Cronaca

Il Centro trasfusionale di Foggia a rischio chiusura

Il centro trasfusionale di Foggia rischia di chiudere. In assenza di smentite ufficiali, è questo il timore dei talassemici foggiani che, in un comunicato stampa diramato da una loro delegazione, tracciano un quadro allarmante, avvalorato dalle voci trapelate dagli ambienti ospedalieri negli ultimi giorni.
Il centro trasfusionale foggiano, attualmente al servizio, tra i tanti altri pazienti, di circa cinquanta talassemici, non risulterebbe infatti in linea con gli standard strutturali, tecnologici e di qualità richiesti da una serie di normative europee (a partire dalla Direttiva 2002/98/CE) , che devono essere raggiunti tassativamente entro il 31 dicembre 2014. “Su questa delicata questione grava un silenzio preoccupante” scrive la delegazione dei talassemici foggiani “che, a due mesi dalla scadenza del termine ultimo previsto dalle normative vigenti, appare sintomatico di uno stallo e di prospettive tutt’altro che rassicuranti. Il centro trasfusionale foggiano è un punto di riferimento di vitale importanza per i talassemici, che necessitano di trasfusioni periodiche ad intervalli di 15-20 giorni e la sua eventuale chiusura, con il conseguente spostamento dei relativi servizi medico-sanitari in un altro centro della provincia, come ad esempio quello di San Giovanni Rotondo di cui si sta vociferando nelle ultime ore, comporterebbe gravissimi disagi sia sul piano logistico che su quello emotivo, incidendo pesantemente sulla quotidianità dei pazienti, già vessata da una condizione di salute da tenere costantemente sotto controllo.
I “nostri” medici ed operatori della struttura trasfusionale dei Riuniti” continuano i talassemici “sono sempre disponibili, in caso di emergenza, a supportare i malati anche fuori dall’orario di lavoro: tra i talassemici ed il personale medico e paramedico si è instaurato un rapporto umano che va oltre quello canonico paziente-dottore. Un rapporto che, con l’interruzione del servizio e la sua delocalizzazione in altra sede, andrebbe a spezzarsi ex abrupto, catapultando i talassemici, loro malgrado, in una nuova realtà sanitaria, con le inevitabili difficoltà che ne deriverebbero.
Eppure nello scorso giugno l’allora Assessore alla Sanità Elena Gentile era riuscito ad erogare delle aziende sanitarie locali 12 milioni di euro attingendo al Fondo FESR, proprio per consentire l’adeguamento a norma delle strutture trasfusionali ospedaliere e dei punti di raccolta associativi a supporto in modo da ottenere l’indispensabile accreditamento entro la fine dell’anno.”
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Pubblicato il 31 Ottobre 2014

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