Cultura e Spettacoli

Rinnovato omaggio a Guttuso con trenta opere, anche in odore di scandalo

Ha fatto di nuovo centro il direttore artistico della Contemporanea Galleria d’arte a Foggia, Giuseppe Benvenuto, con una encomiabile iniziativa, organizzata in collaborazione con la Galleria De Bonis: un omaggio all’eccelso dipintore Renato Guttuso in programma dal 13 gennaio al 4 febbraio 2018. La mostra si avvale di una ridda di opere, nelle quali si possono vagliare i cambiamenti della società italiana, di cui il maestro di Bagheria è stato attento e fedele interprete. Complessivamente trenta lavori, per lo più rari e preziosi, per meglio conoscere le diverse fasi di una estrosa tematica, che va dai dipinti ad olio su tela alle chine, dalle tecniche miste ai disegni, improntati in special modo su accattivanti nature morte, figure, luoghi del quotidiano. Insomma, una rassegna coinvolgente, che dà spazio anche a studi preparatori nonchè all’aplomb intimista di Renato Guttuso. Come attestano le chine dedicate alla moglie Mimise, e i famosi nudi raffiguranti Marta Marzotto. Non mancano, inoltre, affondi della serie originale ” La Crocifissione”, compresi una splendida “performance” sull’eruzione dell’Etna ed un seducente autoritratto. La mostra, in particolare, sarà inaugurata alle ore 18 del 13 gennaio, alla presenza dell’Assessore regionale Leonardo Di Gioia, del Presidente del Consiglio Comunale di Foggia Luigi Miranda e dei critici Gianfranco Terzo e Giuseppe Marrone; e sarà visitabile fino al 4 febbraio, dal lunedì alla domenica, festivi inclusi, dalle ore 10 alle 13, e dalle 17 alle 20.30. E proprio i critici – ad onor del vero – lo hanno definito “il maggior pittore italiano che dipinge nei modi della figurazione naturalistica e uno dei protagonisti dell’arte europea contemporanea”. “Bagheria – racconta il Maestro – nel 1912, anno in cui sono nato, era un piccolo e povero paese, vicino a Palermo”. Primo e unico figlio di Gioacchino, un agrimensore cinquantenne, di inclinazione socialista, da giovane, Renato ebbe l’opportunità di visitare frequentemente la campagna e i contadini siciliani destinati a diventare una delle sue prime fonti d’ispirazione. Ma l’Arte fece breccia in più tenera età. Aveva, infatti, appena undici anni quando cominciò a dipingere nella bottega di un pittore di carretti siciliani; in seguito frequentò gli studi del pittore post-impressionista Quattrociocchi e del futurista Rizzo. Nel 1930 si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza che abbandonò l’anno successivo, dopo il successo strepitoso alla 1^ Quadriennale di Roma. Successivamente, negli anni Trenta, divenne amico di artisti della Scuola Romana (Corrado Cagli, Mario Mafai, Antonio Ziveri, Pericle Fazzini) elaborando opere di alta qualità coloristica e tonale.Nel 1940 aderì al movimento “Corrente” e si iscrisse al partito comunista clandestino. Espose alle mostre del Premio Bergamo, nel 1940 e nel 1942, aggiudicandosi rispettivamente il terzo premio con “Fuga dall’Etna” e il secondo con “Crocefissione”, opera che suscitò grandi polemiche che però portarono acqua al mulino della sua popolarità. Sullo sfondo di una Gerusalemme reinventata con stile cubista, Gesù in croce s’intravede solo a metà tra i due ladroni: a lui si aggrappa, disperata, una donna – Maria – dipinta di spalla completamente nuda. Finito nel ’41, il quadro si aggiudica l’anno dopo il secondo posto al Premio Bergamo patrocinato dal liberale Bottai. I fascisti ottusi e i cattolici di retroguardia gridano allo scandalo per quest’opera che sortisce sorprendenti effetti: accentrerà sull’artista siciliano l’interesse dei collezionisti e della critica.
Vinicio Coppola


Pubblicato il 11 Gennaio 2018

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