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Nessun rimpasto di giunta, ma i “nodi” del dopo voto restano

Alla Regione Puglia non ci sarà alcun rimpasto o azzeramento di Giunta, come paventato prima delle elezioni politiche della scorsa domenica. Infatti, la mancata elezione al Parlamento dell’assessore al Bilancio e vice di Emiliano, il foggiano Raffaele Piemontese, e degli altri tre assessori anch’essi candidati senza successo, la barese Anita Maurodinoia, ed i salentini Sebastiano Leo ed Anna Grazia Maraschio, hanno determinato un cambio radicale di programma da parte del presidente Michele Emiliano. Difatti, secondo i bene informati sulle vicende politiche interne alla Regione, il governatore pugliese sarebbe solo intenzionato ad effettuare piccoli ritocchi e forse una rivisitazione delle deleghe con un patto di fine mandato da concordare con gli alleati, incentrato sull’istituzione del Consiglio delle autonomie. In realtà, Emiliano alcuni nodi politici da affrontare li ha nella sua maggioranza, a seguito dei risultati elettorali della scorsa domenica. Nodi che non sono certo di poco conto, a cominciare da quello del M5S che, reduci dal clamoroso ed esaltate risultato elettorale delle recenti politiche nella nostra regione, pare che siano decisi a far valere il primato conquistato in Puglia, con la richiesta di un secondo posto in Giunta regionale, da affiancare all’unica esponete ora presente nell’esecutivo di Emiliano, la foggiana Rosa Barone al Welfare. Infatti, i pentastellati – come è noto – sono risultati il primo partito in Puglia con il 28% dei consensi ed addirittura i soli ad aver sventato il cappotto al centrodestra nel maggioritario, avendogli strappato da soli a Foggia il seggio dell’uninominale alla Camera sul totale di 15 complessivi in Puglia, tra Camera e Senato, di cui ben 14 sono stati conquistati dalla coalizione di Meloni, Salvini e Berlusconi. “A giorni incontreremo il presidente Emiliano per definire un nuovo programma con obiettivi precisi, il primo dei quali sarà la maggiore visibilità del Movimento in giunta” – hanno annunciato i quattro consiglieri grillini di maggioranza, dopo aver sostanzialmente avanzato la richiesta di avere più peso politico nell’esecutivo, con una seconda presenza pentastellata. Il governatore pugliese, però, deve pensare anche a rimpiazzare il suo Capo di gabinetto, Claudio Stefanazzi, eletto domenica scorsa alla Camera nel listino bloccato del Pd al collegio plurinominale di Lecce. Il nome più probabile per tale sostituzione di Stefanazzi è quello del segretario generale di Presidenza, nonché capo dell’anticorruzione regionale, Roberto Venneri. Anche se, in realtà – stante ad alcune indiscrezione provenienti dal Palazzo barese del lungomare Nazario Sauro, il neo deputato Stefanazzi, al momento non vuole intenzionato a lasciare da subito il posto occupato nell’Ufficio di Presidenza della Regione Puglia, poiché – secondo quanto da lui stesso dichiarato – vorrebbe restare, sia pur a costo zero per l’Ente, ancora per il tempo necessario a seguire la fase d’avvio del nuovo ciclo comunitario e contestualmente completare i dossier più importanti non conciliabili con un passaggio immediato di consegne. Ma più di qualcuno, però’, alla Regione ha già storto il naso su tale ipotesi, poiché l’incarico parlamentare – hanno obiettato i contrari alla permanenza di Venneri a Capo di gabinetto – per legge è inconferibile con quello di dirigente amministrativo, per giunta di grado apicale. Uno dei nodi immediati politicamente più “pelosi” per Emiliano potrebbe essere invece la permanenza dell’ex senatore forzista Massimo Cassano alla guida dell’Arpal-Puglia. Ossia dell’Agenzia per le politiche attive del lavoro, in cui Cassano ricopre il ruolo di direttore generale. Infatti, come si ricorderà, il dg di Arpal dal 1 al 26 settembre scorso si era messo in aspettativa non retribuita a seguito delle polemiche politiche scoppiate dopo la sua candidatura alla Camera nella lista del terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi. Candidatura che aveva portato Cassano a dichiarare financo che il movimento civico pugliese di cui è leader, “Puglia Popolare”, alla Regione sarebbe passato all’opposizione. Motivo in più, quest’ultimo, per quanti in Consiglio regionale, soprattutto all’interno della maggioranza ed in particolare del Pd, chiedono da tempo una riforma della “governance” dell’Arpal per estromettere Cassano dalla guida amministrativa dell’Agenzia. Infatti, già dallo scorso mese di luglio alla presidente dell’Assemblea pugliese, Loredana Capone (Pd), è stato depositato un ddl di riforma per la gestione di Arpal che, nonostante la richiesta di urgenza di qualche consigliere, non è ancora approdato in Aula per la discussione ed il voto. A frenare sull’iscrizione all’odg e sull’approvazione di tale ddl – a detta di molti – è stato verosimilmente il governatore pugliese che forse sperava nell’uscita di scena di Cassano dall’Arpal con la sua eventuale elezione in Parlamento. Ma così – come è ormai noto – non è andata ed ora Emiliano, nel dopo voto della scorsa domenica, si trova con un’altra “grana” in più da dover affrontare e risolvere all’interno della sua stessa maggioranza. Ed in questo caso con l’aggravio che coloro che vogliono Cassano fuori dall’Arpal ora hanno anche qualche “colpo” di più in canna da poter sparare politicamente sul dg in questione. E sullo stesso Emiliano, qualora dovesse tergiversare ancora nella richiesta di riforma di Arpal.

 

 

Giuseppe Palella

 


Pubblicato il 29 Settembre 2022

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