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L’assessore Di Gioia è stato di parola: confermate le dimissioni

E’ stato di parola l’assessore (ormai ex) all’Agricoltura della giunta Emiliano, il foggiano Leo Di Gioia, sull’annuncio di dimissioni irrevocabili anticipato lunedì scorso, dopo che il Presidente della Regione aveva incontrato la delegazione dei “Gilet arancioni” che, per protesta contro la grave situazione del comparto nella nostra regione, avevano sfilato in massa con 150 trattori al seguito per le vie di Bari. Infatti, Di Gioia è stato irremovibile nell’intento di dimettersi anche dopo il colloquio riservato avuto giovedì scorso con il governatore Emiliano, che non è riuscito a dissuaderlo dal proposito. E, prima di lasciare definitivamente la delega, Di Gioia ha voluto incontrare gli operatori dell’informazione per chiarire i motivi dell’abbandono, che a chiare lettere sono di natura esclusivamente politica, come ha sottolineato lo stesso Di Gioia nel corso dell’incontro con i giornalisti. Di Gioia si è dimesso dall’incarico, come aveva annunciato, in polemica con il presidente Emiliano, che – a suo dire – lo avrebbe “messo sullo sfondo e considerato parte del problema” nell’affrontare le vertenze del settore. La sua “esuberanza – ha detto l’ormai ex assessore pugliese all’Agricoltura nel corso della sua conferenza stampa – a volte gli impedisce di guardare il particolare e io sono il particolare che Emiliano ha trascurato”. “Io penso che il presidente Emiliano – ha poi sottolineato Di Gioia – abbia caratterialmente la propensione ad entrare in tutte le materie e questo attiene al suo rapporto con gli elettori ed è nelle sue prerogative. So bene di essere un delegato del presidente, ma non può ergersi in corso d’opera a risolutore di situazioni che anche lui come me ha contribuito a creare, traslando le questioni politiche da questi uffici (ndr  – l’Assessorato) a quelli che stanno 500 metri più avanti (ndr – ossia la Presidenza sul Lungomare barese Nazario Sauro)”, perché “credo che non sia onesto nei miei confronti e nei confronti degli agricoltori”.   “Emiliano può sempre occuparsi di agricoltura” –  ha ribadito inoltre Di Gioia – però  “deve avere il garbo di venire in assessorato e partecipare a tutti i tavoli di concertazione”, perché “non può essere la vertenza dei Gilet arancioni o della Coldiretti risolta solo cambiando lo scenario”. Di Gioia ha parlato anche di “errori fatti” e di una “necessaria operazione verità” con riferimento all’attività dell’assessorato che ha guidato negli ultimi 3 anni e mezzo, definendo le sue dimissioni come uno “stimolo per cambiare”. “Consegno la delega all’Agricoltura al presidente Emiliano – ha detto ancora l’assessore dimissionario – insieme con una piccolo testamento di quello che è assolutamente irrealizzabile se non adottando strumenti straordinari: potenziare il personale, chiarire se ci sono risorse, nominare nuovi dirigenti che abbiano la forza di formare atti complicati, far partire subito nuovi bandi”.  Di Gioia ha poi ripercorso le principali attività dell’Assessorato e soprattutto le principali criticità presenti nel comparto che vanno dai fondi del Psr alla questione Xylella. Ed ha precisato: “Non voglio mascherare dimissioni politiche in una sorta di rimando di responsabilità ad altri. Io mi assumo la responsabilità di quello che abbiamo fatto – ha evidenziato ancora Di Gioia – e in alcuni casi ne sono orgoglioso. Però, c’è da dire che per fare l’assessore all’Agricoltura c’è bisogno di una totale copertura politica da parte del presidente, che non significa autonomia gestionale, ma significa sapere che il presidente usa il suo ruolo per mediare il mio rapporto con quello degli altri, per mettere l’Agricoltura come primo elemento della nostra strategia”. “Non penso – ha continuato Di Gioia – che il Presidente sia un super assessore, uno che sta sopra l’assessore con eguali funzioni, penso che sia un assessore speciale, che ha funzioni diverse, che deve fare