Cultura e Spettacoli

San Domino. La serpe, di carne o di pietra

Si stenta a credere che sulla limitata superficie di San Domino trovi posto fauna terrestre. Eppure sui due chilometri quadrati della più estesa delle isole Tremiti non mancano conigli, gechi,  ramarri e perfino un genere di serpe, il biacco. La Grotta del serpente, che si apre a nord della Baia delle Zagare, lunga la costa garganica, è così detta per la presenza su una parete di una venatura cristallina il cui andamento ricorda le sinuosità del biacco. Questo colubride è il rettile simbolo del Gargano e del relativo Parco. Erroneamente è ritenuto velenoso. La triste nomea gli viene dal luccichio inquietante della livrea, le dimensioni (mediamente misura 150 cm, ma in casi eccezionali arriva anche a due metri) e la velocità di spostamento, che in caso di fuga può toccare gli undici chilometri orari. Per quanto il suo morso sia innocuo (ma un’antitetanica in questi casi è sempre d’obbligo) non è il caso di sfidare il biacco. Se impossibilitato a fuggire o addirittura afferrato, esso non esita ad affrontare l’aggressore dispensandogli più morsi in rapida sequenza. Una credenza popolare vuole che il biacco si difenda pure  infliggendo dolorose sferzate con la coda. Specie molto adattabile – non è infatti tra quelle minacciate – il biacco risulta essere tra i serpenti più investiti dagli autoveicoli. A riprova di come questo rettile sia radicato nella cultura del Gargano e del foggiano, è da ricordare che esso è riprodotto nello stemma comunale di Cerignola, spezzato in due da una cicogna (una leggenda narra che uno stormo di cicogne salvò la città da un’invasione di serpi). E ancora : A Monte Sant’Angelo l’interno della Tumba (il Battistero di San Giovanni in Tumba, detto comunemente Tomba di Rotari) presenta capitelli istoriati allegoricamente. In uno di questi una figura femminile ignuda, deforme, gli occhi atterriti, la lunga chioma sulle spalle con una borsa traboccante di monete che pende dal suo collo legata ad un nastro è fiancheggiata da quattro grossi serpenti dei quali due hanno le fauci spalancate all’altezza delle orecchie e gli altri le azzannano le gambe (allegoria dell’Avarizia). In un secondo capitello un’altra figura femminile, in posizione sdraiata è alle prese con un serpente avviluppato a lei e raffigurato nell’atto di addentarla al petto (gli studiosi concordano nel vedere qui un’allegoria della Lussuria). Anche tra le rovine di Arpi, a otto km da Foggia, ricorre il tema del serpente : Sul frontone di un ipogeo è infatti scolpito il volto di Medusa, una delle tre Gorgoni. Medusa, che aveva serpenti al posto di capelli, poteva pietrificare qualunque uomo ne avesse incrociato lo sguardo. – Nell’immagine, ‘Peccato originale e cacciata dal Paradiso Terrestre’, Michelangelo Buonarroti, Cappella Sistina, Roma.

Italo Interesse


Pubblicato il 21 Settembre 2018

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