L’Associazione dei diritti dei consumatori teme un possibile crak della Popolare di Bari
I nuovi parametri di negoziazione per le azioni Banca Popolare di Bari in vigore all’Hi-Mtf, ossia al mercato ristretto dei titoli finanziari non quotati in Borsa, da lunedì scorso hanno subito un ulteriore ribasso nella banda di oscillazione dei valori di offerta ed acquisto dei titoli di detto importante Istituto bancario meridionale. A darne notizia è l’Aduc (Associazione diritti dei consumatori) con una nota a firma del proprio responsabile nazionale per la tutela del risparmio, Giuseppe D’Orta, che nel dare la notizia ha così commentato: “A fine giugno era terminato il primo anno di negoziazioni, periodo in cui il regolamento del circuito ha consentito di rallentare il crack delle quotazioni da noi annunciato un anno e mezzo fa”. E, proseguendo, ha aggiunto: “Le regole attuali sono invece meno stringenti”. Infatti, ha poi chiarito D’Orta, “già due mesi fa era stato possibile far passare il prezzo minimo di inserimento delle proposte da Euro 5,40 a 3,89, ed in occasione dell’odierna revisione delle bande di oscillazione emerge un minimo a 2,38 Euro”. Azioni, quelle della Banca popolare barese, che – come si ricorderà – fino a qualche anno fa erano negoziate a 9,5 Euro ed il cui prezzo già nella primavera del 2016, dopo l’approvazione del Bilancio societario del 2015, fu abbassato a 7,5 Euro. Da allora, poi, è stato una continua ed inarrestabile discesa di valore per le azione della Banca popolare di Bari, fino ad dato odierno che vede il loro prezzo di minimo poco al di sopra di 2 Euro. Però, avverte anche nella stessa nota l’Aduc: “Anche stavolta è inutile farsi illusioni” perché – secondo le previsioni di Aduc – nemmeno a 2,38 Euro ci saranno compratori per gli svariati milioni di pezzi che gli azionisti del noto Istituto bancario barese hanno dato da tempo disposizioni a vendere. D’Orta, inoltre, ha rilevato che dalla fine di giugno sono scambiate all’Hi-Mtf anche le obbligazioni subordinate della Bpb con scadenza al 30/12/2021 (codice IT0005067019) remunerate al tasso cedolare del 6,5%. Ed anche per questi bond era stato fissato un prezzo di partenza al di fuori dalla logica di Euro 96,49, a cui prezzo molti possessori di questo titolo di credito di Bpb hanno subito manifestato l’intenzione di vendere, ipotizzando di poter spuntare quel valore. In realtà – ha fatto notare D’Orta nel comunicato a sua firma – “i pochi obbligazionisti realmente informati hanno invece potuto vendere nel corso delle prime settimane di scambi a 82, a 85 ed anche a 87 Euro, mentre ora il prezzo è inferiore a 70 dopo essersi avvicinato moltissimo, a metà agosto, a quota 60 Euro”. Ossia al 60% del loro valore nominale, quando mancano appena tre anni alla scadenza del titolo obbligazionario e la remunerazione complessiva ancora da incassare fino a tale data sarà di appena il 19,5% del loro valore di acquisto. Pertanto, se la loro quotazione al ribasso si fermasse al valore predetto, la perdita che potrebbero subire i possessori dette obbligazioni sarebbe già consistente. In fine, l’Aduc nel comunicato con cui ha informato dei recenti nuovi parametri di negoziazione al Hi-Mtf dei titoli azionari ed obbligazionari subordinati di Bpb ha pure reso noto che ai primi di Agosto “la Popolare di Bari ha emanato la Relazione semestrale che vede una perdita di 100,9 milioni di Euro dovuta all’azzeramento degli avviamenti per 75,2 milioni di Euro e a rettifiche su crediti per 64,9 milioni di Euro”, ricordando che nel frattempo, la trasformazione dell’Istituto bancario amministrato da Marco Iacobini da società cooperativa in società per azioni, annunciata in un primo momento per settembre, è stata invece rinviata al prossimo dicembre. Alla luce dei dati resi noti è la stessa Aduc a ritenere che la situazione della Bpb non sia affatto rassicurante e, pertanto, conclude il comunicato con l’invito a quanti abbiano interesse, tra gli azionisti ed obbligazionisti di Bpb, ad avvalersi quanto prima del proprio servizio di consulenza ed assistenza, per tentare di limitare gli ulteriori danni che potrebbero derivare agli investimenti a suo tempo effettuati da loro. Ma notizie più precise circa la reale situazione economica e finanziaria dell’Istituto bancario barese, più che dal mercato ristretto dei titoli non quotati, si attendono evidentemente dagli Organi statali di vigilanza, ovvero dalla Banca d’Italia e dal Governo nazionale, che attraverso il Mef (Ministero dell’economia e finanza) potrebbe pronunciarsi con chiarezza circa il futuro dell’importante Istituto di credito barese.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 30 Agosto 2018