cose aggiuntive, che mi deve dare la forza e la possibilità di risolvere le cose”. “Se tutto questo forse non é stato chiaro in questi tre anni e mezzo – ha concluso l’ (ex) assessore  – spero che le mie dimissioni lo abbiano palesato in maniera cristallina, in maniera tale che, al netto del fatto che io vado via, il Presidente prenda in carico questa responsabilità”. Parole chiare ed inequivocabili quelle usate da Di Gioia a giustificazione delle sue dimissioni irrevocabili dall’incarico assessorile. Frasi che per gli 8 consiglieri regionali del M5S sono la “conferma del fallimento di Emiliano sull’Agricoltura” e che comunque “giungono troppo tardi per rimediare”. Mentre per i consiglieri regionali “fittiani” di Dit sono “parole di verità” quelle dell’assessore dimessosi e che sono le stesse dette da loro da ben tre anni e mezzo, ma non ascoltate. Anche per il segretario pugliese della Lega, Andrea Caroppo, le dimissioni dell’assessore Di Gioia sono la conferma del “fallimento conclamato di Emiliano” alla guida di una Regione che dal suo arrivo ha visto dimettersi ben sei assessori, di cui uno (Giovanni Giannini) è “uscito e poi rientrato da una porta girevole”. Infatti, ha commentato Caroppo: “non c’è un settore strategico e vitale per lo sviluppo della Puglia che non sia passato sotto le forche caudine, pagando il prezzo delle decisioni scellerate di Emiliano. Dalla Cultura allo Sviluppo Economico, dall’Ambiente ai Trasporti. Solo la Sanità è una delega ‘salda’ perché la trattiene Emiliano, con i risultati catastrofici che ogni cittadino-paziente conosce e patisce sulla sua pelle”. “Un fallimento conclamato di Emiliano – ha concluso l’esponente di Matteo Salvini alla Regione Puglia – che ha prodotto per i cittadini solo tasse, disservizi e stallo dell’economia regionale”. Sulla stessa lunghezza d’onda degli altri rappresentati dell’opposizione di centrodestra nell’Aula di via Capruzzianche il consigliere pugliese di ‘Fratelll d’Italia’, Erio Congedo, per il quale “Xylella, Psr, gelate, sono già
sufficienti a descrivere il fallimento delle politiche della Regione”. Invece dai protagonisti (Coldiretti e Gilet arancioni) delle proteste dei giorni scorsi del mondo agricolo pugliese e che in effetti sono state poi causa della recente rottura tra il governatore Emiliano e l’assessore all’Agricoltura Di Gioia sono giunte, da un lato, parole di apprezzamento per la “lucidità ed onestà” di Di Gioia sulla situazione agricola pugliese e, dall’altra, di auspicio per un cambio di passo della Regione. Infatti, per il portavoce dei “gilet arancioni”, Onofrio Spagnoletti Zeuli, “l’assessore Di Gioia ha fatto luce con lucidità ed onestà intellettuale sulla situazione dell’agricoltura in Puglia e ha chiarito quello che pensiamo da sempre: a parole l’agricoltura è una priorità, ma nei fatti è tutt’altro”. Mentre per il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, “serve un deciso cambio di passo di tutta l’amministrazione regionale” sui temi dell’agricoltura che “deve divenire centrale nell’azione di Governo regionale, così come finora non é stato”. Cambio di passo chiesto anche dai ‘Gilet arancioni” che attraverso Spagnoletti hanno esortato il governatore Emiliano, avvertendolo: “Torneremo a rimarcare, già dal tavolo di domani, i problemi e a richiedere soluzioni, ma tutti sappiano che è finito il tempo dei giochini politici ed è arrivato invece il tempo dei fatti”. Ora, però, per l’Agricoltura pugliese c’è solo da sperare che il governatore Emiliano nella scelta del successore di Di Gioia non faccia ulteriori danni al settore ed affidi ad un esponente sulla base delle competenze e non soltanto delle usuali spartizioni politiche, come purtroppo ha spesso fatto nel corso del suo governatorato regionale, visto che è fin troppo chiaro che forse le uniche “campagne” che interessano davvero ad Emiliano sono quelle elettorali.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 12 Gennaio 2019

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