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Pesca pugliese, al danno della crisi si aggiunge la beffa della burocrazia

La pesca langue tra crisi, scarsità delle risorse e un regime di norme e sanzioni a dir poco vessatorio. Il disagio è avvertito da tutte le marinerie pugliesi da Manfredonia a Gallipoli passando per Giovinazzo, Molfetta, Mola. E’ per questo che dall’Alleanza delle Cooperative e da Federpesca  è partita una lettera indirizzata all’Assessore alle politiche agricole e alla pesca della Regione Puglia, Leonardo Di Gioia, per informarlo “del grande malessere che vivono le imprese di pesca della nostra regione a seguito dell’entrata in vigore di regolamenti comunitari e conseguenti norme nazionali che stanno richiedendo un grande impegno e sforzo organizzativo dei pescatori per evitare di cadere in sanzioni la cui entità è il più delle volte sproporzionata all’irregolarità commessa”. Nell’intento generale di poter riprendere il cammino, interrotto già una volta, di revisione della legge 154 del 2016 ritenuta “oppressiva e pesante”, l’Alleanza delle Cooperative affida all’assessore Di Gioia, anche in qualità di Coordinatore degli assessorati regionali, il ruolo di mediazione in una vicenda che richiede una rapida soluzione con l’approvazione definitiva delle modifiche alla legge nazionale. “L’optimum – afferma Giuseppe Gesmundo, di Federpesca Puglia – sarebbe la revisione del quadro normativo comunitario, ma i tempi lunghi non ce lo permettono. L’Italia ha fatto un quadro sanzionatorio oppressivo che non tiene conto delle caratteristiche della nostra pesca, quindi ammorbidire la 154, non potrà che far bene alle imprese in gravi difficoltà”. “C’è una situazione economica – aggiunge Angelo Petruzzella, di Legacoop Puglia e Alleanza delle Cooperative – con imprese ormai marginali sul piano economico, anche a causa di norme comunitarie che hanno reso molto complicato e costoso lo svolgimento di questa attività. E quando il disagio si fa pesante, la categoria esplode”. Fare il pescatore, in uno scenario di settore già fortemente messo alla prova da una crisi annosa ormai, è diventato più complicato che mai. Gli adempimenti richiesti alla categoria a bordo e a terra sono tantissimi. Un esempio è la compilazione del diario di bordo informatizzato (Log Book) che ogni capobarca deve aggiornare ogni volta che tira su una rete, specificando tipo e dimensione del pescato. Una operazione che porta via del tempo, distrae dalle attività di bordo che non sempre vengono svolte in condizioni meteorologiche normali. Ogni minima dimenticanza, distrazione o solo una imprecisione significa multe salate che vanificano la già compromessa redditività economica del settore. I pescatori pugliesi non sono antieuropeisti ma denunciano norme immaginate più per le flotte imponenti della pesca atlantica che per quelle della pesca mediterranea fatta di piccole barche con pochi membri di equipaggio. La debolezza della pesca mediterranea e le scarse politiche a suo sostegno hanno portato negli ultimi 10 anni ad una riduzione del 30% della flotta e della produzione. Oggi la misura è colma per una categoria che può pescare tre/quattro giorni a settimane e solo se il tempo lo permette; per una categoria, l’unica che non ha cassintegrazione e che se non può pescare non guadagna; per una categoria che deve dividersi le risorse sempre più risicate del mediterraneo con Paesi terzi con regole di pesca molto più permissive, con un mare il cui equilibrio biologico è profondante condizionato dalle attività umane a terra, dai cambiamenti climatici,  e quindi sempre più avaro di risorse; per una categoria che deve far fronte al crollo dei prezzi, per importazioni di pesce (oltre il 70% della domanda) molte volte senza adeguati controlli di qualità,  e a un sistema sanzionatorio vessatorio.

 


Pubblicato il 30 Gennaio 2019

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