Tramonta l’ipotesi terzo mandato per i governatori
Per la data delle prossime regionali bisognerà attendere ancora
L’ipotesi della possibilità di terzo mandato consecutivo per i presidenti di Regione è tramontata prima di quanto si pensasse. Infatti, la telenovela del centrodestra sul terzo mandato si è già chiusa con la bocciatura della proposta della Lega di abolire il limite dei due mandati per i governatori, previsto da una legge dello Stato del 2004. In Commissione “Affari costituzionali” di Palazzo Madama le opposizioni di centrosinistra (Pd, M5S e Avs) hanno votato in maniera compatta contro detta proposta presentata dal rappresentante del partito di Matteo Salvini, mentre la maggioranza di centrodestra si è spaccata, confermando così che la vicenda del terzo mandato era una questione divisiva e complessa più per la coalizione che sostiene la premier Giorgia Meloni che per l’opposizione di centrosinistra. Pertanto, almeno per i prossimi mesi e fino alle prossime regionali, non sentiremo più parlare di terzo mandato per i presidenti di Regione. Però, sciolto il “nodo” del terzo mandato, nella prima Commissione del Senato va avanti il disegno di legge che in Puglia garantirebbe all’Assemblea regionale il mantenimento dei 50 seggi anche nella prossima legislatura e che – per l’appunto – è ancora sul tavolo della Commissione “Affari Costituzionali” di Palazzo Madama, perchè uno dei nodi che lo teneva in “stand by” era quello del terzo mandato, che è stato sciolto ieri con la bocciatura dell’emendamento presentato dalla Lega. Secondo il programma di lavoro della I Commissione del Senato, il ddl presentato dal forzista pugliese Dario Damiani dovrebbe essere messo a voti nella seduta del 2 luglio prossime e, quindi, detta Commissione dovrebbe esprimersi sul provvedimento, che – secondo qualche bene informato – dovrebbe ottenere il sostegno bipartisan del centrodestra e del centrosinistra, in modo da essere approvato senza il passaggio in Aula. Infatti, l’approvazione in sede redigente – come è noto – consente un iter più celere, senza modifiche ulteriori. E la previsione del senatore forzista pugliese Damiani, firmatario del disegno di legge, è di giungere all’approvazione finale in entrambi i rami del Parlamento entro la fine di luglio. Anche se i calendari dei lavori d’Aula devono ancora essere decisi dalla conferenza dei Capigruppo, mentre in maggioranza si parla di “un possibile ingorgo tra decreti e provvedimenti vari”. Tale intervento legislativo si sarebbe reso necessario perché, – ha spiegato Damiani – in base alla normativa nazionale, per effetto del decremento della popolazione sotto la soglia dei 4 milioni di abitanti, in Puglia il numero dei consiglieri regionali dovrebbe passare dagli attuali 50 a 40 membri. Invece, con l’approvazione di detto ddl si introdurrebbe una soglia di tolleranza del 5% sul numero di abitanti che permette il mantenimento dei seggi attuali. Stante ai “si dice” l’approvazione sia al Senato, in sede redigente, che alla Camara dovrebbe essere quasi scontata, ma dopo ciò che è accaduto sul terzo mandato, non è detto che l’approvazione vada “de plano”, in quanto potrebbero esserci sorprese all’ultimo momento, soprattutto sui tempi di approvazione. A restare ancora incerta è anche la data delle elezioni per il rinnovo dei Consiglio regionali in scadenza a settembre del 2025 e che il governo Meloni non ha ancora fissato. La Costituzione dice che un Consiglio regionale, e quindi anche il presidente, deve avere un mandato di cinque anni, non di più. Quindi, poichè si votò il 20 e il 21 settembre del 2020, di regola si dovrebbe tornare al voto entro l’autunno prossimo. Infatti, ieri in Conferenza delle Regioni il presidente della Toscana, Giani, ha dichiarato che, in assenza di una data fissata dal Governo centrale, nella sua Regione sarà portato a firmare il decreto per il voto il 12 o il 19 di ottobre 2025. Mentre il ministro degli Affari regionali, Roberto Calderoli (Lega), in Conferenza ha dichiarato che per le Regioni il voto in autunno crea “difficoltà di approvare i bilanci” tra “insediamento, costruzione della Giunta e ripartenza”. Questo, “costringe al bilancio provvisorio che poi deve essere approvato entro il 30 di marzo” e “questo è motivo che dovrebbe fare riflettere”. Infatti, per Calderoli bisogna “tenere presente” che “la scelta di avere posticipato per motivi assolutamente giustificati come il Covid all’autunno”, farà ripresentare “questo problema ogni cinque anni se non si procederà prima o poi a riallineare le elezioni Regionali con le Amministrative”. Ed a chi gli ha chiesto se sia possibile già ora procedere a questo riallineamento, facendo slittare alla primavera 2026 la tornata di regionali d’autunno, Calderoli ha risposto che “oggi c’è una richiesta e una discussione in Conferenza all’esito di quello, bisogna vedere come va”, perché “c’è chi è a favore e chi è contrario”. Quindi, per la data del voto delle Regioni bisognerà attendere ancora.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 27 Giugno 2025