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In Regione c’è posto per tutti tranne che per i consiglieri di area renziana

Il governatore pugliese, Michele Emiliano (Pd), dopo aver tenuti vuoti per mesi ben tre dei dieci posti di cui è composta la giunta regionale, ha chiuso il cerchio dell’esecutivo con la nomina di Cosimo Borraccino (Leu-Progressisti) nell’ultima casella rimasta ancora vuota, ossia quella dell’assessorato alle Attività economiche, lasciata libera a marzo scorso dal consigliere Michele Mazzarano del Pd che, come si ricorderà, si dimise dall’incarico a seguito di un’inchiesta giornalistica per un presunto voto di scambio alle regionali del 2015 (consensi elettorali in cambio di posti di lavoro e di un locale a disposizione per la campagna elettorale). Quindi, con l’ingresso in giunta, il consigliere Borraccino è rientrato anche nella maggioranza che sostiene Emiliano nell’Aula di via Capruzzi, da cui era uscito a marzo scorso, dopo il clamoroso tonfo elettorale anche in Puglia del centrosinistra, alle ultime elezioni politiche. Ora pertanto, alla Regione Puglia, con la nomina di Borraccino il rimpasto di giunta può dirsi concluso e la squadra di governo del presidente Emiliano completata. Una squadra, questa, che vede al suo interno addirittura un assessore eletto nel 2015 nelle fila dl centrodestra, Gianni Stea, e che da qualche settimana ha fatto il suo debutto ufficiale in maggioranza con l’ingresso nell’esecutivo di Emiliano, sedendo sulla poltrona che a febbraio scorso era occupata da un altro consigliere del Pd, Filippo Caracciolo, nominato da Emiliano assessore all’Ambiente appena alcuni mesi prima e dimessosi a seguito di un’inchiesta giudiziaria che lo vede sotto indagine e non ancora conclusa. