Cronaca

Migliorare la vita dei bambini che vivono in condizioni di difficoltà adottando una Pigotta

Adottare una Pigotta vuole dire aiutare i più piccoli che si trovano in difficoltà, vuol dire sostenere l’UNICEF ed i progetti con cui prova a raggiungere ogni bambino in pericolo, ovunque si trovi, somministrando vaccini, alimenti terapeutici, costruendo pozzi, scuole e portando assistenza. Perché la Pigotta è una bambola di pezza speciale, unica, diversa da tutte le altre. E la cosa più importante è che dietro ad ogni bambola ci sono i volti e i nomi delle persone che l’hanno voluta, che l’hanno data in adozione o che l’hanno realizzata con le loro mani. Come le beneficiarie del progetto “La Puglia non Tratta – Insieme per le Vittime” e dei progetti SAI – Sistema di Accoglienza e Integrazione – gestiti dalla cooperativa sociale Medtraining nei comuni di Orsara di Puglia, Candela Free Entry, Candela Vulnerabili, Poggio Imperiale e Rocchetta Sant’Antonio.Grazie ad un’intesa con il Comitato Provinciale per l’UNICEF di Foggia, Medtraining ha aderito al progetto entrando così a far parte della rete di enti coinvolti nella realizzazione di laboratori delle bambole di pezza. Seguite dalle operatrici e dall’equipe dei vari progetti attivi in Capitanata, le migranti accolte seguono tutte le istruzioni per dare vita alle loro Pigotte la cui adozione contribuirà a migliorare la vita dei bambini che vivono in condizioni di difficoltà. «Lo scopo principale delle Pigotte è quello dell’adozione e della conseguente raccolta fondi per sostenere i progetti dell’UNICEF in favore dei bambini – spiega Maria Emilia De Martinis, presidente del Comitato provinciale per l’UNICEF di Foggia – . Ma è anche vero che questa collaborazione avviata genera già processi di socializzazione e di condivisione perché coinvolge donne e persone che vengono da contesti di fragilità, di guerra e violenza che oggi sono inserite in percorsi di accoglienza». Le Pigotte, quindi, vengono realizzate con tessuti, scampoli e lane regalati nell’ambito di laboratori che diventano metafora ideale per chi cerca di riannodare i fili della propria vita, specialmente per chi è stata costretta a lasciare il proprio Paese a causa di violenze, guerre, miserie, persecuzioni.


Pubblicato il 15 Dicembre 2021

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