Cronaca

Le undici maxi scosse di Ascoli Satriano

La carta sismica di Puglia colloca Ascoli Satriano nella fascia peggiore: la prima. Non poteva essere diversamente considerati certi precedenti. Da un documento del 1853, edito a Napoli, ‘Relazione dei tremuoti di Basilicata del 1851’ del dottor Giacomo M. Paci, si evince che per ben undici volte dal 1087 al 1980 questo piccolo comune del foggiano è stato interessato da movimenti tellurici rovinosi. Si vuole che il più calamitoso risalga al 17 luglio del 1361. Qualcuno (fonte: ANSPI) ha voluto attribuire alla scossa una magnitudo 6.0 della scala Richter. Si ignora su quali basi sia avvenuto questo calcolo. Fosse stata adottata come unità di misura una scala come la Mercalli, il calcolo sarebbe stato più attendibile. Infatti, la scala Mercalli valuta un terremoto sulla base dei soli danni prodotti, classificabili in dodici ‘scalini’. La Richter, invece, misura il sisma sulla base dell’energia liberata,  che viene messa in relazione alla quantità di tritolo necessaria a generarla. A 6.0 Richter corrispondono 15mila tonnellate di tritolo, ovvero poco meno della Little Boy, la bomba atomica che esplose a Hiroshima. Quest’ultima scala, dunque, necessita di un sismografo. Ce n’era uno in Basilicata o nelle vicinanze di Ascoli Satriano quel giorno? Impossibile. Il moderno sismografo fu inventato da Jean de Hautefeuille nel 1703. Per quanto l’invenzione del primo sismografo venga attribuita al cinese Zhang Heng, nel 132 dopo Cristo. Il suo apparecchio aveva una struttura estremamente ingegnosa ed elegante: all’interno di un’anfora, era posizionato un pendolo che, se messo in oscillazione da una scossa sismica, urtava alcune levette che opponeva resistenze crescenti. Tali levette erano otto, disposte tutto intorno all’anfora, ed ognuna di esse era collegata alla riproduzione di un piccolo drago. Se urtata, la levetta apriva la bocca del drago e faceva cadere una pallina di metallo in un recipiente. Il più alto numero del recipiente raggiunto dalle palline cadute segnala l’intensità del terremoto. Dubitiamo che un rudimentale arnese di questo tipo fosse in funzione in Basilicata nel XII secolo. In conclusione, è arbitrario parlare di 6.0 Richter per quel fatale 17 luglio 1361. Resta il problema che Richter o Mercalli, i terremoti sono imprevedibili. L’unica è tenere d’occhio gli animali domestici. Sono loro i migliori sensori. Cani e gatti sanno percepire i sismi anche con tre giorni di anticipo. Ululati e miagolii senza motivo apparente davanti alla porta di casa, mamme che improvvisamente spostano i loro cuccioli ed altri segni di gratuita irrequietezza sono segnali inequivocabili. Come fanno? Forse avvertono l’enorme aumento di elettricità statica, forse percepiscono le variazioni del campo magnetico che precedono anche il più piccolo terremoto. Chissà. – Nell’immagine, via Cavour a Gibellina, in Sicilia, dopo il terremoto della valle del Belice nel gennaio 1968.

 

Italo Interesse

 


Pubblicato il 17 Luglio 2019

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