Montoni islandesi in una pellicola presentata a Cannes
Grìmur Hàkonarson ha diretto il film “Hrùtar”, presentato a Cannes. In Italia si è scelto il seguente titolo: “Rams – Storia di due fratelli e otto pecore”. Siamo in Islanda dove una epidemia ovina costringe le autorità sanitarie a eliminare pecore e montoni. Questo è il significato di “Ram”, appunto: ‘montone o ariete’. I protagonisti (due fratelli in rotta da quarant’anni), in un modo o nell’altro, sono dei ribelli: l’uno uccide il bestiame lui stesso; l’altro, nottetempo, cerca di trasportarlo in montagna con la speranza che riesca a superare l’inverno e, di conseguenza, l’epidemia. Sarà questo esodo avventuroso a far riappacificare i fratelli che, nel finale, vediamo abbracciati, nudi, nel tentativo di scongiurare il congelamento che comincia a colpire il più anziano (si sono rifugiati in una specie di iglù, costruita dal fratello più vigoroso). Con tale scena, più che affettuosa, termina questo piccolo film che si configura come l’opposto della storia di Abele e Caino. E’ più interessante, invece, la parte iniziale quando la giuria esamina tutti gli anfratti e gli orifizi pecorini per poter poi attribuire il premio al miglior montone dell’anno. Il secondo classificato, per esempio, perde il titolo per un muscolo inferiore di poco più piccolo di quello del rivale. Ci sembrano buffe le congratulazioni che i paesani si scambiano per l’esito della gara. Patetico appare il tentativo del più giovane concorrente di trascorrere un Natale decoroso, cuocendosi un manicaretto che mangia da solo, con sussiego e proprietà. I due fratelli condividono l’avversione a vivere con una donna. La seconda parte, quindi, procede verso un contenuto edificante (l’abbraccio dei due congiunti), mentre nella parte iniziale non mancano umorismo e arguzia di cui fa le spese la piccola comunità islandese.
Gaetano D’Elia
Pubblicato il 25 Novembre 2015