Cultura e Spettacoli

“Se Dio vuole” nei cinema di Puglia

Castigare divertendo: si basa su questo assioma del Settecento inglese il film “Se Dio vuole” di Edoardo Falcone (co-sceneggiatore con Marco Martani). Una famiglia borghese (padre cardiochirurgo) si bea del suo fasullo anticonformismo: tutti i componenti sono sotto l’ombrello protettivo del facoltoso e autoritario ‘pater familias’. Ciascuno di loro si destreggia tra convincimenti fasulli e comportamenti ipocriti. C’è una battutina tra la domestica peruviana e il medico che rivela la doppia morale di questi genitori vissuti tra pugni chiusi e super-attici con castel sant’Angelo in primo piano. Marco Giallini dice alla cameriera: “E’ vero che ti ho parlato male delle cattiverie che vi fece Pizarro, ma la camicia lo stesso me la devi stirare bene!”. Ecco le macerie che connotano i ricchi progressisti, più o meno ex-sessantottini. Il film, con arguzia bonaria e ferma a un tempo, sciorina davanti ai nostri occhi tutto un repertorio di contraddizioni. A questo si aggiunge un altro vezzo odierno: quello di essere aperti a tutti i costi, facendo del permissivismo la propria bandiera. Il figlio della coppia vede solo uomini: sarà ‘gay’, una tragedia; ma bisogna accettare in nome della liberalizzazione che oggi vige nella scelta del proprio orientamento sessuale. Impagabile l’imbarazzo dei familiari (i genitori, la sorella, il cognato, la domestica: anche lei va informata, sta in casa da 15 anni!). Ma gli sceneggiatori hanno in serbo un colpo basso: il giovane non è omosessuale, vuole farsi prete. Anatema degli anatemi: omosessuale sì, prete no (dove vanno a finire l’ateismo del cardiochirurgo e il laicismo di questa famiglia moderna e illuminata?). Ma via, fingiamo di accettare anche questo insulto e, in segreto, indaghiamo per scoprire le magagne del sacerdote-santone che ha fatto emergere la vocazione del ragazzo. Il film (meno gli ultimi 15 minuti funestati dall’incidente stradale del prete) si basa su questi rovesciamenti di permissivismo. I parenti fanno appena in tempo a sforzarsi di fingere apertura mentale, che cade su di loro una nuova tegola. E tutto all’insegna dell’ipocrisia e dei salti mortali ideologici. E’ vero che il film convince, tra l’altro, per la sottigliezza con cui ritrae gli ambienti neo-cattolici (si pensi alla mordacità con cui il sacerdote Alessandro Gassman spiega i Vangeli), ma il pregio maggiore consiste proprio nelle continue sorprese, vere e proprie docce fredde ricche di umorismo e di comicità. Non abbiamo davanti un trattato di sociologia, ma una commedia che mette alla berlina, con frequenti rivolgimenti di campo, il conflitto che si stabilisce tra convincimenti superficiali e convinzioni radicate. Il divertimento non si sposa mai con l’idiozia ma viene alimentato da una fine indagine sulla realtà italiana. E ciò vien fatto con tale perizia da permettere a un piccolo spicchio di realtà di rappresentare una situazione più vasta. I tic e le idiosincrasie personali illuminano atteggiamenti veri e ricorrenti, per ciò stesso degni della massima attenzione, tanto più in presenza di uno stile mirabile, nella sua aerea leggerezza.

Gaetano D’Elia


Pubblicato il 6 Maggio 2015

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