Cultura e Spettacoli

Serracapriola, nel trabocchetto i primi desaparecidos

Da almeno mille anni a Serracapriola, uno dei comuni più a nord della Puglia, è in piedi un castello (di cui parla un documento datato 1045) sviluppatosi nel tempo intorno ad una torre a pianta stellare. Nel cortile del maniero si apre una voragine inesplorata. Si vuole fosse quello il ‘pozzo’ di un trabocchetto e che al alcuni metri di profondità una ruota dentata “in continuo movimento” fosse pronta a triturare il  malcapitato di turno. Leggende, si capisce. Tecnicamente, quello non poteva essere un trabocchetto. Queste botole, quando pensate a scopo difensivo, si aprivano – camuffate con rami e fogliame – davanti agli ingressi delle fortificazioni. Altre volte i trabocchetti erano trappole più raffinate : anziché all’esterno, la botola si apriva all’interno, solitamente in una stanza dove la vittima non poteva avere sospetti, come uno studiolo o una camera di ricevimento. La botola si apriva per mezzo di un comando nascosto e azionabile con un gesto innocente. Il primo tipo di botola, dunque, era pensato per la soldataglia da prima linea, la seconda invece si rivolgeva a singole persone, figure ‘scomode’ che per ragioni diverse dovevano ‘sparire’, personaggi da avvicinare con astuzia machiavellica piuttosto che da affidare alle cure dei sicari. Quest’ultimo tipo di trabocchetto ha sulla coscienza i primi desaparecidos della Storia. Ma cosa aspettava i disgraziati in fondo al pozzo? La cinematografia si è sbizzarrita in proposito proponendo ora un pavimento irto di lance ravvicinate e con le punte disposte verso l’alto, ora il fondo di un prigione senza luce e senza aria dove il condannato – se sopravvissuto al gran capitombolo – era destinato a morire di sete in mezzo a cumuli di ossa (quelle degli infelici che l’avevano preceduto). Altre volte registi dalla fantasia più accesa hanno proposto al termine della vertiginosa caduta l’apice della sfortuna : la stanza delle torture, col boia pronto con catene, tenaglie, carboni ardenti… Nessun trabocchetto nel cortile del castello di Serracapriola, solo una voragine naturale, un inghiottitoio adoperato nei secoli per sbarazzarsi di  tonnellate di liquami, detriti e rifiuti in genere. Perché in quella sinistra cavità un signorotto senza scrupoli non dovrebbe aver ‘smaltito’ qualche nemico personale?… Se quella cavità, come è probabile, ha finito con l’ostruirsi involvendo in discarica di fatto, sarebbe interessate scavarvi dentro. Potrebbero venir fuori posate, avanzi di terraglie, utensili, qualche pugnale… E se dovesse far capolino un cranio umano? Oggi basta una mandibola, basta un femore per ricostruire un uomo e (ri)aprire un caso di sparizione vecchio di quattrocento anni.

Italo Interesse


Pubblicato il 21 Giugno 2016

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