Cultura e Spettacoli

Cosa fatta, capo ha

Quante volte si sente dire: ‘Cosa fatta, capo ha’, espressione impiegata quando si vogliono giustificare azioni che, per quanto drastiche, in determinati casi sono da preferirsi all’inazione. Quella frase potrebbe sottotitolare la tela qui riprodotta in immagine: ‘Le nozze di Buondelmonte’. Il dipinto reca la firma di un valente artista pugliese: Francesco Saverio Altamura. Nato a Foggia nel 1822 (si sarebbe spento a Napoli nel 1897), Saverio Altamura fu uno tra i più apprezzati pittori italiani del suo tempo. Pur legata all’accademismo e al senso retorico della forma, la sua pittura si distinse per il buon senso della luce e del cromatismo, come la tela in questione esemplifica. Ma chi fu questo Buondelmonte e cosa ebbe a che fare col detto di cui in apertura? Nella ricca e astiosa Firenze di inizio Duecento al termine di un banchetto in casa di Mazzingo Tegrimi de’ Mazzinghi, due convitati appartenenti alle più nobili e ricche famiglie della città vennero pesantemente alle mani: Buondelmonte de’ Buondelmonti ferì Odarrigo de’ Fifanti con una coltellata al braccio.  Nel timore che la cosa potesse avere un seguito e nella necessità di tutelare l’onore comune, i famigliari dei contendenti si riunirono per ricomporre gli equilibri. L’accordo fu trovato: Buondelmonte avrebbe sposato una nipote di Odarrigo, il cui padre era il facoltoso Lambertuccio Amidei (la parentela avrebbe sedato automaticamente ogni vendetta). Le cose si sarebbero risolte per il meglio se non si fosse messa di mezzo Gualdrada Donati, moglie di messer Forese Donati il Vecchio, una altro grosso personaggio del tempo. La Donati andò a trovare Buondelmonte, accusandolo di aver accettato il matrimonio per paura delle ritorsioni dei Fifanti e dei loro alleati, rinfacciando la poca attrattiva estetica della futura sposa e proponendogli in moglie una propria figlia, rinomata per la bellezza. Gualdrada si offrì persino di pagare la penale prevista se Buondelmonte accettava di sposarne la figlia. L’allettante proposta ebbe il suo effetto: il 10 febbraio 1216 Buondelmonte invece di presentarsi alla chiesa di Santo Stefano dove lo attendeva la fidanzata ufficiale per celebrare il matrimonio, se ne andò in casa Donati a contrattare con Forese e Gualdrada le nuove nozze. In casa della mancata sposa venne immediatamente convocato il consiglio di famiglia al quale presero parte tutti gli alleati degli Amidei, tra cui il potentissimo Mosca de’ Lamberti.  Che fare, riempire di bastonate l’infame Buondelmonte oppure…? scrive il Machiavelli : “ benché alcuni discorressero i mali che da quella cosa dovessero seguire, il Mosca Lamberti disse, che chi pensava assai cose, non ne concludeva mai alcuna, dicendo quella trita e nota sentenza: Cosa fatta, capo ha”.  Prevalse così il partito oltranzista e la morte di Buondelmonte fu fissata per il giorno del suo matrimonio. La mattina di Pasqua del 1216, mentre si recava in chiesa, Buondelmonte fu aggredito a bastonate e finito col pugnale. L’avvenimento è ricordato da Dante il quale giudica severamente Mosca Lamberti – che troviamo orrendamente mutilato nella bolgia dei seminatori di discordie (Inf. XXVIII) –  accusandolo con la sua sentenza di aver dato l’avvio alla divisione da cui si sviluppò il sanguinoso contrasto tra Guelfi e Ghibellini.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 6 Febbraio 2020

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