Cultura e Spettacoli

La ‘motta castrale’, due esempi in Puglia

La ‘motta castrale’ è stato un tipo di fortificazione introdotto dai Normanni. Veniva realizzata scavando un fossato circolare e utilizzando la terra rimossa per creare all’interno dell’anello difensivo un cono in cima al quale trovava posto una struttura in legno e/o pietra. A causa della loro deperibilità, quasi tutte le motte non hanno raggiunto l’era moderna. In Puglia ne sono sopravvissute due, una nel foggiano, l’altra nel Salento. Il sito di Vaccarizza (nel territorio di Troia, in località Monte Castellaccio) assume particolare valore perché la motta che ne ha preso il nome è stata elevata sulle rovine di un praetorion bizantino. Questo praetorion si innalzava nel punto più alto di un vasto pianoro che fu abitato fra il X e il XII secolo. L’insediamento era avvolto da un muro periferico largo due metri ed elevato fra i tre e i quattro, composto da grossi blocchi irregolari. Le uniche tracce di quei giorni consistono in qualche avanzo di materiale ceramico (olle, catini, brocche, anfore, tegami…) e avanzi  di costruzioni (una piccola chiesa, due piazze, una fossa granaria, una possibile scuderia e un forno). All’interno della cinta muraria un’ulteriore muraglia separava l’abitato dalla cittadella bizantina, ovvero il praetorion. La funzione di questa cinta interna sembra pensata per difendere i funzionari più dai nemici interni che da quelli esterni. Durante il periodo bizantino, infatti, non erano rare le ribellioni del popolo contro pubblici ufficiali esosi e arroganti, mal controllati da un potere distante via mare più di mille chilometri. Fu proprio il praetorion ad essere sepolto da strati di argilla e pietrame, la motta normanna, appunto, in vetta alla quale, a giudicare dai resti, doveva elevarsi un imponente edificio. Andati via i Normanni, il sito andò spopolandosi sino all’abbandono, anche se tracce d’insediamento testimonierebbero l’utilizzo sporadico della motta fino al XV secolo. Quanto alla motta salentina, quella di Torricella, compresa tra Supersano, Surano e Ruffano si estende su un’area di due ettari e mezzo, già frequentata in età classica. Sono ancora visibili le fondazioni di una torre e, disseminati sul terreno, abbondanti frammenti di ceramica medievale. Tale abbondanza non deve fare meraviglia giacché quando c’era da elevare una motta i normanni non facevano differenza fra ghiaia, pietrisco e cocci, specie se di quest’ultimi c’era facile reperibilità a causa della vicinanza di fornaci, nei cui pressi sempre si elevavano montagnole di pezzi difettati. Ciò fa pensare che le schegge ceramiche reperibili nel sito di Torricella fossero una volta ben più numerose e che un po’ alla volta turisti e appassionati abbiano fatto man bassa dei pezzi migliori.

Italo Interesse

 

 


Pubblicato il 29 Novembre 2016

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