Cultura e Spettacoli

Cheradi e Pedagne, arcipelaghi snobbati

Sono soltanto tre gli arcipelaghi pugliesi: Tremiti, Cheradi e Pedagne. Se il primo, composto da quattro isole (San Nicola, San Domino, Capraia e Pianosa) e da due scogli (Cretaccio e La Vecchia) è internazionalmente noto, lo stesso non può dirsi degli altri due. Sicuramente alla minore fortuna delle Cheradi e delle Pedagne ha concorso la loro collocazione. Trovando posto all’imboccatura delle maggiori basi della Marina Militare, Taranto e Brindisi, non potevano non essere sottoposte a servitù militare, con totale pregiudizio delle potenzialità turistiche. Quello delle Cheradi, antistante il Mar Grande, è un arcipelago improprio dal momento che le due uniche isole di cui si compone (San Pietro e San Paolo) sono congiunte al continente da lunghissime strisce in pietrisco realizzate nel dopoguerra ; oggi gli ambientalisti non permetterebbero tanto sfregio. E restando in tema di abusi, un tempo le  Cheradi erano tre, comprendendo anche l’isoletta di San Nicolicchio, oggi inglobata dalla terraferma per effetto dell’allargamento del porto mercantile. Sia l’isola di San Paolo che quella di San Pietro, dicevamo, rientrano nel demanio militare. L’isola di San Pietro tuttavia è stata di recente aperta al pubblico; è raggiungibile dalla città con mezzi dell’Azienda Municipalizzata Trasporti (AMAT Idrovie). Veniamo ora alle Pedagne, che in origine erano sei. Siccome le più vaste  (Sant’Andrea e Pedagna) sono collegate artificialmente al territorio, di autentico restano solo quattro isolotti. Concentriamo su questi la nostra attenzione. L’isola Traversa (nella foto) è inconfondibile per la presenza di un faro che risale a metà Ottocento e la cui portata si spinge sino a tredici miglia marine ; oggi automatizzata, sino ad alcune decine di anni fa la struttura era gestita da tre fanalisti  (sono ancora in piedi gli alloggi dei guardiani con cinque stanze e due cucine, al presente in completo degrado). L’isola La Chiesa, piatta e priva di vegetazione, si distingue per la presenza dell’affrescata Grotta dell’Eremita ; gli affreschi, che forse rappresentano la Natività, necessitano di urgenti restauri ; si scorgono ancora tracce di un vano dormitorio e di una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana. Restano Monacello e Giorgio Treviso, due modesti affioramenti che sarebbe più esatto chiamare scogli. Tutte e quattro rientrano nel demanio militare, per cui non ci si può avvicinare a meno di cinquanta metri e solo nel periodo estivo, cioè dall’1 giugno al 30 settembre. Una situazione che danneggia particolarmente La Chiesa, su cui non possono sbarcare tecnici per una perizia sullo stato degli affreschi della Grotta dell’Eremita.

Italo Interesse


Pubblicato il 7 Maggio 2015

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