L’accordo per i fondi di coesione non soddisfa molte amministrazioni locali
Un’interrogazione al riguardo è stata presentata al neo ministro per il Sud e il Pnrr, Tommaso Foti (Fdi), dai pentastellati pugliesi Donno e Turco
L’accordo sottoscritto il 27 novembre scorso a Bari dal governatore pugliese Michele Emiliano e dalla premier Giorgia Meloni ha destinato alla Puglia circa 6,5 miliardi di Euro, per i fondi di sviluppo e coesione della nostra realtà regionale. Risorse che in Puglia però, secondo il responsabile pugliese del M5S, l’on. Leonardo Donno, e del senatore pentastellato tarantino e vice di Giuseppe Conte al vertice nazionale del M5S, Mario Turco, sarebbero sbilanciate a favore di alcune Amministrazioni e territori e, quindi, a svantaggio di altri. Infatti, con una nota congiunta i citati due esponenti pugliesi del M5S hanno annunciato di aver presentato un’interrogazione al governo Meloni che vede come primo firmatario Donno, per chiedere alcune spiegazioni sui fondi assegnati alla Puglia, onde evitare eventuali iniquità ed opacità politico-istituzionali. Difatti, Donno e Turco hanno affermato che “l’esclusione di diversi Comuni pugliesi dall’assegnazione delle risorse derivanti dal recente Accordo per la coesione siglato dal governo Meloni, con la regia dell’ex ministro Fitto, e dal presidente della Regione Puglia, Emiliano, deve essere chiarita al più presto”, perché “in questi giorni sono stati tanti i Primi cittadini (ndr – pugliesi) a lamentare l’esclusione delle proprie Amministrazioni dall’assegnazione delle risorse nazionali per la coesione del ciclo 2021-2027, di cui la parte prevalente è data dal Fondo per lo sviluppo e la coesione”. E, proseguendo, hanno fatto presente che non solo i Primi cittadini, ma anche alcuni consiglieri regionali “hanno evidenziato, in particolare, l’assenza di una visione strategica e il disinteresse a ridurre le differenze riguardanti i territori” che compongono il variegato tessuto regionale pugliese. Mentre, hanno ricordato Donno e Turco, “il principio alla base delle finalità dei fondi per la coesione territoriale” è proprio quello di sostenere lo sviluppo delle aree più disagiate, al fine di attenuare le differenze attualmente esistenti con le realtà regionali più sviluppate e meglio equipaggiata sotto l’aspetto economico-sociale. “Tutto ciò – hanno poi rilevato di due parlamentari pugliesi del M5S – si traduce in uno sbilanciamento a favore di alcune Amministrazioni e territori a svantaggio di altri”. Motivo, questo, per il quale Donno e Turco hanno affermato di aver presentato un’interrogazione parlamentare al neo ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr, Tommaso Foti di Fdi, che da lunedì scorso è subentrato a Fitto, insediatosi – come è noto – nel ruolo di commissario europeo in quota all’Italia. Il duo Donno e Turco, nella nota, hanno anche affermato: “Chiediamo di fare chiarezza al fine di scongiurare qualsiasi iniquità di trattamento e opacità politico-istituzionale”, dichiarandosi
nei prossimi giorni siamo disponibili “a sostenere le ragioni delle diverse Amministrazioni ed a valutare la possibilità, qualora fosse ritenuto opportuno, di organizzare un incontro per presentare al governo un documento di sintesi di tutte le opere meritevoli di attenzione e di urgenza, che risultano privi di copertura finanziaria”. Quindi, stante alle affermazioni di questi due esponenti parlamentari pugliesi del M5S, la recente intesa sui Fondi di coesione per il periodo 2021-2027, tra il presidente Emiliano e la premier Meloni, non sarebbe – così come rappresentato dalla narrazione di ambo le parti sottoscrittici – un’intesa tutta “rose e fiori” per la realtà pugliese, ma fatta soprattutto di “luci e tante ombre”, perché non accontenterebbe in modo soddisfacente proprio quelle parti di territorio regionale che forse ha più bisogno di risorse per lo sviluppo. Un accodo, quindi, che verosimilmente privilegerebbe le diverse realtà pugliesi soltanto sulla base di criteri politici e non anche economici. Da non dimenticare, infatti, che ben il 23% di questi Fsc sono destinati a finanziare interventi nella provincia di Bari ed il 21% in quella di Lecce. L’altro 56% interesserà le restanti quattro province pugliesi. Un dato, questo, che meriterebbe anch’esso, forse, di essere approfondito.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 7 Dicembre 2024