La chitarra del cafone, tipica della tradizione del Mezzogiorno
Tecnicamente è un cordofono della famiglia dei liuti a cinque ordini di corde, che possono essere raddoppiate e persino triplicate ; in quest’ultimo caso le corde arrivano ad essere quattordici dal momento che il primo ordine può essere solo raddoppiato. La chitarra battente si distingue per le forme allungate e le curve poco pronunciate. Non essendo uno strumento da plettro, va suonata con uno specifico movimento ritmico delle dita che genera una sonorità ‘battente’ ; ciò rende questo tipo di chitarra ideale nella musica popolare per la funzione ritmica e l’accompagnamento al canto. Tipica della tradizione del Mezzogiorno, essa vanta anche in Puglia (sopratutto nel Gargano) virtuosi e liutai specializzati. I migliori modelli di chitarra battente del Gargano corrispondono ai nomi di Carpinese e Borracino. La prima, tipica di Carpino, donde il nome, si distingue per il fondo bombato e l’utilizzo di sole cinque corde. La seconda, che prende nome da una famiglia di liutai di Cerignola, si presenta invece a fondo piatto e munita di dodici corde. Sono rimasti in pochi a saper fabbricare una chitarra battente come da tradizione (da noi, non più di un cinque o sei liutai). Sono poi rarissime le chitarre battenti d’epoca. Mentre è relativamente facile trovare chitarre classiche dell’Ottocento, di quelle ‘battenti’ della stessa epoca ce ne saranno in circolazione non più d’una decina di esemplari. Ciò è frutto della diversa ‘destinazione’ dei due strumenti. Se la chitarra classica o ‘comune’ ha conosciuto un impiego moderatamente popolare, quella battente è sempre stata strumento da ‘prima linea’, ovvero utilizzata in osteria e all’aperto, per accompagnare voci da serenata oppure danze rustiche da fine raccolto. Tutte situazioni ambientali decisamente ‘calde’. In osteria i fumi del vino e la grezza caratura degli avventori non promettevano niente di buono. E le serenate non sempre erano gradite dai padri e dai fratelli delle destinatarie. Quanto alle festicciole da ‘aia’, rivali in amore potevano facilmente venire alle mani. Insomma, quando le cose erano condizioni da popolo basso, come si diceva una volta, le cose potevano finire in rissa, circostanza in cui uno strumento musicale rischia di fare una brutta fine. In generale e più di quelle classiche-comuni, le chitarre battenti appartenevano a povera gente. Non potevano sperare in custodie portatili o armadietti. Esse accompagnavano il cafone-strumentista nei campi, nei fienili, nei sotterranei adibiti a taverne. Il solleone come il tasso d’umidità finivano col corrompere il legno dello strumento. Allora la chitarra battente diventava inservibile. Non restava che abbandonarla e procurarsene un’altra.
Italo Interesse
Pubblicato il 31 Maggio 2018