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Si esce e si entra dalla giunta Emiliano. Giannini (Pd) richiamato nell’esecutivo

Ora, alla Regione Puglia, è sicuramente il caso di dire “a volte ritornano…” sulla poltrona lasciata in precedenza. Ed è certamente questo il “caso” del consigliere regionale pugliese Giovanni Giannini del Pd che ieri (ndr – per chi legge martedì), a distanza di circa un anno, è stato richiamato “in servizio” dal presidente Michele Emiliano per il ruolo di assessore ai Trasporti e ai Lavori Pubblici, Mobilità e Difesa del Suolo, a seguito della pubblicazione del decreto di archiviazione delle indagini che lo hanno riguardato. Però, non era mai accaduto nei quarantotto anni di storia dell’Ente che ad un assessore, dimessosi circa un anno prima perché indagato, gli fosse mantenuta libera la poltrona nell’esecutivo per circa undici mesi, al fine poi di farlo rientrare, dopo il tempo necessario all’approfondimento delle indagini. E, quindi, fino alla pubblicazione del decreto di archiviazione del procedimento giudiziario nei confronti dell’assessore rimasto volontariamente fuori della giunta proprio a causa del problema giudiziario ora risoltosi favorevolmente per l’indagato.  Invece, ora, in Puglia con il governatore Emiliano è accaduto anche che si attendessero i non certo brevi tempi della Giustizia, per riaffidare allo stesso precedente esponente politico le deleghe rimaste improvvisamente prive un esclusivo assessore al ramo. Infatti, questa “rara” vicenda di governo della Puglia è destinata sicuramente a far discutere a livello locale non tanto per il fatto in se, che comunque non può che essere accolto con soddisfazione da parte di tutti per come si è concluso nei confronti del rinominato assessore Giannini, ma quanto per il precedente creato dal governatore Emiliano all’interno della coalizione di maggioranza che lo sostiene nell’Aula di via Capruzzi. Precedente che, nello scorcio dei prossimi due anni di fine mandato, ma forse anche dopo per lo stesso Emiliano qualora fosse riconfermato governatore, poterà a due considerazioni. La prima è strettamente attuale ed è quella collegata ad un altro ex esponente della giunta regionale, il consigliere Filippo Caracciolo, anch’egli del Pd, che lo scorso febbraio si è dimesso da assessore all’Ambiente, per ragioni analoghe a quelle che riguardarono il collega Giannini a luglio dello scorso anno. Ovvero un’inchiesta giudiziaria che lo vede coinvolto nelle indagini. Quindi, bisognerebbe, forse, ora chiedersi se il governatore Emiliano aspetterà, anche per Caracciolo, la fine delle indagini per decidere l’assegnazione delle deleghe all’Ambiente, oppure si comporterà diversamente, creando verosimilmente qualche malcontento all’interno del suo stesso partito, con la sicura accusa di applicare il noto metodo discriminatorio dei “due pesi e due misure” nei confronti di chi, all’interno della sua giunta, è incappato in spiacevoli vicende giudiziarie. Metodo, quest’ultimo, che se ora fosse effettivamente applicato dal governatore pugliese nell’individuazione di un nuovo assessore all’Ambiente spianerebbe anche la strada, quasi sicuramente, ad una serie infinita di sospetti e dubbi circa le possibilità di Emiliano di venire a conoscenza di informazioni giudiziarie riservate, che lo mettono in condizioni di decidere se congelare o meno le deleghe di assessori dimessisi per motivi giudiziari, in attesa di riaffidarle oppure no. Una seconda considerazione potrebbe riguardare invece l’interpretazione da dare al richiamo “in servizio” di Giannini. Infatti, la prima considerazione che ha fatto qualche addetto ai lavori della politica pugliese è stata quella di chiedersi se il “ritorno” di Giannini va inteso come una sorta di “premio” di stima all’interessato per come si è conclusa la vicenda che lo ha interessato, oppure se è la diretta conferma che Emiliano ha dovuto attendere l’estromissione dall’inchiesta del suo ex assessore ai LL.PP. e Trasporti per riportarlo in Giunta, in quanto nella compagine consiliare di maggioranza non riteneva che ci fosse alcun altro all’altezza per quel ruolo. Ed in tal caso, altra considerazione possibile sarebbe quella di chiedersi “come mai Emiliano a suo tempo non ha respinto le dimissioni di Giannini, visto che vale sempre e comunque la presunzione di innocenza fino ad una eventuale sentenza di condanna definitiva?”. E, quindi, a maggior ragione vale la presunzione di innocenza nel sol fatto di essere sottoposto ad indagini. Ma ancor più inspiegabile, secondo questa logica, è il fatto che il governatore Emiliano a rimesso “in sella” da assessore Giannini e, contemporaneamente, non abbia anche richiamato in Giunta l’ex capogruppo regionale del Pd, il tarantino Michele Mazzarano, dimessosi anch’egli da assessore alle Attività economiche e poduttive  lo scorso mese di febbraio, non perché indagato, ma solo sulla base di un servizio giornalistico, per un presunto “voto di scambio” durante la propria campagna  elettorale regionale del 2015. Anzi, da quanto si è appreso contestualmente alla rinomina di Giannini, il governatore Emiliano hapure assegnate le deleghe, in precedenza affidate a Mazzarano (ossia alle Attività produttive, competitività, energia, ricerca industriale e innovazione), al vicepresidente e assessore Antonio Nunziante, che mantiene anche le precedenti competenze.In definitiva, il consigliere Giannini del Pd, prosciolto in istruttoria, ritorna in Giunta regionale nel ruolo svolto precedentemente, mentre il consigliere ed ex assessore, pure del Pd, resta fuori dall’esecutivo perché finora non richiamato da Emiliano, nonostante le sue dimessosi siano state solo di carattere prudenziale e non perché indagato. Anzi, le deleghe congelate di Mazzarano sono ora passate a Nunziante. Mentre le deleghe all’Ambiente dell’ex assessore Caracciolo restato ancora provvisoriamente congelate, perché il consigliere regionale barlettano è tuttora sotto indagini. Insomma, qualcosa ancora non quadra nella squadra di governo del presidente Emiliano. “E speriamo – ha esclamato qualcuno in Regione – che a non tornare non siano i conti nel Pd!”. Dove – a quanto si dice – il governatore Emiliano di conti “in sospeso” pare che ne abbia parecchi.

Giuseppe Palella


Pubblicato il 5 Giugno 2018

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