L’intatta autorevolezza intellettuale e politica di Formica nonostante il naturale trascorrere del tempo
L'ex ministro socialista barese ha tagliato sabato scorso l'ambito traguardo di 98 anni, con la sua notoria lucidità e verve politica
L’ex ministro barese Rino Formica alla veneranda età di 98 anni compiuti sabato scorso, 1° Marzo 2025, la vista con gli occhi non lo accompagna più come un tempo, ma con il cervello è sempre molto lunga al punto che, benché uscito di scena da oltre trent’anni, resta a tutt’oggi una delle personalità della politica italiana più lucide, acute e lungimiranti sulle vicende del nostro Paese. Perciò, a tutt’oggi, le sue approfondite analisi sulla realtà italiana lasciano il segno, per la profondità e consistenza dei contenuti, oltre che per freschezza e capacità di visione. Attributi, questi, testati anche dalle sue antesignane previsioni sulla degenerazione del quadro politico nazionale, che difficilmente e raramente sono state smentite. Il “vecchio Leone” del partito di Filippo Turati, Pietro Nenni, Sandro Pertini e Bettino Craxi, da autentico “Socialista”, in oltre cinquant’anni di partecipazione politica diretta, dal 1943 al 1994, ha sempre saputo coniugare pensiero ed azione, coerenza e passione per una Politica con la “P” maiuscola, fatta di idee, valori e competenza. Infatti, benché Formica sia fuori dall’agone politico nazionale da oltre trent’anni, anche da osservatore è considerato un autorevole ed impareggiabile leader per le sue doti non comuni di eloquio e dialettica, ma anche di riflessioni ed analisi sull’odierna “foresta” politica nazionale. La grande capacità di “volare alto” anche nella polemica politica continua a porlo al disopra ed al difuori di contestazioni dirette e personali da parte dell’odierna classe dirigente. Eppure quando l’anziano leader socialista barese interviene, con articoli sull’attualità o in interviste, non lesina critiche puntuali e rigorose, a volte anche feroci, alla politica nostrana ed ai protagonisti della cosiddetta “Seconda Repubblica”. Critiche talvolta condite di battute ironiche e fulminanti, al pari di quelle che proferiva quando era in auge la “Prima Repubblica”. Memorabile è la sua definizione di politica, etichettata come “sangue e merda”, come pure la sua denuncia, in tempi non sospetti e con notevole anticipo sugli eventi, per un sistema partitocratico dove “i monaci erano ricchi, ma il monastero era povero” e gli apparati sempre più folti di “nani e ballerine”. Formica nel corso della sua lunga militanza politica e dei numerosi e prestigiosi incarichi istituzionali ricoperti è sempre stato un socialista mai domo o servo del potere, ma sempre limpido nelle idee e nei propositi. Mai ipocrita nel rapporto con adepti, alleati ed avversari, ma sempre attivo nell’illuminare e formare le coscienze. A tal proposito emblematico è ricordare lo scontro che nel novembre del 1981 Formica, da ministro delle Finanze del primo governo Spadolini, ebbe con il collega al Tesoro, Beniamino Andreatta (Dc), sia sul fallimento del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, sia soprattutto per la Banca d’Italia (all’epoca guidata dal governatore Carlo Azelio Ciampi) che in accordo con lo stesso Andreatta aveva deciso di non acquistare più il debito pubblico rimasto invenduto. Decisione, questa, – come si ricorderà – non fu condivisa ma contrastata da Formica, che avvertì invano del rischio a cui si andava incontro con tale decisione. Ossia l’aumento incontrollato del tasso d’interesse su detto debito. Come di fatti è avvenuto nella realtà dei decenni successivi, rimanendo ancora oggi un problema attuale e che attanaglia il bilancio nazionale. Pertanto, l’ex ministro socialista barese, nonostante la veneranda ma ancor lucida canizie, resta una delle personalità più autorevoli e prestigiose del panorama nazionale, sia sotto il profilo intellettuale che etico-politico. Motivi, questi, che ancora una volta da Bari ci impongono ad augurare all’illustre conterraneo ex ministro Formica ulteriore buona vita e felicitazioni per un ancor lunga esistenza. Con la viva speranza di poter usufruire ulteriormente, anche attraverso gli interventi sui media, del suo lucido pensiero. Interventi quasi sempre incommensurabili e proficui a poter comprendere bene e meglio la complessità della vita socio-economica e politica nazionale, oltre che essere da insegnamento e monito a tutti noi ed alle future classi dirigenti. Conviti come siamo che il suo “ruggito” di “vecchio Leone” della politica e delle istituzioni mai risuonerà vanamente.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 4 Marzo 2025