Cultura e Spettacoli

Lesina: quatto toponimi… e un attrezzo

La parola ‘lesina’ è fonte di disambiguazione. Notoriamente qui in Puglia corrisponde a un doppio toponimo, quello di un lago e quello di un centro abitato. Oltre i confini regionali lo stesso toponimo ricorre ancora due volte : nel bergamasco e in Dalmazia. Infine c’è la ‘lesina’, un attrezzo usati da calzolai e sellai… Cominciamo da quest’ultima. La lesina è un grosso ago metallico ricurvo e molto appuntito che serve ad aprire i buchi in cui si inserisce lo spago che cuce la suola alla tomaia. Il Lesina è anche un torrente che nasce alle pendici del Monte Linzone, sfiora Bergamo e dopo un corso di 32 km si getta nel fiume Brembo. L’isola di Lesina è tra le più vaste dell’arcipelago dalmata, sviluppandosi su un’area di 299,66 km². Il comune di Lesina (6140 abitanti al 1° gennaio di quest’anno) si affaccia sull’omonimo lago.  Quest’ultimo, con i suoi 51,4 km² di estensione è il nono lago italiano e il secondo dell’Italia meridionale ; è pure il meno profondo, con una profondità pari a 0,7 m. e una massima inferiore ai 2 metri. Collegato all’Adriatico dai canali Acquarotta e Schiapparo, il lago è alimentato di acqua dolce da numerosi torrenti. Uno di questi, il Caldoli, ha una proprietà : le sue acque sono calde. Il torrente Caldoli nasce nel territorio di Poggio Imperiale. In corrispondenza della fonte sorge il Santuario di San Nazario probabile sovrapposizione cristiana ad un antico tempio pagano dedicato al taumaturgo Padalirio e al quale fa cenno Strabone  nella sua descrizione di luoghi dell’antica Daunia (il sito, tra l’altro, presenta ruderi di terme e di altri edifici antichissimi : capitelli, frontoni, scalini e laterizi di epoca romana). Alle acque di questa fonte veniva anticamente attribuito un generico potere curativo (di particolare efficacia sugli animali). In esse, secondo la tradizione popolare, San Nazario, reduce dalle sue interminabili peregrinazioni apostoliche, immerse le gambe afflitte da piaghe ricavandone immenso beneficio. Nel fare ciò il Santo si sarebbe appoggiato ad un’escrescenza rocciosa. Questo blocco è conservato nel Santuario di Poggio Imperiale. Tale roccia, in origine ruvida, si presenta oggi straordinariamente levigata per effetto delle carezze dei fedeli in pellegrinaggio devozionale. All’interno della chiesa è conservata una pregevole statua lignea di San Nazario. Questa statua nel 1893 fu al centro di un curioso episodio : Poiché la popolazione di Poggio Imperiale aveva superato quella di Lesina, la cappella rurale di San Nazario, dal secondo comune passò sotto la giurisdizione del primo. Indignati, i lesinesi reagirono, sostenuti dal clero locale. Nell’aprile dell’anno successivo alcuni facinorosi asportarono la statua del Santo per portarla a Lesina. Ne nacquero addirittura tumulti. Le cose si appianarono solo con l’intervento del Vicario Capitolare di Benevento il quale ordinò il ricollocamento della statua raccomandando ai sacerdoti lesinesi “di non intromettersi oltre nell’andamento delle cose della Cappella di San Nazario”.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 5 Luglio 2016

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