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Le imprese chiudono i battenti e il tasso di disoccupazione cresce

Diminuiscono le imprese attive – e il dato è in controtendenza rispetto al resto della Puglia – e i lavoratori, con un costante incremento della disoccupazione a partire dal 2007, che riguarda in modo uniforme tutti i settori produttivi: dall’industria al commercio, dall’agricoltura all’artigianato.L’economia in Capitanata si conferma, quindi, in affanno.

E’ quanto emerge dal report annuale dell’Osservatorio provinciale 2014 redatto dall’ufficio statistica della Camera di Commercio di Foggia.Il numero di aziende iscritte al Registro delle Imprese si è ridotto dell’1,7%. Sono aumentate del 4.6% le aziende interessate da procedure concorsuali, mentre quelle in scioglimento e liquidazione sono diminuite del 15%.

Mentre in Italia, lo scorso anno, si è registrato un trend positivo con quasi 31 mila nuove unità, pari a un +0,51%, in provincia di Foggia il saldo tra imprese nate e cessate, per il terzo anno consecutivo, ha subìto un’altra contrazione.In Capitanata si è ulteriormente deteriorato il mercato del lavoro ed è diminuita la popolazione attiva.La disoccupazione ha raggiunto il 22%, il peggior risultato in Puglia; mediamente, quella giovanile ha oltrepassato il 60%.

Il corposo report è suddiviso in macrovoci che prendono in considerazione: il sistema d’impresa nel suo complesso; il mercato del lavoro; il commercio internazionale; il credito; il mercato immobiliare; il turismo; la dotazione infrastrutturale.

Particolarmente significativa anche l’analisi dedicata all’utilizzo in provincia di Foggia dei fondi strutturali Di rilievo, in conclusione, l’analisi complessiva dell’economia provinciale in questi ultimi dieci anni, caratterizzati dalla più importante crisi economica mondiale del dopoguerra. I dati principali evidenziano che nel 2014 il quadro macroeconomico generale ha di fatto aumentato la divaricazione rispetto al quadro regionale e nazionale. Il numero di aziende iscritte al Registro delle Imprese si è ridotto del 1,7%, di egual misura le diminuzioni delle unità attive (-1,7%). Sono aumentate le aziende interessate da procedure concorsuali (4,6%), mentre quelle in scioglimento/liquidazione sono diminuite del 15%. Un calo che riguarda in modo uniforme tutti i settori produttivi dall’industria al commercio, dall’agricoltura all’artigianato. Un dato in controtendenza rispetto al quadro nazionale e regionale. Mentre in Italia, infatti, nel 2014 si segnala un trend positivo con quasi 31mila nuove unità pari ad un +0,51% (una tendenza positiva che, pur con numeri minimi, si registra anche su base regionale), in provincia di Foggia il saldo tra imprese nate e cessate, per il terzo anno consecutivo, ha subito un’ulteriore significativa contrazione, pari a 1.235 unità (-1,8%).

In Capitanata nel 2014 si è ulteriormente deteriorato anche il mercato del lavoro ed è diminuita la popolazione attiva. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 22% ed è stato il peggior risultato se rapportato al dato regionale e a quello nazionale; mediamente, la disoccupazione giovanile ha  oltrepassato la soglia del 60%. La base occupazionale ha perso circa 6mila posti di lavoro e l’unico settore a presentare valori tendenzialmente positivi è stato quello industriale (circa 3mila unità in più). Per le vendite all’estero si registra una ulteriore contrazione (-5,23%) rispetto al periodo precedente, in controtendenza rispetto al quadro regionale contrassegnato dal segno positivo (1,94%), dovuto fondamentalmente alle ripresa delle attività di export della provincia di Taranto.Meno accentuata rispetto al 2013 la divaricazione tra raccolta finanziaria e prestiti alla comunità. Sono rimasti sostanzialmente stabili i depositi (+0,78%), si sono ulteriormente ridotti gli impieghi (-2,1%).

Si conferma ancora una volta che il gap infrastrutturale è il reale svantaggio competitivo della provincia di Foggia: fatto pari a 100 l’indice generale delle infrastrutture economiche nazionale, quello medio territoriale si posiziona su un valore di circa 64, e il divario aumenta rispetto al dato nazionale se si fa riferimento all’indice generale delle infrastrutture economiche e sociali (valore di circa 62 su 100).

In un quadro generale non esaltante vanno evidenziati i timidi segnali di ripresa che danno un barlume di speranza per la ripresa futura. L’analisi dettagliata delle nostre esportazioni evidenzia, pur in presenza di un segno meno nel dato complessivo, alcune significative performance. Il comparto della meccanica registra un aumento del 19,5% con una percentuale di oltre il 35% (oltre 250milioni di euro) sul totale del nostro export. Altro significativo incremento si registra nell’alimentare con un complessivo + 9,2%. Con l’exploit della filiera da forno e pastificazione (+ 31,9%) e frutta ed ortaggi (168milioni complessivi), con un +7,1%.Tra gli altri elementi positivi c’è da segnalare una timida ripresa del mercato immobiliare. Rispetto alle evidenti flessioni negli anni precedenti, le contrattazioni residenziali della Provincia sono aumentate del 7,1%; in tale contesto si segnala l’effetto trascinamento delle transazioni concluse nel Capoluogo che registrano, per il 2014, un incremento di circa il 17%. Il turismo, pur con i dati ufficiali relativi alla stagione 2013, conferma alcuni primati su base regionale come quello relativo al numero degli esercizi ricettivi alberghieri che rappresentano il 31% del totale.

Di notevole interesse nel report camerale i dati provenienti dagli “open data” messi a disposizione dal Dipartimento per lo sviluppo e la Coesione Economica relativi alla quantificazione delle risorse pubbliche intercettate dal territorio provinciale. Il monitoraggio provinciale si riferisce a 11.004 progetti presentati, 2,6miliardi sono le risorse monitorate, di questi 988,7milioni di euro sono i pagamenti monitorati. Per quello che riguarda le modalità di impegno, il 51% è per l’acquisto di beni e servizi, il 25% (2.797 progetti) in incentivi alle imprese, il 14% circa (1.593 progetti) sono quelli che riguardano i contributi alle persone, il 9% (951 progetti) sono i progetti dedicati alle infrastrutture. Il peso finanziario dei progetti monitorati ribalta completamente la distribuzione appena vista. Le infrastrutture infatti “pesano” per il 71% delle risorse finanziarie intercettate, gli incentivi alle imprese solo per il 9%, i contributi alle persone per il 2% e l’acquisto di beni e servizi per il 18%.(g.pd)


Pubblicato il 4 Luglio 2015

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