L’olio d’oliva a marchio “Igp-Puglia” sarà presente sul mercato già dalla prossima annata
Il marchio di tutela Igp (Indicazione geografica protetta) per l’olio extra vergine pugliese sarà utilizzabile già dalla prossima campagna olivicola, benché l’Unione europea non si sia ancora espressa per la sua formalizzazione a livello comunitario. Infatti, l’utilizzo dell’Igp-Puglia per l’extra vergine “made in Puglia” sarà possibile in regime transitorio, poiché il governo nazionale e, in particolare, ministero delle Politiche agricole e forestali hanno espletato tutte le procedure previste dal protocollo comunitario, affinché l’olio pugliese abbia il sigillo di tutela “Igp” anche dalla Ue, essendo stato già riconosciuto tale marchio di tutela dagli organi nazionali. L’annuncio della presenza sul mercato dell’olio extravergine marcato “Igp-Puglia” già dalla prossima campagna olivicola è stato dato dal presidente dell’Associazione per la tutela e la valorizzazione dell’olio extravergine di oliva di Puglia, promotrice della tutela “Igp”, Pantaleo Piccinno, in occasione del “Cibus” a Parma, ossia della fiera alimentare di notorietà nazionale ed internazionale che si svolge tradizionalmente nella capitale del prelibato formaggio “parmigiano reggiano”. L’iniziativa, partita qualche anno fa, di sottoporre a tutela con marchio Igp l’olio extravergine pugliese – per Piccinno – è il tentativo di risposta ad unastorica carenza di programmazionein un comparto agricolo d’eccellenza della nostra regione, qual è per l’appunto quello olivicolo, che versa in una situazione di “paradosso tutto pugliese, ovvero forti nella produzione, deboli sul mercato, un assioma per nulla decifrabile e comprensibile che la dice lunga sulla complessità del sistema produttivo indebolito da avventurieri e speculatori” che, approfittando della confusione normativa e di scarsa chiarezza in cui versa il settore, utilizza spesso in modo improprio o fraudolento, la notorietà qualitativa di un prodotto, l’olio extra vergine pugliese, che è il simbolo per eccellenza della dieta mediterranea, oltre che un patrimonio “Made in Italy” e, in particolare, della Puglia, che risulta essere la regione più olivetata d’Europa. Infatti, è opinione diffusa che estendere i controlli alla tracciabilità dell’olio d’oliva significa ledere “gli interessi delle lobby e delle multinazionali che grazie alle ormai note operazioni di “chirurgia chimica – ha spiegato Piccinno – riescono a mantenere le loro quote di mercato disattendendo tutte le regole e le norme comunitarie in vigore”. Situazioni, queste, che hanno reso l’olio d’oliva uno dei prodotti più coinvolti nell’universo delle sofisticazioni e frodi alimentari. Il marchio ‘IGP olio di Puglia’ sarà riconoscibile da un logo distintivo che – come ha spiegato in una nota Coldiretti Puglia – riproduce un’antica moneta romana (ndr – il “Sesterzio”) che simboleggia l’unità della regione Puglia ed il suo legame storico con la coltivazione dell’olivo. “E’ un’importante opportunità, da tempo sollecitata dal territorio e su cui sono riposte notevoli aspettative”, ha sottolineato ilpresidente nazionale dell’Unaprol (Unione nazionale produttori olivicoli), David Granieri, che ha poi aggiunto: “Si tratta di un progetto di valorizzazione che, come dimostra il disciplinare, punta decisamente sulla qualità e sulla distintività in una regione che fornisce circa il 50% dell’olio italiano”. Alla presentazione a Parma del marchio “Igp” per l’olio pugliese hanno partecipato anche il segretario dell’associazione che ha promosso tale tipo di tutela, Pietro Spagnoletti, e il consulente della stessa organizzazione, Fabrizio De Castro. Per il presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, l’applicazione del marchio Igp all’olio d’oliva pugliese è il risultato di un percorso lungo ed ambizioso, poiché – ha piegato inoltre Cantele – “il brand Igp garantirà che l’olio extravergine sia di alta qualità, con parametri chimico-fisici ed organolettici di assoluto valore”, perché il disciplinare prevede che solo oli con un elevato livello di polifenoli (i più importanti antiossidanti naturali) possano diventare oli Igp, certificandone le proprietà con un apposito claim salutistico in etichetta previsto dall’Ue. Inoltre, ha chiarito il presidente di Coldiretti-Puglia, l’olio a marchio Igp dovrà essere un prodotto sempre fresco, perché dovrà essere imbottigliato entro l’anno di produzione e deve essere di assoluta provenienza regionale. Quindi, un olio certamente “Made in Puglia” sia per le olive da cui è stato prodotto che per il luogo di trasformazione. Ma anche per il confezionamento che dovrà essere effettuato a una distanza definita dal luogo di produzione. L’associazione di tutela e valorizzazione dell’olio extravergine di oliva di Puglia, che si è fatta promotrice del marchio Igp per la nostra produzione regionale, è composta dalle seguenti organizzazioni di produttori locali: Associazione di Produttori PugliaOlive, Oliveti Terra di Bari, Coopolio Salento, Olivicoltori di Puglia, Ajprol Taranto, Apulia, Appo, Apol, aderenti rispettivamente alle unioni nazionali Unaprol, Cno, Unapol, Unasco e Aipo, a cui si è aggiunta l’Associazione dei frantoiani di Puglia. Però, un primo significativo test sull’importanza per olivicoltori e produttori oleari del marchio “Igp-Puglia”, e quindi sulla valenza in concreto dell’iniziativa promossa dalle citate organizzazioni di settore, si riscontrerà solo quando saranno verificati gli effetti di tale azione nelle dinamiche di mercato. E, soprattutto, se ci sarà il “gradimento” e conseguente incremento dei consumatori, locali ed extraterritoriali (in special modo internazionali), di olio d’oliva pugliese. Infatti, la “vera risposta” all’iniziativa sarà fornita dal mercato stesso.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 10 Maggio 2018