La mozione di sfiducia a Emiliano ricompatta la risicata maggioranza di centrosinistra
In realtà nessun consigliere è forse disposto a perdere neanche pochi mesi di stipendio che può ricevere fino alla scadenza naturale della legislatura
Il rischio che il Consiglio regionale pugliese si sciogliesse con qualche mese d’anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura, a causa di un eventuale accoglimento da parte dell’Assemblea della mozione di sfiducia di “Fratelli d’Italia” al governatore Michele Emiliano, è stato sventato già prima che la mozione ginga in Aula. Infatti, la risicatissima maggioranza di centrosinistra si è subito ricompatta, anche in assenza del presidente Emiliano, al primo vertice interno ad essa, svoltosi sul tema, e punterà a respingere in maniera compatta la mozione di sfiducia presentata dagli oppositori di centrodestra. E non poteva accadere diversamente! Infatti, era facilmente prevedibile che la mozione di sfiducia dei “meloniani” al governatore uscente avrebbe avuto come uni effetto quello di ricompattare immediatamente la maggioranza, disinnescando sia pur apparentemente e temporaneamente le tensioni interne alla stessa, che ha così optato per una tregua, salvare il salvabile e chiudere dignitosamente la legislatura, facendola arrivare alla scadenza naturale, che coincide con la fine del secondo mandato di Emiliano. Secondo quanto emerso nel vertice di maggioranza in videoconferenza, Pd, Azione, “Con” e “Per la Puglia”, hanno siglato un patto di non belligeranza finalizzato a congelare la crisi politica e numerica scoppiata dopo l’uscita di scena dell’ex assessore Alessandro Delli Noci. Da qui la scelta condivisa di affrontare subito in Aula la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni di centrodestra, per respingerla e passare poi ad affrontare gli spinosi temi che saranno presenti sul tavolo politico regionale fino alla scadenza naturale della legislatura, prevista nell’anno in corso. Quindi, il Consiglio regionale potrebbe essere convocato verosimilmente, a stretto giro, già il prossimo 30 giugno, o al più tardi il 4 luglio, con all’odg sicuramente la mozione da respingere. L’accelerata all’accordo è arrivata quasi sicuramente dalla decisione degli ex alleati del M5S che, da ago della bilancia della sfiducia, hanno annunciato il voto di astensione sulla mozione “anti-Emiliano”. Una scelta, questa, – hanno spiegato i pentastellati – per evitare di piegarsi alle strumentalizzazioni elettorali del centrodestra e per tenere aperta la strada del campo largo alle regionali. Pertanto, dopo tale annuncio, è chiaro che la sfiducia è destinata a naufragare grazie ai sicuri 24 voti del centrosinistra contro i 26 necessari per approvarla ed al più i 19 voti favorevoli delle minoranze. Dopo sul tavolo ritorneranno nuovamente la riforma del “terzo settore” e l’abrogazione della norma anti-sindaci. Provvedimenti, questi, che probabilmente saranno portati in Aula, per il voto, prima dell’intervento della Corte costituzionale, la cui decisione è prevista per il 9 luglio prossimo e che il centrosinistra proverà a portare in porto, rimediando all’ultima figuraccia, mantenendo il numero legale in aula. Alla Regione, inoltre, si è riunita ieri per la prima volta la sottocommissione per esaminare il ddl n.93. Ossia le norme attuative della disposizione di cui al terzo periodo del comma 27 dell’articolo 242 della legge regionale 31 dicembre 2024 n. 42, per la revisione delle normative vigenti in materia di nomine e designazioni di competenza della Regione. Disposizioni, queste, soppressive e modificative di norme in materia di governance e controlli, ricambio generazionale e revisione della spesa di personale per il sistema delle partecipazioni regionali. Componenti di detta commissione sono la consigliera Antonella Laricchia del M5S, la consigliera Lucia Parchitelli del Pd, il dirigente della II Commissione Vito Abbatantuono e l’avvocato Giuseppe Domenico Savino dell’avvocatura regionale. “Ho richiesto l’istituzione della sottocommissione tecnico politica – ha dichiarato Laricchia – per cercare di risolvere le possibili criticità del disegno di legge, in vista dei circa 67 avvisi che dovrà pubblicare il consiglio per altrettanti enti e dell’articolo 242 del Bilancio, l’ormai famosa legge sulle nomine”. E poi aggiungere: “Per quello che riguarda l’articolo 242 abbiamo affrontato il tema del coordinamento con le norme nazionali, di come snellire la parte dei controlli preventivi da parte del Consiglio e come declinare nella pratica le candidature dal basso. La legge nasce per garantire la massima partecipazione e trasparenza per quello che riguarda il sistema delle nomine, che ormai era fuori controllo, e dobbiamo prendere esempio da Regioni come il Piemonte e la Toscana, dove quanto previsto da questa norma è realtà da anni”. Inoltre, ha affermato la consigliera pentastellata artefice della norma selle nomine regionali, “capisco che questo comporti un ulteriore aggravio di lavoro per gli uffici del Consiglio, e cercheremo di supportarli per quanto possibile, ma senza annacquare lo spirito con cui nasce questo testo. Altra questione che ho chiesto di approfondire è conoscere perché siano state escluse le nomine per organismi come il Nucleo di Valutazione e il Comitato Sepac, di cui la scorsa settimana sono stati nominati i componenti dalla Giunta e ‘casualmente’ il vicepresidente è il segretario cittadino del Pd”. Dopo questa prima ricognizione, Laricchia e Parchitelli sottoporranno le proposte emendative discusse a minoranza e maggioranza, per poi incontrarsi nuovamente al tavolo. “Riusciremo a trovare la strada migliore – ha concluso Laricchia – per quello che riguarda gli adempimenti degli uffici e la divisione per materie di competenza. Sapevamo che non sarebbe stato semplice, ma è nostro dovere cambiare le cose per rendere il sistema delle nomine sempre più meritocratico” alla Regione. Intanto a Roma il partito di Matteo Salvini ha presentato, in Commissione “Affari costituzionali” del Senato, l’emendamento relativo alla eventuale possibilità di terzo mandato consecutivo per i governatori regionali. L’iniziativa, però, pare più una proposta di bandiera che un atto politico destinato a fare strada. Infatti, tale iniziativa legislativa in Parlamento è sicuramente destinata a cadere, in quanto l’intero fronte delle opposizioni di centrosinistra (Pd, M5S ed Avs) è contrario al terzo mandato ed all’interno della maggioranza di governo c’è in netto “No” del partito del vice-premier Antonio Tajani. (Fi). Consapevole di ciò, il senatore della Lega, Paolo Tosato, al termine dei lavori della
commissione “Affari costituzionali” del Senato, ha dichiarato – tra l’altro – “Se il parere del Governo sarà di remissione del proprio voto all’Aula, noi non riteniamo, come abbiamo già fatto in passato, di creare nessun problema al Governo e alla tenuta della maggioranza”, se invece “darà libertà di voto, noi lo metteremo al voto”. Per poi concludere: “Diversa e più delicata sarebbe la situazione in cui il Governo dovesse dare parere negativo, in quel caso faremo una riflessione se non sia opportuno ritirarlo”.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 25 Giugno 2025