Cronaca

Restauro ‘conservativo’… ma senza esagerare

Il recentissimo recupero di una statua di Venere rubata nell’agosto del 2011 da un’aula dell’Università di Foggia lenisce la delusione patita lo scorso anno, quando dalle acque di San Vito, nel tarantino, emergeva una statuetta di bronzo riproducente Afrodite. Sulle prime il rinvenimento, attribuito ad un ‘archeologo’, che poi si era scoperto essere un comune sub, aveva indotto il sindaco di Taranto ad annunciare pubblicamente la scoperta di un “eccezionale reperto di era greco romana”. Ma il giorno dopo la Sovrintendenza ai Beni Culturali, – non convocata in sede di conferenza stampa – al termine di un sommario esame, gettava acqua sul fuoco : Nessun originale, solo una riproduzione… Contentiamoci allora del manufatto ritrovato, questa Venere acefala, priva delle braccia e monca dal ginocchio in giù. Chissà in che mani stava per finire (una casa d’aste di Monaco di Baviera l’aveva messa in vendita) e chissà quale sorte le era riservata. Tra le collocazioni peggiori riservate alle sculture rubate non esiste solo il buio di un sotterraneo blindato. Può essere che quella Venere ‘foggiana’ fosse destinata ad ornare sfacciatamente un giardinetto riservatissimo. Un’ostentazione possibile solo col ricorso ad un intervento di… chirurgia estetica. Ovvero, ‘innestando’, sullo sfortunato busto testa, braccia e gambe. Nell’arte del restauro questo tipo di intervento si chiama ‘risarcimento’. Ma il livello oggi toccato dall’arte del risarcimento è giudicato preoccupante per la capacità che presenta di ingannare l’osservatore. Le nuove tecniche consentono risultati pressoché perfetti, sia per la qualità dei materiali impiegati, sia per la caratteristica che essi presentano di saldarsi al blocco d’origine della scultura senza lasciare segni di frattura. Il che entra in contrasto con l’etica egemone in fatto di restauro, una scuola di pensiero decisamente filologica che giudica ‘onesto’ dare visibilità alla differenza fra antico e moderno. Otto anni fa a tale proposito si scatenò una polemica rovente : Berlusconi, allora premier, aveva ordinato il ‘risarcimento’ del celebre gruppo marmoreo presente a Palazzo Chigi e noto per il fatto di presentare i ritratti romani di Marco Aurelio e della moglie Faustina innestati sui corpi ‘greci’ di Venere e Marte. Il gruppo era monco di pezzi ‘vistosi’. Il restauro, perfetto e costato 70mila euro, diede origini a malignità anche esilaranti in fatto di ‘falso storico’, non tanto per le mani di Venere quanto per il pene di Marte… – Nell’immagine, riproduzione in marmo della Venera Capitolina (1667-1670) dall’originale di Prassitele del IV sec. avanti Cristo ;collocazione: Roma, palazzo del Viminale.

Italo Interesse


Pubblicato il 16 Febbraio 2018

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