Le braccia, la fatica e la canzone di sempre
Nel 1790 il Re di Napoli inviava in Capitanata un suo fiduciario, Giuseppe Maria Galanti, perché relazionasse sullo stato delle cose. Il 27 settembre del 1791 giungeva a Napoli l’attesa Relazione. Il quadro che Galanti dipinge dell’economia rurale nel foggiano è sconfortante. Il sistema si presenta arcaico, superato alle soglie della rivoluzione industriale. La monocoltura e la concentrazione di terra e capitali nelle mani di pochi sono alla base di un’economia asfittica e senza futuro. Ma c’è di più. A complicare la situazione ecco un fattore inatteso : l’assoluta carenza di manodopera, strettamente legata alla estrema rarefazione della popolazione sul territorio. Essendo pochissime le ‘braccia’ reperibili in loco per i lavori di aratura, mietitura e trebbiatura, i grandi proprietari si vedono costretti a cercare manodopera ben oltre le mura di casa. Il fenomeno, quello della migrazione stagionale della manodopera, è plurisecolare : “I Pugliesi non sono quelli che arano, zappano, mietono. Non ve ne sono che lo potessero fare o sapessero fare. Vengono dall’Abruzzo gli aratori, ed i mietitori dalla Peucezia (la Terra di Bari e il suo entroterra – ndr)… Se piacesse a costoro di comblottarsi (sic) e non discendere in un anno nella Puglia i Pugliesi perderebbero l’intero raccolto” (qui il concetto geografico di Puglia è limitato a Capitanata e Tavoliere). L’ingaggio avviene per mezzo di un accordo fra emissari dei proprietari delle masserie e gli ‘antenieri’, i rappresentati dei lavoratori delle altre province, che hanno tutto l’interesse a sfruttare tale opportunità in un periodo come la tarda primavera in cui le occasioni di lavoro si contraggono nei luoghi d’origine. Magro affare, comunque. Spesso questi emigranti a breve raggio si ammalano di malaria e ancora più spesso “la loro giusta mercede è dimidiata, con frodi, con pretesti, e con false misure dell’ingordigia, anzi dirò meglio, dalla iniquità, e dall’inumana barbarie di qualcuno de’ proprietari”. La conclusione del Galanti è desolante : “Così la Daunia, povera essa di uomini, impoverisce di uomini le altre Provincie, e come un vampiro succhia il sangue de’ poveri di tutto il Regno”. Duecentoventiquattro anni ci separano dalla relazione del fiduciario del Borbone. E’ cambiato qualcosa? Il sistema economico in Capitanata si è certamente modernizzato e l’area non è più spopolata come una volta. Ugualmente non produce manodopera, che continua ad arrivare da lontano. E questa volta da assai più lontano che un tempo : dal terzo mondo. Schiavizzati di fatto e pagati quanto basta a rinviare il problema della fame al giorno dopo, operai divisi in squadre sgobbano sotto il solleone raccogliendo, stivando e caricando miliardi di pomodori. Ogni tanto qualcuno si sente male. Ogni tanto qualcuno muore…
Italo Interesse
Pubblicato il 7 Novembre 2015