L’annata in corso è tra le peggiori per l’olivicoltura pugliese
E’ iniziata ed è terminata appena dopo qualche settimana la campagna olearia del 2018/2019. Infatti, il periodo di raccolta delle olive quest’anno si è concluso almeno con due mesi d’anticipo rispetto alle usuali annate per mancanza di prodotto e con la perdita, quindi, di circa un milione di giornate lavorative nel comparto. Il grido di dolore è del Consorzio nazionale “Italia Olivicola” che con una nota ha definito la campagna olearia di quest’anno come la “peggiore annata del secolo” che ha colpito in particolar modo le tre regioni più olivetate d’Italia, ossia la Puglia, la Calabria e la Sicilia. Infatti, riferisce il Consorzio, la raccolta delle olive che in queste tre regioni trova solitamente a dicembre il suo culmine, quest’anno può già considerarsi conclusa quasi dappertutto con almeno due mesi di anticipo. Di conseguenza frantoi chiusi, oleifici cooperativi completamente inoperosi, prodotto che scarseggia ed oltre un milione di giornate lavorative andate in fumo. E questo è il quadro drammatico dell’olivicoltura italiana descritto nella nota di “Italia olivicola” che è alla prese con una delle peggiori annate di sempre per gli operatori del settore. Vale a dire di tutti gli operatori della filiera dell’olio d’oliva, ovvero produttori olivicoli, aziende di trasformazione, di confezionamento e soggetti di intermediazione. Le cause della bassissima produzione di olive in questa annata sono state soprattutto le gelate di fine febbraio, ma anche il maltempo che ha investito l’Italia in queste settimane e, quindi, proprio nel periodo cruciale per la raccolta delle olive. La situazione più critica – si rileva inoltre nella nota del Consorzio – si registra ovviamente in Puglia, da sempre polmone olivicolo nazionale. Infatti, nella zona più importante della produzione italiana di olio d’oliva, le province di Bari e Bat, il calo produttivo sfiora il 90% rispetto al quantitativo complessivo dello scorso anno. In particolare, a Corato, Andria, Ruvo di Puglia, Bitonto, città vocate all’olivicoltura, molte aziende di trasformazione hanno già chiuso i battenti, mentre alcune non hanno nemmeno iniziato a lavorare. Mentre nel Salento, dove la strage di ulivi causata dalla Xylella continua senza alcun tentativo di rimedio, l’olivicoltura è praticamente rasa al suolo. Lo scenario non è migliore nelle altre due regioni più olivicole d’Italia, Calabria e Sicilia, che registrano pesantissime perdite di prodotto a causa dalle recenti abbondanti precipitazioni piovose.
Per cui nelle campagne pugliesi, calabresi e siciliane nella stagione in corso non c’è stata la frenetica attività che di solito caratterizza i mesi che vanno da ottobre a febbraio, che offre a migliaia di braccianti agricoli la possibilità di trovare un impegno occupazionale utile per il bilancio economico familiare. L’ufficio studi di “Italia olivicola” ha stimato la perdita di un milione di giornate di lavoro solo per la manodopera a tempo determinato assunta dalle imprese olivicole durante la fase di raccolta. Nelle campagne di Puglia, Sicilia e Calabria “È tutto fermo da settimane” ha dichiarato nella nota Gennaro Sicolo, presidente del Consorzio Italia Olivicola, che è tra le più rappresentative organizzazioni del settore, spiegando che “negli oliveti, nei frantoi, nelle cooperative non c’è lavoro, perché manca la materia prima di base e questo è un danno enorme per l’economia di ampi territori specializzati nell’olivicoltura”. Di qui un appello di Sicolo ai politici regionali e nazionali “affinché si prenda atto della crisi del sistema olivicolo italiano e vengano attivate misure straordinarie per arginare l’impatto devastante che la mancata produzione determina a carico di tutti gli operatori della filiera”. “In questo periodo così difficile – ha proseguito il presidente di ‘Italia olivicola’ – bisogna assolutamente aumentare i controlli sugli oli provenienti da altri Paesi affinché non siano spacciati per italiani attraverso carteggi e magheggi vari”. L’appello di Sicolo si conclude con la richiesta al governo giallo-verde del presidente Giuseppe Conte e, più in particolare, al ministro per le Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, di “un tavolo anti crisi interministeriale per mettere in campo iniziative volte a ridare ossigeno ai frantoi oleari, agli oleifici cooperativi, e per avviare un concreto confronto che porti al varo del nuovo Piano olivicolo nazionale in grado di rilanciare uno dei settori principali dell’agricoltura italiana”. Una richiesta legittima per un settore, quello olivicolo per l’appunto, che quando non è in crisi per le calamità naturali, lo è per il calo dei prezzi praticati all’ingrosso per l’olio extra vergine di oliva e causato da frodi e la concorrenza sleale favorite da eccessi di importazioni di olio d’oliva soprattutto da Paesi nordafricani (Tunisia e Marocco). Per la cronaca, si riferisce che un primo importante finanziamento da 30 milioni di Euro sta per essere impegnato a favore della Puglia attraverso il Fondo europeo Sviluppo e Coesione (FSC) 2014-2020, per il Piano d’azione anti-Xylella. Si tratta di una prima tranche che il Ministro per il Sud, guidato dalla parlamentare salentina Barbara Lezzi del M5S, metterebbe a disposizione della Regione di concerto con il Ministero per le Politiche agricole, per far fronte ai danni provocati al comparto olivicolo dalla batteriosi responsabile del disseccamento rapido degli ulivi. E questo di certo è un primo passo utile per ridare fiato agli agricoltori pugliesi che finora hanno subito danni dalla Xylella. Sicuramente saranno necessari ulteriori e consistenti risorse finanziarie per mettere in atto tutti gli interventi utili al la ripresa economica e produttiva dell’olivicoltura pugliese e per ridare un futuro al paesaggio olivicolo devastato dalla Xylella nella nostra regione. Per cui, anche alla luce delle recenti denuncie sullo stato di crisi produttiva, c’è da augurarsi che l’attenzione del Governo nazionale alla Puglia per il settore olivicolo non si fermi solo al provvedimento annunciato.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 23 Novembre 2018