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Le massicce importazioni rischiano di mettere in ginocchio il settore cerealicolo

Lo denuncia la Coldiretti, che a Foggia ha riunito il tavolo di crisi con le imprese e i Comuni

Nelle ultime settimane, la quotazione del grano duro pugliese è diminuita di oltre due euro al quintale, arrivando a soli 31 euro e 50 centesimi, un prezzo che a malapena permette di coprire i costi di produzione.
Lo denuncia la Coldiretti, che a Foggia ha riunito il tavolo di crisi del settore cerealicolo con le imprese e le amministrazioni comunali.E’ emersa la necessità di chiedere alla Regione una misura di sostegno per gli agricoltori. “Siamo di fronte a manovre speculative con un deciso aumento delle importazioni di grano duro dal Canada dove il grano viene coltivato secondo standard non consentiti in Europa per uso del glifosato nella fase di preraccolta. Occorre invece – continua la Coldiretti – ridurre la dipendenza dall’estero e lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali”, ha denunciato il direttore regionale, Pietro Piccioni. E’ invasione di grano canadese, infatti, con 392mila tonnellate di grano duro importate in Italia, con un incremento del 68% rispetto allo stesso periodo della campagna 2023/2024 e stime di un ulteriore incremento ad inizio anno. Coldiretti è favorevole agli scambi commerciali ma serve un’armonizzazione delle regole basate sul principio di reciprocità e di trasparenza. Una situazione che rischia peraltro di peggiorare a causa dei dazi. Secondo il rapporto della Commissione per lo Sviluppo del Grano del Saskatchewan la guerra commerciale tra Usa e Canada potrebbe far calare gli acquisti di cereali canadesi negli States spingendo di fatto a indirizzarli verso altri mercati. “Secondo le prime stime il quadro tendenziale è quello di un calo delle superfici a grano duro”, ha detto Mario de Matteo, presidente di Coldiretti Foggia, con il Granaio d’Italia che esprime la massima produzione nazionale di grano duro. “Alla concorrenza sleale dall’estero si sono sommati, gli effetti dell’aumento dei costi di produzione legato alla difficile situazione internazionale e quelli dei cambiamenti climatici, con la siccità che lo scorso anno ha tagliato la produzione”, ha concluso de Matteo.  La minor disponibilità di prodotto non ha però effetto sui prezzi pagati agli agricoltori, proprio a causa delle importazioni sleali di cereali coltivati usando spesso prodotti da anni vietati in Europa. Nella coltivazione del grano turco vengono usate, ad esempio, sostanze da anni vietate in Europa, dal Carbendazim, un fungicida sospettato di avere effetti cancerogeni, al Malathion un altro fungicida tossico per le api, dal Cyflutrin, insetticida anch’esso cancerogeno, al Glifosato, l’essiccante vietato in Italia in pre raccolta e usato anche sul grano canadese e su quello russo, che viene prodotto utilizzando un’altra sostanza non permessa nella Ue, l’erbicida Fenoxaprop P ethyl.Il grano ucraino viene, invece prodotto usando il Chlorothalonil, un fungicida sospetto cancerogeno.


Pubblicato il 18 Aprile 2025

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