La direttrice lascia dopo sei anni: “Abbiamo fatto tanta formazione”
Giusy Di Girolamo si dimette dalla Caritas, al suo posto Khady Sene
Dopo sei anni alla guida della Caritas di Foggia lascia Giusy Di Girolamo. Al suo posto, come direttrice, l’arcivescovo Ferretti ha nominato Khady Sene, responsabile dello sportello immigrazione. 31 anni, originaria del Senegal, conosce l’inglese, il francese e “anche un po’ di arabo, oltre che perfettamente l’italiano”. In questi anni, fra le varie attività svolte, quella per sottrarre i braccianti allo sfruttamento, per censire e riaffermare il diritto allo studio dei bambini rom nelle campagne della Capitanata.
Il passaggio è avvenuto per le dimissioni dell’ex direttrice: “Sono state una mia scelta per problemi familiari. Il volontariato ti prende totalmente, devi dedicare tutto il tempo. Ora la mia famiglia ha bisogno di me, avevo chiesto la cortesia al vescovo di pensare a un nuovo direttore, o direttrice. Khady è una delle ragazze che abbiamo contribuito a formare, è stata forse quella che ha trascorso più tempo fuori per i corsi con Caritas italiana. Il mio lavoro è seminare, poi c’è chi raccoglie. È brava, ci mette il cuore”.
La cancelleria arcivescovile ha nominato nel comitato direttivo, e di controllo, della Fondazione Fasano-Potenza, oltre a Sene, don Michele Noto, cappellano del Policlinico. È il rappresentante legale della stessa fondazione, ruoli prima ricoperti da Giusy Di Girolamo insieme alla responsabilità del Centro missionario e ufficio Migrantes. Queste cariche sono state assegnate la prima a Luca Zizzari, diacono, nominato direttore, e già vice, l’altra a don Marco Camiletti, parroco della chiesa Beata Maria Vergine. “Anche lui, come me- dice Di Girolamo con riferimento a don Marco- è stato in Guinea-Bissau. Con tutti ci vedremo spesso, io resto a Foggia”.
Gli anni della sua guida della Caritas sono stati segnati dal Covid, dal commissariamento del Comune, dal cambio di vescovo dell’arcidiocesi Foggia- Bovino, da mons. Pelvi a mons. Ferretti: “Il papa ci ha fatto un grande dono facendo arrivare a Foggia un arcivescovo giovane, instancabile, con tanta voglia di fare in una diocesi grande, dove c’è molto da capire e da conoscere, di prima nomina. Sono convinta che Ferretti farà grandi cose”.
Il periodo di Di Girolamo alla Caritas è stato caratterizzato anche da qualche incomprensione con sacerdoti e laici per alcune scelte sulla gestione della Caritas, e da una certa freddezza nei rapporti che non si è mai completamente dissolta. Lei, schiva, che non ha mai alimentato nessuna polemica, dice: “Lascio con una grande gratificazione, quella che su 240 Caritas diocesane, Foggia è rientrata fra le 10 che si sono distinte per il modo di operare. Abbiamo fatto tanta formazione per i giovani operatori, lascio un servizio e so che continuerà. Dall’Africa mi telefonano ancora per dirmi che l’università che abbiamo creato ora cammina da sola. Foggia ha bisogno di formare i giovani”.
Ricorda, nel bilancio complessivo di questi anni trascorsi da direttrice, alcuni casi: “Avevamo diversi ragazzi che non potevano laurearsi, non se lo potevano permettere, invece si sono laureati con noi, non solo provenienti da Foggia ma anche dalla provincia. Almeno 20 persone hanno fatto dei corsi per prepararsi al lavoro, carrellisti (alcuni assunti alla Princes) oss, operatori sociali, saldatori. Abbiamo parlato con loro anche per capire che cosa gli piacesse fare. Abbiamo aiutato tanti papà, italiani, che avevano perso il lavoro a 50 anni, ad alcuni abbiamo pagato il tirocinio in azienda, abbiamo favorito ricongiungimenti familiari di persone distanti, qualcuno è andato a lavorare a nord. La Caritas non è il pacco di viveri, o pagare la bolletta, che è un assistenzialismo fine a se stesso. Una persona che lavora è anche in grado di aiutare la famiglia. Bisogna però avere la volontà, tutte le persone che ho accolto avevano tutte la voglia di tornare a vivere”.
Con il Comune di Foggia la collaborazione “è stata buona, soprattutto con questa amministrazione. Ci sentiamo spesso con gli assistenti sociali, con l’assessore Mendolicchio, ogni volta che abbiamo avuto bisogno di loro ci sono stati. Ma non solo con il Comune, la collaborazione è stata ottima anche con la Questura, con la Prefettura”.
In Africa ha trascorso 10 anni della sua vita, ci tornerà a febbraio, ma solo per poco tempo: “Ci starò al massimo per 15 giorni, hanno realizzato la scuola dell’orfanotrofio che aprimmo insieme al vescovo della chiesa locale e mi hanno chiamato per inaugurarla. Sì, ho nel cuore ‘mamma Africa’ ma resto a Foggia dove c’è parte della mia famiglia”.
Paola Lucino
Pubblicato il 14 Settembre 2024