Cronaca

Morire per un paio di angurie…

La giustizia fai-da-te non paga. La Legge non te lo perdona  e poi, a seconda di come si mettono le cose, può non perdonartelo neanche la coscienza. Guarda cosa è successo lunedì scorso nel lucerino dove a causa di un furto di alcune angurie padre e figlio sono ora agli arresti per aver ucciso uno dei tre ladri, un 37enne del Burkina Faso. Quanto a quei ladruncoli, è evidente che non sanno come vanno le cose in Italia. Settimo Comandamento a parte, il Codice Penale, ove applicato alla lettera, non scherza. Ma ecco il punto. Nel Bel Paese più clamorosa è la ruberia, maggiori sono le possibilità di farla franca. Viceversa, per una sciocchezza ci si può rovinare per sempre. Esemplare il caso di tale Borel Bancila, un romeno di 57 anni che da tre anni è sotto processo per avere rubato pigne da un parco pubblico. Rischia una pena dai tre ai dieci anni. Veniamo ai fatti. Il 29 settembre 2019 il Bancila, denunciato da un passante, veniva colto in flagranza di reato da una pattuglia di Vigili : all’interno del giardino comunale di via Libero Leonardi, nel quartiere romano di Torre Maura stava raccogliendo pigne staccandole da pini (alla fine gli saranno sequestrati ventidue frutti). Il fatto che le pigne non fossero cadute spontaneamente si rivela di fondamentale importanza poiché il povero romeno (va a vedere cosa intendesse fare di quelle pigne) si ritrova con l’accusa di avere “usato violenza” sulle piante staccando quei frutti. Non basta, c’è una seconda aggravante : il fatto che il furto sia avvenuto “all’interno di uno spazio di pubblica utilità”. Le due circostanze, combinate, impediscono al magistrato di applicare il principio della tenuità del danno (quale danno botanico possono avere subito quelle piante e che valore commerciale hanno ventidue pigne?). C’è qualcosa che non va : O la formulazione dell’imputazione è avvenuta con leggerezza, cioè ignorando il micidiale effetto combinato delle due aggravanti, oppure c’è stata malizia, ovvero la volontà di punire il malcapitato ben al di là delle proprie (modestissime) responsabilità. Atteggiamento, quest’ultimo, nel quale è ravvisabile un sentimento inopportunamente xenofobo (ogni rumeno è un cittadino europeo dal 1° gennaio 2007). Il caso Bancila ha un precedente altrettanto clamoroso: Il 4 giugno 2011, ancora a Roma, nei pressi della fermata metro ‘Cavour’, un cittadino etiope di 39 anni, nel cogliere alcuni fiori da un oleandro (voleva regalarli alla fidanzata) “spezzava involontariamente due rametti dalla pianta”. A quel punto intervenivano due agenti di polizia di passaggio e l’etiope si ritrova accusato di “danneggiamento aggravato”, col rischio, sia pure teorico, di passare tre anni dietro le sbarre. Alla fine l’uomo è stato prosciolto dall’accusa. Ma quanta fatica. Ci auguriamo che il caso Bancila si chiuda allo stesso modo. Che ladruncoli, balordi ed avventati in genere facciano tesoro di queste lezioni. Ventidue pigne o due rametti fioriti di oleandro sono altrettanto poca cosa che un paio di angurie. Intanto per quest’ultime qualcuno ha perso la vita e qualcun altro rischia trent’anni di carcere.

Italo Interesse


Pubblicato il 24 Settembre 2015

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