La vertenza della Sangalli Vetro sul tavolo di Mattarella
La vertenza degli operai della Sangalli Vetro di Manfredonia arriva sul tavolo del Presidente della Repubblica grazie ad una lettera del vicepresidente della Camera dei Deputati Luigi Di Maio che alcuni giorni fa, insieme alle consigliere regionali M5S Rosa Barone e Antonella Laricchia, ha incontrato in Puglia gli operai dell’azienda “in presidio permanente davanti lo stabilimento da quasi un anno a seguito del concordato liquidatorio dell’azienda che tiene nel limbo i lavoratori stessi”. Nella missiva inviata dal vice presidente della Camera al Presidente Mattarella si leggono parole di elogio per uno stabilimento “costruito nei primi anni ‘2000 grazie ai fondi per il sud” ma che nel dicembre 2014 “la proprieta’ ha ritenuto di chiudere lasciando nella disperazione decine di lavoratori e le loro famiglie. In questo caso, – prosegue Luigi Di Maio – al danno sembrerebbe aggiungersi la beffa: i dipendenti denunciano che il Governo starebbe dirottando i potenziali investitori verso lo stabilimento di San Giorgio di Nogaro in provincia di Udine, dove si trova l’altra sede della Sangalli. Se questa denuncia dovesse corrispondere al vero sarebbe un atto molto grave”. “I dipendenti, benche’ da oltre un anno non percepiscano l’assegno di cassa integrazione, desiderano solo tornare a lavoro e chiedono che il Ministero dello sviluppo economico, attraverso l’advisor nominato, non ostacoli gli interessi della Sangalli pugliese, senza per questo dover innescare un conflitto con i colleghi friulani”. La missiva si conclude con la richiesta di un intervento in prima persona da parte di Mattarella: ”Signor Presidente della Repubblica, mi rivolgo a Lei, come me uomo del Sud, per sensibilizzarLa su questa vicenda che in realtà assomiglia a tante altre (non è un caso che a poche centinaia di metri dalla Sangalli la stessa sorte la stia vivendo la Vetrotec Due), per la pessima prassi con cui alcuni sedicenti imprenditori prima sfruttano i finanziamenti pubblici, salvo poi decidere di delocalizzare le produzioni in altri paesi, dove magari possono ottenere un minor costo della mano d’opera. Ciò è vergognoso, – prosegue Di Maio – non solo perché spesso minori costi della mano d’opera corrispondono anche a ben peggiori condizioni di lavoro e a minori diritti, ma anche perché non è possibile socializzare le perdite, percepire i finanziamenti dello Stato e poi privatizzare gli utili, chiudendo gli stabilimenti e lasciando così migliaia di nostri concittadini senza lavoro. – e conclude – Proprio per questo, Le chiedo, nell’ambito dei Suoi poteri di moral suasion, di interessare le Istituzioni competenti, affinché non si permetta un’altra volta, l’ennesima, che lo Stato si faccia raggirare da personaggi senza scrupoli. A mio modesto avviso, occorre affermare che quello stabilimento è un baluardo dello sviluppo del Mezzogiorno finanziato con i soldi dei cittadini”.
Pubblicato il 12 Novembre 2015