Cultura e Spettacoli

Caso Italia: nel passato le ragioni dell’odierna crisi

All’epoca dell’unificazione politica dell’Italia (1861) il reddito pro capite in Italia era grosso modo la metà di quello della Gran Bretagna e circa il 60 % di quello della. Francia. La distribuzione dell’attività economica rifletteva il modello antecedente: quasi metà della produzione proveniva dall’agricoltura, meno di un quinto dall’industria. Non sorprende che dall’ultimo quarto dell’Ottocento fino alla prima guerra mondiale (1914-18), oltre 14 milioni di Italiani siano emigrati, almeno una volta nella loro vita, non solo in altri Paesi europei, ma anche al di là dell’Atlantico, negli Stati Uniti d’America. La migrazione è contagiosa: i pionieri danno l’esempio, riferiscono ad amici e familiari, li incoraggiano e aiutano ache a trasferirsi a loro volta, in modo concreto o in virtù della loro stessa presenza. Gli effetti di tale fenomeno sono ambigui: * da un lato gli emigranti mandano a casa i loro guadagni e rendono più facile la vita a chi resta a casa; * dall’altro, però, portano via con sé la loro energia e il loro talento e sono, probabilmente, i membri più ambiziosi e dotati della popolazione. Per il Paese d’origine al guadagno a breve termine si contrappone la perdita nel lungo periodo. La nascita di un Regno d’Italia unificato, nuova entità nazionale pronta a competere in un’Europa di economia moderna – e che stava appena entrando in una seconda fase di industrializzazione e di sviluppo tecnologico – pose implicitamente il Governo italiano, per così dire, alla prova. Regresso e relativa stagnazione erano impensabili. Certamente, si poteva imparare dagli altri e imitarli, incoraggiare gli investimenti privati, attirare operatori stranieri, proteggere l’industria nazionale dalle più agguerrite imprese estere. Ma si doveva fare di più: in particolare, si doveva proteggere, dalle disgrazie e dai disastri, l’imprenditoria domestica, quel tipo d’imprenditoria audace ed esuberante necessaria per competere in campo internazionale. Così il Governo italiano si accinse ad agire da garante e salvatore. Questa strategia costituì un’importante peculiarità del Paese, sia nei momenti di crisi che nel creare la prospettiva di un’attività economica libera da problemi. Tra le imprese che più approfittarono del sostegno dello Stato ci furono le grandi banche, cosiddette miste, miste perché coniugavano la tradizionale attività di prestito commerciale con investimenti di più lungo periodo: il tipo di banca necessario per creare e sostenere aziende, i cui fini speravano i mezzi a disposizione. Alexander Gershenkron [ Die Vor4bEedingungen der europaischen Ibdustriasterungen im 19. Jarhundert, Berlin 1968 ] ha visto tali banche miste la chiave per la crescita accelerata dei Paesi ritardatari e fu indicata l’Italia come buon esempio di questo processo, che imitava quello della Germania bismarckiana. Infatti, alcune delle più importanti banche miste italiane, quali la Banca Commerciale Italiana e il Credito Italiano, fondate nel 1894-95, nacquero in gran parte su iniziativa e con investimenti tedeschi. Per un certo periodo, quest’ottica concentrata sulla banca fu l’ortodossia prevalente. Tuttavia, successivi studi che analizzarono metodicamente il settore scoprirono ben 135 banche di credito fondate in soli 30 mesi dal gennaio del 1871 al giugno 1873 e dimostrarono chiaramente gli effetti negativi di valutazioni finanziarie errate e della follia speculativa. Alcune di queste banche insistettero a stampare carta moneta, generando un pericoloso eccesso di circolante che pregiudicava il valore delle emissioni. I due maggiori istituti di credito crollarono nel 1893-94, essendo stati i loro dirigenti abbastanza stupidi da prestare grandi somme di denaro a speculatori immobiliari a Napoli e Roma. J. Cohen e G. Federico [ The Grouth of the Italian Economy, 1820-1960, Cambridge 2001 ] ci hanno detto che l’esito fu così ignominioso e imbarazzante che gli storici italiani sono stati a lungo restii a studiare queste istituzioni. Continua sull’edizione cartacea.


Pubblicato il 1 Giugno 2012

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