“L’abate Telera da Manfredonia, esegeta di Celestino V”
Ci sono storie che fermano il tempo, o meglio recuperano e rendono merito a quella memoria storica che, con l’incessante scorrere degli anni e l’avanzare delle tecnologie, rischia immeritatamente di cadere nell’oblio. Parte di un passato che tratteggia l’identità e la cultura odierna (non solo a livello locale), che, quindi, non può e non deve essere ignoto. Ai tempi delle comunicazioni ultraveloci e digitali, ecco il prezioso e certosino lavoro di Giacomo Telera, che tra biblioteche e migliaia di impolverati documenti cartacei, ha condotto una ricerca dal titolo ‘L’abate Telera da Manfredonia, esegeta di Celestino V’. Il saggio storico, che segna l’esordio del giovane manfredoniano (un libro di 327 pagine, suddiviso in tre parti, edito per la Collana di ricerca storica da Andrea Pacilli Editore), sarà presentato a Manfredonia venerdì 16 marzo alle ore 18.30 presso l’Auditorium “Cristanziano Serricchio” di Palazzo Celestini alla presenza dell’autore, del sindaco Angelo Riccardi, di Saverio Mazzone (Amministratore Unico dell’Agenzia del Turismo), di Caterina Comino (archivista, paleografa, diplomatista) e Pasquale Ognissanti (Fondatore dell’Archivio Sipontino). A coordinare l’incontro, patrocinato da Comune e Agenzia del Turismo (da un biennio all’opera con profitto per recuperare e valorizzare la storia e la cultura locale), l’editore Andrea Pacilli.‘L’abate Telera da Manfredonia, esegeta di Celestino V’ si ritaglia autorevolmente uno spazio di primo piano nella prestigiosa serie di pubblicazioni riguardanti la storia e le vicende culturali locali: la prima parte è biografica e si sviluppa in 16 capitoli; la seconda è la trascrizione di 28 importantissimi documenti (7 sono in latino) riguardanti l’abate, avo dello scrittore; la terza ed ultima parte riguarda le cronotassi abbaziali dei 39 monasteri celestini d’Italia, relative al periodo compreso tra il 1630 e il 1664. Ventotto le immagini presenti, delle quali 3 autorizzate dal Polo Museale d’Abruzzo e 2 dalla Biblioteca Malatestiana di Cesena, e ben 1090 le note a piè di pagina. Un lavoro certosino, è proprio il caso di dire, che ha visto il trentaseienne sipontino, funzionario pubblico e membro dell’Archivio Storico Sipontino e del Nuovo Centro Documentazione Storica di Manfredonia, girare in lungo e in largo, nell’arco degli ultimi sei anni, per acquisire testimonianze dirette, attraverso documenti custoditi in più di 40 luoghi, tra gli archivi e le biblioteche che sono stati teatro delle ricerche dello storiografo manfredoniano.Dalla Biblioteque de l’Arsenal di Parigi alla sezione di Palmi dell’Archivio di Stato di Reggio Calabria, sono più di 80 i libri e i manoscritti consultati e citati nella pubblicazione di Giacomo Telera. Migliaia, poi, i documenti analizzati, soprattutto rogiti notarili, per ricostruire con precisione la figura dell’abate Celestino Telera: dottore di Sacra teologia e storico. Alcuni elaborati dell’abate Telera furono pubblicati, altri rimasero manoscritti e altri ancora sono andati perduti. Il più importante, che lo ha consacrato “uomo illustre nelle lettere nel Regno di Napoli” è ‘Historie Sagre degli huomini illustri per santità della Congregatione de Celestini’ (1648); successivamente raccolse, trascrisse, riordinò e migliorò gli opuscoli composti da Pietro del Morrone, dando alle stampe, nel 1640, ‘S. Petri Caelestini PP.V. Opuscula Omnia’.Rimase manoscritto, invece, il ‘Tractatus de Indulgentia’ (1638). Questi testi vennero elaborati nel peregrinare da un monastero all’altro, durante l’ascesa ai vari gradi dell’Ordine monastico di appartenenza, che portò Telera al grado più elevato, per l’appunto quello di abate generale.
Pubblicato il 13 Marzo 2018