo il rimborso del costo effettivamente sostenuto e documentato dall’Amministrazione per la riproduzione su supporti materiali, prevede la gratuità per il conseguimento della conoscenza od ottenimento atti. Una normativa, quindi, finalizzata a rendere trasparente il più possibile trasparente ai tutti i cittadini l’attività della P.A. e, quindi, a sopprimere anche ogni impedimento di carattere economico al riguardo. La giunta Emiliano, invece, con la decisione di lunedì scorso, sulla falsa riga di quanto disciplinato dalla legge 241/90 di accesso agli atti amministrativi, dove è previsto il rimborso delle spese sostenute dall’amministrazione per le copie, ha inventato il costo fisso di ricerca che include, per paventate ragioni di privacy, anche un “eventuale oscuramento dei dati personali presenti negli atti/documenti oggetto di accesso”. Ossia una sorta di “diritto di sbianchettamento” dell’Ente sul documento da conoscere o richiesto che – per quanto si sa – non esiste al momento in nessuna altra Regione italiana. Quindi, la Puglia con l’era Emiliano in materia di “trasparenza amministrativa” sta facendo molti passi indietro rispetto ai tempi del precedente governatore, Nichi Vendola, che con l’assessore al Personale, Enti locali e Trasparenza dell’epoca, Guglielmo Minervini, deliberò di mettere in Rete, sul sito della Regione Puglia, ogni genere di provvedimento adottato dagli organi politici e da quelli amministrativi dell’Ente. Infatti, con l’arrivo di Emiliano alla guida della Regione le delibere di giunta sono state eliminate dal sito istituzionale, che ora riporta invece soltanto i titoli dei provvedimenti approvati. E di questi non tutti vengono pubblicati sul Bollettino ufficiale. Stesso discorso per le determinazioni dirigenziali e, in special modo, quelle relative alle spese collegate all’emergenza Covid, la cui pubblicazione sarebbe comunque obbligatoria (vedi – articolo 42 del Decreto legislativo 33/2013), ma che in Puglia però vengono sistematicamente non rese di dominio pubblico attraverso il sito web della Regione stessa. Come si ricorderà, nell’era Emiliano talvolta financo per i consiglieri regionali pugliesi l’accesso alla conoscenza di determinati atti non è impresa facile. Ed il riferimento è a quanto denunciato qualche tempo fa dalla ex sfidante di Emiliano alla guida della Regione ed attuale consigliera Antonella Laricchia del M5S che, per ottenere informazioni e documenti relativi alla costruzione a Bari dell’ospedale Covid all’interno della Fiera del Levante, dovette attendere circa quattro mesi e solo dopo aver presentato un esposto alla Procura della Repubblica. In definitiva, si può affermare eufemisticamente che la “Trasparenza” amministrativa alla Regione Puglia con Emiliano governatore è un “optional”. O, quantomeno, che da lunedì scorso è diventato un “diritto” a pagamento. E, quindi, non indistinto per tutti i pugliesi, ma solo evidentemente per chi se lo può permettere!

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 28 Maggio 2021

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