Cultura e Spettacoli

Le donne e il teatro, a Foggia fu guerra

Non era facile nel Mezzogiorno fare teatro nel Settecento. Il potere della Chiesa e il carattere pudibondo dell’Autorità civile costringevano i teatranti a mendicare i necessari permessi, molto spesso negati. Nella seconda metà del XVIII secolo a Foggia se ne videro di belle :. “Io mi ricordo benissimo – scriveva l’Uditore Pirelli il 24 aprile 1766, a proposito di un permesso domandato a quel tempo da un Girolamo De Curtis – che moltissimi anni addietro si recitò un’opera di queste in musica a Foggia in tempo di fiera e per quanto allor ne intesi so ben ancora che, presi molti di quei ricchi massari dall’ingannevole apparente liscio di quelle donne da teatro, ne pagarono i favori a caro prezzo e ne ritrassero quindi il triste compensamento di quei feroci dolori che sono inseparabili dal dissoluto attaccamento colle medesime” (si beccarono la sifilide – n.d.r.). Nel 1770 fu dato il permesso ad altro commediante ma solo per commedie “con soli uomini, senza mistura di donne, per lo stesso motivo di evitare il male del popolo”. Nel 1771 furono i maggiori rappresentanti della città a premere perché si potesse fare teatro ‘vero’, ma l’Uditore rispose implacabilmente che “quei signori in luogo di pensare a far divertire la gente e di rovinarla colle rappresentazioni che si fanno da donne camminanti, farebbero assai meglio se prendessero cura governando di farla attendere alla coltura della campagna, alla pastura degli armenti e con farla abbondare di commestibili e altre cose necessarie al vitto”. Tuttavia nel 1775 si finì col cedere alle insistenze dell’impresario Orazio Corrado. Nella circostanza l’incarico di vegliare sulla pubblica moralità era stato affidato al Fiscale della Regia Dogana, Carlo Maria Valletta. Ma il Valletta, vecchio e malato com’era, lasciava che ne disponesse la sua giovane moglie. Costei, ambiziosa e desiderosa d’essere corteggiata, non vedendosi ossequiata come voleva dalla prima attrice Maria Marsusi, prese a perseguitarla pesantemente. Una volta “le fece intimare l’arresto e sospese le recite per quindici giorni”. E l’accusava d’essersi recata col suo corteggiatore il capitano Vincenzo Bruno ed altri al convento dei Padri Francescani di Gesù e Maria, dove erano stati “complimentati” da uno di quei padri, Padre Guerra, con non poco scandalo e meraviglia di tutti. Il fatto, divenuto di pubblico domino, spaccò in due l’opinione pubblica. L’acme venne toccato una sera di novembre. E qui lasciamo la parola a Benedetto Croce, autore di un inestimabile ‘I teatri di Napoli’, che attinge dalle tante ”carte varie” che consultò : Una sera del novembre’75, recitandosi ‘La locandiera di Spirito’,” dopo ché da una delle cantanti si diceva nei recitativi le parole ‘Mamma Signora’, queste medesime parole si ripigliarono poi con affettate voci d’applauso dal capitano Vincenzo Bruno ed altri in dispregio della moglie di esso avvocato fiscale che con i termini appunto di Mamma Signora soleva chiamare la madre e così ancora lei si faceva chiamare dal figlio”. Il povero vecchio Valletta, stanco di queste lotte, ottenne d’essere esonerato dall’incarico del teatri che fu affidato al nuovo Preside, Marchese Danza.

Italo Interesse


Pubblicato il 25 Maggio 2016

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio