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Scende ancora il prezzo del grano: clima teso tra produttori e commercianti

Il prezzo del grano continua a scendere: l’ultima quotazione della borsa cerealicola di Foggia, punto di riferimento del settore in Italia, ha fissato il costo al quintale in 24 euro e 80, ossia 20 centesimi in meno della precedente rilevazione. Adesso serve una mobilitazione degli agricoltori, non possiamo restare impassibili di fronte a questa scellerata corsa al ribasso”. E’ questo il primo commento di Michele Ferrandino, coordinatore di Agrinsieme Foggia (il coordinamento che mette insieme CIA-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Alleanza delle Cooperative settore agroalimentare e Copagri), dopo l’ultima rilevazione della borsa del grano di Foggia. Una settimana fa, la valutazione del frumento duro era scesa di 50 centesimi, attestandosi a 25 euro. “Tutti abbiamo sentito il ministro Maurizio Martina esaltare a Ballarò i dati sull’export”, ha aggiunto Ferrandino, “ma c’è poco da essere contenti se il governo continua a sottostimare le conseguenze di questa vera e propria guerra silenziosa che sta erodendo anche l’ultimo brandello di redditività per le nostre aziende agricole”. Secondo il coordinatore di Agrinsieme Foggia, la concorrenza sleale in cui si sta traducendo la globalizzazione e le scarsissime tutele che l’Europa prevede per le produzioni italiane di qualità sta ‘strozzando’ gli agricoltori. “E’ quanto accade per il grano, l’olio extravergine d’oliva, gli agrumi, la pasta e mille altri prodotti per i quali i produttori italiani seguono disciplinari rigorosi e precise regole di produzione, mentre altrove si immettono sul mercato prodotti di dubbia qualità facendo crollare i prezzi. Su questi problemi”, ha proseguito Ferrandino, “Maurizio Martina e il governo continuano a non dare risposte che entrino operativamente nel merito delle questioni. Qual è il messaggio che stiamo dando ai giovani, a quelli che vorrebbero entrare nel mondo del lavoro assicurando un ricambio generazionale alla nostra agricoltura? Pensiamo forse che i PSR possano compensare il dissanguamento delle nostre aziende agricole se i prezzi continueranno a scendere? I costi di produzione aumentano, i prezzi corrisposti ai produttori diminuiscono: rischiamo di stroncare un’economia, di perdere posti di lavoro e di vedere invaso il mercato da prodotti che costano niente e valgono altrettanto”, ha aggiunto Ferrandino. “Sull’agricoltura e le sue prospettive è necessario mobilitare istituzioni, società civile e tutto il mondo agricolo”, ha concluso il coordinatore di Agrinsieme Foggia. Commercianti, mugnai e pastai ribattono: nessuna speculazione ai danni dei produttori, è il mercato, invece, a richiedere l’acquisto di grano estero, più proteico e fondamentale per coprire le necessità delle industrie.L’Italia produce mediamente 4 milioni di tonnellate di grano all’anno, ma la domanda è elevata: perciò, bisogna acquistare dall’estero almeno due milioni di tonnellate, per consentire alle industrie di produrre la pasta. Quello attuale non è il prezzo più basso: nel 2010, il grano duro scese a 15 euro, mentre il picco si registrò nel 2008, con 50 euro al quintale.Oggi, però, i costi di produzione sono aumentati, soprattutto per i concimi e gli antiparassitari. Piuttosto, sottolineano i commercianti, la scorsa estate il grano raggiunse i 36 euro al quintale, ma i produttori, su consiglio delle associazioni agricole, decisero di non vendere, sperando che il prezzo continuasse a salisse.Dal canto loro, i cerealicoltori chiedono almeno che sia indicata in etichetta l’origine del grano, per tutelare i consumatori e le produzioni made in Italy.


Pubblicato il 10 Marzo 2016

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