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La crisi del pomodoro in Capitanata ha più responsabili

La crisi del settore del pomodoro dipende da tanti fattori. Innanzitutto gli agricoltori non hanno voce in capitolo nelle scelte organizzative e le industrie di trasformazione non conoscono quanto  pomodoro possono  inscatolare. Intanto le piogge delle ultime ore hanno provocato grossi danni al pomodoro. C’è ben poco da raccogliere, secondo le associazioni di categoria, per due fattori: prima il caldo eccessivo delle ultime settimane – che ha quasi dimezzato la produzione dell’oro rosso in provincia di Foggia – e ora l’atteggiamento delle industrie di trasformazione, che ritirano il prodotto a prezzi bassissimi, al di sotto dei 9 centesimi al chilo per il tondo e dei 10 centesimi per il lungo. Agrinsieme – che raccoglie Confagricoltura, Cia, Copagri e Confcooperative -parla senza mezzi termini di “atteggiamento di cinico sfruttamento da parte delle Industrie di Trasformazione”.Di conseguenza, perde pezzi anche il Distretto del Pomodoro del Sud, costituito appena un anno fa. Lo comunica, a nome di Agrinsieme, Marco Nicastro, presidente nazionale della sezione del pomodoro da industria di Confagricoltura: “Ben sette Organizzazioni di Produttori, che rappresentano 10 milioni di quintali di prodotto, si sono dimesse dal Distretto – spiega Nicastro – e questo la dice lunga sullo stato di rabbia dei produttori. Si registrano, inoltre, l’applicazione di tagli eccessivi, cali di peso non giustificati e ritardi nel ritiro della merce, che creano il deperimento del prodotto”. A ciò – secondo le associazioni agricole – va aggiunta la pretesa degli industriali di ricontrattare al ribasso quanto già previsto nell’accordo di fine giugno. Altro problema riguarda l’individuazione della sede del Distretto del Sud a Napoli, che ha assegnato tutto il potere alle industrie. Ma forse il capoluogo foggiano sarebbe stata la sede più indicata visto che da noi si raccoglie una quantità di pomodoro che raggiunge un terzo del prodotto commercializzato a livello nazionale. Per non parlare poi della speculazione degli intermediari tra produttori e trasformatori. Per garantire certezze lavorative bisogna trovare un metodo per consentire alle industrie di conoscere i quantitativi da lavorare. Cosa che ora non avviene. Infine, sulla crisi del settore è intervenuto anche il presidente di Coldiretti Foggia, Giuseppe De Filippo. “Come ogni anno in questo periodo ognuno dice la sua, senza però assumersi le proprie responsabilità. Oggi l’industria del pomodoro – afferma  De Filippo – è vittima della speculazione della grande distribuzione che puntualmente in questo periodo fa l’asta sul prodotto. Il mondo agricolo di Capitanata, me compreso, continua a sbagliare perchè non è in grado di organizzare le quote di produzione. E non ci riusciremo più, non vedo elementi confortanti all’orizzonte. Continuiamo a prenderci a pugni e schiaffi fra di noi. Purtroppo. E La grande industria del pomodoro rispetta il contratto, anche se gli scarti applicati in bolletta sono molto elevati”. A questo punto, si continua a sollecitare l’intervento del ministro dell’Agricoltura affinché disponga provvedimenti per limitare i forti danni finora registrati. (adl)


Pubblicato il 14 Agosto 2015

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