Cultura e Spettacoli

Capraia, il talento degli antichi allevatori dauni

La seconda isola per estensione delle Tremiti, Capraia, deve il suo nome alla presenza già in epoca greca della capra selvatica. Molti hanno voluto vedere in quelle greggi gli ultimi esemplari della Capra Garganica. Nulla di più errato. La Capra Garganica, questa bestia  dal vello di un nero lucente e dalle corna un po’ appiattite, lateralmente ritorte e con punte divergenti, è frutto abbastanza recente di una serie complessa di accoppiamenti fra caprini locali e caprini provenienti dall’Europa dell’Ovest. Quale aspetto presentava il caprino garganico? Sicuramente quello del discendente domestico dell’egragro, un animale che ancora oggi vive allo stato selvatico in un areale che comprende l’Asia Minore, il Caucaso, il Turkestan, l’Iran, il Belucistan, il Pakistan e l’India. Di là in epoca remota esemplari vennero introdotti in alcune piccole isole del Mediterraneo, come le Cicladi e le Sporadi nell’Egeo e nei quattro isolotti italiani dal nome onomatopeico : la nostra Capraia, Caprara nell’arcipelago toscano, Caprera nell’arcipelago de La Maddalena e l’arcinota Capri. La scelta dello scoglio invece della superficie continentale si spiega con la necessità di preparare l’animale a una diversa qualità dell’aria e dell’erba predisponendogli una sorta di ambiente protetto ; evidentemente i primi allevatori avevano realizzato che l’introduzione senza cautele aveva resa cattiva : poco latte, bassa fertilità, morti premature… Dunque, grosso modo nello stesso periodo, Capraia ed altri scogli del Mediterraneo che si presentavano scarsamente abitati e inadatti all’agricoltura svolsero questa importante funzione di ‘anticamera’, di luogo di naturale selezione in vista di un inserimento graduale e mirato. Una volta esaurita la loro funzione,  ovvero una volta che si potette addomesticare l’egrago nel continente europeo ricavandone una discendenza qualitativamente vicina se non superiore a quella della terra d’origine, quelle isole vennero ‘liberate’. Ma quando ciò avvenne? Se le capre erano animali comunissimi presso Greci e Romani, è da pensare che l’introduzione di questo ovino risalga, almeno per quanto ci riguarda, al tempo degli Japigi. Restando a Capraia, pare probabile siano stati pastori dauni ad occuparsi della selezione sul posto e del trasferimento dei capi selezionati sul massiccio del Gargano. Ciò segnala già mille anni prima di Cristo un vasto movimento di navi lungo l’Egeo, l’Adriatico, lo Jonio e il Tirreno, nonché una sorprendente vivacità di scambio sulla costa orientale del Mediterraneo, dove confluivano lunghissime carovaniere che si inoltravano sin nel cuore dell’Asia.

Italo Interesse


Pubblicato il 6 Luglio 2016

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