Cultura e Spettacoli

Vita, virtù e miracoli del Ven. Servo di Dio Alfonso Maria de’ Liguori

Gli atti utriusque fori sono spesso illuminanti per i cultori e gli amanti della storia patria. Tale è, fra i tanti, il Compendio della vita, virtù e miracoli del Ven. Servo di Dio Alfonso Maria de’ Liguori, fondatore della Congregazione del SS. Redentore e già Vescovo di S. Agata de’ Goti, estratto dai processi esibiti alla S. Congregazione dei Riti dal Sac. Giacinto Amici, difensore della causa di beatificazione, e dal P. D. Vincenzo Antonio GIATTINI, Missionario della medesima Congregazione del SS. Redentore e Postulatore della causa, dedicato a Pio Pp. VII Chiaramonti ed edito in Roma nel 1802 dalla stamperia Caetani. Il compendio riporta a pp. 93-96 la seguente notizia, particolarmente interessante perché conferma la veridicità di un’antica e diffusa tradizione, giudizialmente attestata, d’un avvenimento principe della storia religiosa della città di Foggia. Eccone la trascrizione integrale:

Sebbene proposto mi fossi di passar sotto silenzio le comversioni operate d’innumerabili Luoghi dal nostro Apostolo, per osservare la prescritta brevità di un Compendio, pur m’avviso, che quelle, le quali furono da Dio contraddistinte con istupendi prodigi meritar debbono una speciale menzione. Tali appunto furon quelle, ch’Egli fece nella Provincia di Puglia, ove fu inviato l’anno 1746, dalla ch. me. Card. Spinelli seniore. Come delegato della sa. me. di Benedetto XIV, a far eseguire le Missioni per tutto il Regno di Napoli, santificate pertanto colle funzioni proprie del suo Apostolico Ministero le Diocesi di Troia, e Bovino, e la altre  Città, e Castella di quella Provincia, passò a far le Missioni nell’insigne Città di Foggia presso il Fiume Cervaro. Si venera nella Colleggiata di quella Città una Icone di Nostra Signora chiamata de’ Sette Veli celebre per antico culto, e prodigi. E’ questa dipinta in tavola chiusa da una lastra d’argento, a riserva di un solo ovato nella parte superiore ricoverto di velo, ove si vuole, che resti il volto della Beatissima Vergine. Stimò opportuno il santo predicatore di trasportare con solenne pompa quella Sacra Imagine dalla sua Cappella all’Altar Maggiore, e celebrare in di lei onore una fervorosa Novena. Mentre in una delle sue prediche con maggior fervore del solito esaltava le glorie della gran Madre di Dio, ed infiammava il popolo alla di lei devozione, ecco che all’improvviso dall’ovato ricoperto di velo si fa vedere all’immenso Popolo il maestoso e giocondo volto della Regina de’ Cieli e nello stesso tempo spiccò dal medesimo un risplendente raggio di luce simile a quel del sole, che attraversando la Chiesa andò a percuotere la faccia del Venerabile Missionario, il quale rimase tanto estatico, e privo affatto de’ sensi. Alla vista di questo doppio repentino prodigio stupefatto l’immenso popolo altamente grida Miracolo, ed accoppia ai singhiozzi di tenerezza i più sinceri clamori di penitenza. Non puol certamente recarsi a dubbio un fatto accaduto alla presenza di tanti testimoni, quanti erano in quella immensa moltitudine di qualunque ceto, condizione, ed età. Che anzi formatosi poscia il Processo de’ Miracoli per ottenersi da Roma  l’incoronazione di quella celebre Immagine, dovette il Servo di Dio per verità contestare il Miracolo. Qual non fosse il copioso frutto, che riportò Egli da questa Missione è più facile il concepirli colla mente, ch’esprimerlo colle parole. Un commento?  Nulla est maior probatIo, quam evidentia rei.

Emilio Benvenuto

 


Pubblicato il 15 Maggio 2015

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