“Nella Sanità si tagliano gli ospedali ma non gli stipendi “
In Puglia si taglia il numero di ospedali, ma non gli stipendi dei direttori generali, amministrativi e sanitari della Asl. Anzi, si aumentano del 10%. A denunciare tale paradossale situazione sono stati i consiglieri regionali Mario Conca e Antonella Laricchia del M5s, a seguito dell’approvazione a maggioranza in commissione Bilancio della Regione del ddl di “Modifiche dell’art. 7, comma 2, della legge regionale 04/01/2011, n. 1” che disciplina il trattamento economico dei direttori apicali delle Asl pugliesi. Sulla cancellazione di riduzione delle retribuzioni ai vertici dirigenziali delle Asl pugliesi hanno votato contro in I commissione gli esponenti del M5s Laricchia e Conca, mentre al pare favorevole di cancellazione dei consiglieri di maggioranza Napoleone Cera (Udc-Popolari), Ruggiero Mennea e Sergio Blasi, entrambi del Pd, si è unito il voto del capogruppo di Direzione Italia, Ignazio Zullo, che è medico ed in passato, ai tempi del governatore di centrodestra Raffaele Fitto, ha ricoperto incarichi dirigenziali in una Asl pugliese. Si sono invece astenuti i consiglieri Cosimo Borracino (Sinistra Italiana), il capogruppo di Forza Italia,Nino Marmo,Giovanni Liviano (Emiliano Sindaco di Puglia) e Francesco Stea (Alternativa Popolare). Quindi, l’organismo consiliare, presieduto da Fabiano Amati (Pd), ha infatti approvato a maggioranza le proposte di modifica alla legge regionale n. 1/2011 di deroga della riduzione del 10% dei compensi ai Dg ed ai direttori amministrativi e sanitari. Una decurtazione, quest’ultima che – secondo quanto emerso durante i lavori della commissione regionale Bilancio – si andò a sommare con la riduzione del 20%, prevista dalla legge statale n.133 del 2008, determinando così per i Dirigenti generali, un trattamento economico annuo di Euro 111.555,00 (al lordo) e per i Direttori sanitari ed amministrativi di Euro 89.244,00 anch’essi lordi. Importi, questi, che risultano addirittura inferiore rispetto agli stipendi delle figure apicali della dirigenza medica ed amministrativa. “Abbiamo votato contro il ddl e ne riteniamo gravissima l’approvazione in Commissione” hanno dichiarato con una nota Conca e Laricchia che, incalzando nella polemica, si sono chiesti: “Come il centrodestra e centrosinistra spiegheranno ai pugliesi che si chiudono ospedali e si tagliano posti letto in nome del contenimento della spesa, però poi si trovano risorse per aumentare lo stipendio dei direttori generali delle ASL?”. Ed hanno poi aggiunto: “Se i tagli fatti finora sono serviti per trovare nuove risorse, perché queste non sono state impiegate per potenziare l’offerta sanitaria o ridurre ticket e superticket, come avevamo chiesto in una mozione bocciata in Consiglio Regionale?” E, continuando, i pentastellati hanno precisato: “non siamo a priori contro gli aumenti di stipendio, ma questi per i direttori delle Asl così come per qualsiasi dirigente pubblico, devono essere legati al raggiungimento degli obiettivi. Invece, gli obiettivi fissati sulla carta non si è ancora capito chi li deve valutare e con quali criteri”. Quindi, hanno ironizzato i due esponenti dei cinquestelle: “Siamo rimasti al 6 politico!”, rilevando che avrebbero voluto che il governatore Emiliano fosse stato presente in Commissione, peri chiedergli i dati che giustifichino questi aumenti, considerato che il sistema sanitario pugliese è, a loro dire, allo sbando e le liste d’attesa sono infinite. In fine, Conca e Laricchia hanno eccepito che “se il problema legittimo” che rende necessario un ddl di modifica alle retribuzioni dei vertici delle Asl “è quello di ristabilire la corretta gerarchia di trattamento tra Direttori generali e i direttori di struttura complessa e di distretto”, allora “si sarebbe potuto lasciare invariato lo stipendio dei Dg, erogando a questi ultimi i premi già previsti dalla legge per il raggiungimento annuale degli obiettivi”. “ In questo modo – hanno concluso i componenti del M5s della I Commissione – a trarre benefici sarebbero stati tutti i pugliesi”. Di tutt’altro tenore le motivazioni di astensione dell’esponente di maggioranza Cosimo Borraccino, rappresentante di Sinistra italiana in commissione Bilancio, nonché presidente della commissione Affari generali e Personale, che sul ddl di modifica alla legge n.1/2011 non si è espresso a favore ma neppure contro. Infatti, il consigliere Borraccino ha giustificato la neutralità del proprio partito a questo ddl dell’esecutivo pugliese affermando: “Governo regionale ondivago e privo di programmazione, per questo motivo Sinistra Italiana ha espresso un voto di astensione al disegno di legge che cancella la decurtazione del 10% sugli emolumenti percepiti da direttori generali, sanitari ed amministrativi del Servizio sanitario regionale”. E, proseguendo, ha rilavato che “da una parte Emiliano persegue (sbagliando), il progetto di ridurre a tre il numero delle Asl regionali”, però “dall’altra parte interviene (giustamente), a rendere maggiormente competitivo il ruolo di grande responsabilità svolto da direttori generali, sanitari ed amministrativi”. Per cui, secondo l’ala sinistra della maggioranza che sostiene il presidente Emiliano nell’Aula di via Capruzzi, “il problema, anche in quest’ultimo caso, è rappresentato dall’ambiguità del governatore che anche in campo sanitario sconta l’assenza di un progetto a lungo respiro, mancando le sue azioni della dovuta attenzione per le retribuzioni di personale medico e paramedico. Disattenzione che Sinistra italiana sottolinea con un giudizio di critica astensione”. Come dire che “non si condivide la linea di Emiliano in campo sanitario”, però non ci si mette neppure contro a detta politica sanitaria. Almeno per ora. Invece, condivide a pieno la scelta del governo regionale, di incrementare del 10% gli stipendi dei Direttori delle Asl, il rappresentante di maggioranza dell’Udc-Popolari della commissione Bilancio, Napoleone Cera, che in una nota ha tra l’altro rilevato: “Se si vuole garantire il meglio tra i manager sanitari, si devono anche creare le condizioni perché le figure più accreditate trovino interessante venire a lavorare in Puglia. Naturalmente rispettando le finalità che appartengono ad ogni azienda: raggiungere obiettivi e creare profitti”. E ciò, ha pure spiegato Cera, perché in Puglia “un direttore generale percepisce meno soldi di un dirigente di struttura complessa”. “Insomma, – ha concluso il componente dell’Udc della I Commissione – è una scelta per alzare la qualità sanitaria pugliese, così come sta cercando di fare il presidente Emiliano, senza venire meno a una organizzazione dei servizi e della gestione territoriale delle Asl pugliesi, sempre più orientate a ricoprire un ruolo fondamentale nei programmi di rilancio della sanità regionale, superata la fase di riorganizzazione di servizi e strutture”. E tutto questo per tutelare al meglio la salute dei pugliesi. Almeno, lo si spera!
Giuseppe Palella
Pubblicato il 10 Ottobre 2017