Cultura e Spettacoli

La guerra non è inevitabile, se si fa crescere una cultura di pace

La relazione del prof. Picciaredda: “Foggia è una città che porta ancora le ferite della guerra. E’ uno scandalo, ma anche un monito a non voltar pagina, a ricordare. “Foggia è una città che porta ancora le ferite della guerra. E’ uno scandalo, ma anche un monito a non voltar pagina, a ricordare, a non rassegnarsi che la guerra sia un destino ineluttabile dell’umanità.” Nelle parole di Stefano Picciaredda, docente di storia contemporanea all’Università di Foggia, c’è tutto il senso del settantesimo anniversario dei bombardamenti di Foggia, le cui celebrazioni ufficiali cominciano oggi. Il 28 maggio del 1943, si abbattè sul capoluogo dauno il primo dei raid dei bombardieri alleati che avrebbero incendiato la nefasta estate di quell’anno.Il prof. Picciaredda ha lanciato il suo accorato appello nel corso della serata promossa dal cartello di associazioni Le radici Le ali e svoltasi nella Sala Mazza del Museo Civico. Tema dell’incontro le ombre e le luci del Novecento, per riflettere sul contesto storico in cui accadde il dramma di Foggia.Il secolo scorso è stato il più cruento della storia dell’umanità: 44,4 persone su mille sono morte per causa di guerra, per la precisione 109 milioni e 700mila vittime. Una cifra inaudita, che non era mai stata neanche sfiorata nei secoli precedenti. Ma non bisogna arrendersi davanti alla tesi della presunta necessità della guerra. “Non è vero – ha detto Picciaredda -. Pensiamo ad altri scempi come la schiavitù, la tortura, la pena di morte: sono orrori che ci siamo gettati alle spalle. Ricordare è necessario, perchè significa trasmettere alle giovani generazioni l’orrore della guerra.”Un monito preciso giunge proprio dal Novecento, secolo in cui è profondamente cambiata l’ideologia della guerra: “scompare l’aspetto cavalleresco – ha puntualizzato il relatore – e con esso l’idea che perfino una guerra abbia delle regole che vanno rispettate. 

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Pubblicato il 28 Maggio 2013

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