Cronaca

Dove abbiamo costruito in Puglia? Ricordiamoci anche il rischio sismico

L’approfondimento dell’Org sul terremoto avvenuto al largo del Gargano

Un terremoto di magnitudo Mw 4.2 è avvenuto nella zona “Costa Garganica”, il 21-06-2023 alle 17:33:53 (UTC + 02:00) ora italiana con coordinate geografiche (lat, lon) 42.1240, 15.7200 ad una profondità di 35 km, localizzato dalla sala sismica dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) di Roma. Una scossa di terremoto, avvertita nitidamente nel basso Molise e in Puglia, che è da collegarsi al sistema di faglie a direzione E-W, trascorrenti destre, che interessano le isole Tremiti e sono associate al sistema tettonico del promontorio del Gargano. Parlando in termini tecnici, Giovanna Amedei – presidente dell’Ordine dei geologi della Puglia, ricorda come tutta la Puglia settentrionale e il Gargano, in particolare, siano caratterizzate da una sismicità che si può definire relativamente “moderata”, con eventi abbastanza frequenti ma per lo più di energia medio-bassa. Secondo il Catalogo parametrico dei terremoti italiani, infatti, questo settore della Puglia tra l’anno 1000 e il 2006, è stato interessato da una ventina di terremoti con magnitudo Mw ≥ 5.0 ai quali si sommano numerosi altri con magnitudo minore, frequentemente di tipo strumentale. Le uniche eccezioni sono rappresentate da tre terremoti con magnitudo Mw > 6.0 avvenuti ad Ascoli Satriano il 17 Luglio del 1361, in Capitanata il 30 Luglio del 1627 e il 31 maggio del 1646 con epicentro nell’area del Gargano. In particolare l’evento del 30 luglio del 1627, con magnitudo Mw 6.7 e un’intensità epicentrale I0 10 MCS, resta ad oggi il terremoto più disastroso documentato nella storia sismica della regione Puglia causando almeno 5000 vittime. L’evento sismico fu accompagnato da importanti effetti al suolo quali aperture di fratture e voragini, fenomeni di liquefazione nella zona tra il fiume Fortore ed il lago di Lesina e uno tsunami che inondò la costa per circa 3 chilometri all’interno, generando la massima ingressione marina mai registrata su un litorale italiano.

Oggi anche questa zona è interessata dagli studi di microzonazione sismica che hanno lo scopo di valutare la pericolosità sismica locale attraverso l’individuazione di zone del territorio caratterizzate da comportamento sismico omogeneo, secondo gli “Indirizzi e criteri per la Microzonazione Sismica”

Una premessa necessaria che Amedei fa per evidenziare come il terremoto sia un evento naturale sul quale si può agire con la conoscenza del fenomeno e del territorio oggetto di studio e la prevenzione sugli effetti dello stesso; il problema invece sta sui rischi legati a come e dove si è deciso di edificare il patrimonio immobiliare e questo perchè le nostre città non sono poi così sicure. I centri storici, in particolare, ma anche le costruzioni del dopoguerra sono state realizzate senza seguire nessuna norma antisismica, e questo senza voler considerare le tante modifiche che nel tempo subiscono le abitazioni, anche quelle edificate a regola d’arte. Oggi questo patrimonio è a rischio perché completamente abbandonato oppure senza interventi di consolidamento facendo pertanto aumentare il rischio di crolli anche con eventi sismici non particolarmente forti. Quello che occorre è una politica di recupero e riqualificazione del costruito, in generale, e nello specifico del costruito presente nei centri storici dove ritroviamo spesso edifici di grande valenza storico culturale. Ed è necessario anche capire dove si è edificato perché se il rischio sismico si somma ad altri rischi, come quello idraulico o geomorfologico, allora le conseguenze sono decisamente amplificate.

 


Pubblicato il 24 Giugno 2023

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