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Tra divisioni ed esclusioni la coalizione di Decaro risulta sbilanciata a sinistra

A sostenere le tesi non è solo il fronte opposto, ma soprattutto alcuni esponenti della stessa area politica che appoggia l'eurodeputato dem

A dichiarare che la coalizione che sostiene la candidatura a governatore di Antonio Decaro (Pd) è troppo sbilanciata a sinistra, a danno delle forze centriste dell’alleanza di centrosinistra, è la coalizione di centrodestra che in contrapposizione sostiene la candidatura del civico Luigi Lobuono. Ora, però, ad ammettere che la coalizione di Decaro pende un po’ troppo a sinistra è anche qualche rappresentante di alcune delle forze di centro che fanno parte della cordata che sostiene Decaro, a cominciare dall’area dei renziani pugliesi che, anziché essere concentrati in una lista, come è accaduto in Toscana, con la costituzione de “La casa dei riformisti”, sono stati inseriti in forma sparsa, dove c’era la possibilità d’inserimento oppure sono stati lasciati fuori dalla competizione. Un fatto analogo è accaduto con i socialisti del Psi di Enzo Maraio, che ha visto i suoi candidati disseminati in parte nella lista “Avanti e Popolari” e qualche altro nella lista di “Decaro presidente”. Infatti, se per il Psi il responsabile provinciale barese, Giovanni Lomoro, è stato inserito nella civica “Decaro presidente”, mentre il brindisino Giuseppe Tanzarella, il leccese Marco Potì ed altri si sono candidati nella civica “Avari e Popolari”, per “Italia Viva” invece il responsabile provinciale di Bari, Stefano Franco, è stato addirittura escluso, non avendo trovato posto in alcuna delle tre liste civiche a sostegno di Decaro. Ma tra gli esclusi da Decaro – come è noto – figurano soprattutto esponenti ben più di peso dal punto di vista elettorale e politico, quali sono per l’appunto il governatore uscente, Michele Emiliano, l’ex assessore ed ex consigliere Alessandro Delli Noci ed il consigliere uscente Stefano Lacatena. Esclusioni, queste, che – come è noto – hanno creato non pochi malumori nella coalizione di centrosinistra e, in particolare, nei confronti del candidato governatore, Decaro per l’appunto. In realtà, se il veto di Decaro su Emiliano, Delli Noci e Lacatena ha visto per ragioni diverse delle giustificazioni espresse da parte del candidato, la mancata presenza alle regionali pugliesi di una “Casa dei riformisti”, a seguito della diaspora dei potenziali candidati ispirata da Decaro, non ha avuto finora una giustificazione di alcun tipo da parte di chi guida la coalizione di centrosinistra. Infatti, il sospetto di alcuni addetti ai lavori della politica è che Decaro ha volutamente boicottato la nascita di una “Casa dei riformisti” in Puglia, per evitare che questa, se avesse ottenuto un risultato incoraggiante dalle urne, avrebbe poi potuto creare il presupposto per una formazione progressista moderata che sarebbe stata effettivamente concorrenziale con il Pd e, quindi, lo avrebbe potuto indebolire più di quanto non si possa già verificare a causa della civica messa in campo dal candidato presidente. In altri termini, la mancata costituzione di una “Casa dei riformisti” in Puglia potrebbe avere la duplice funzione di avere, da un lato, evitato  il rafforzamento di un’area politica realmente innovativa della sinistra progressista e dall’altro quella di rendere più difficoltose le possibilità di elezione in Consiglio regionale di taluni esponenti realmente riformisti che, se eventualmente eletti, potrebbero essere quasi sicuramente di intralcio ad una metodologia dispotica di governo della Regione Puglia. Insomma, l’antico detto latino del “dividi et impera”, Decaro lo avrebbe già attuato in sede di formazione delle liste, per tentare forse di evitare di ritrovarsi eletti nella sua maggioranza dei candidati che ritiene non rispondano politicamente a lui o che, comunque, non possano essere facilmente sottomessi. Infatti, il risultato della “guerra” elettorale scoppiata all’interno del centrosinistra, tra i candidati che fanno capo direttamente a Decaro e quelli che invece non sono etichettabili come tali, potrebbe essere la vera novità di questa tronata elettorale pugliese. Pertanto, comunque andrà, il rischio è di avere nella nostra Regione la “mediocrità al potere”.

Giuseppe Palella


Pubblicato il 4 Novembre 2025

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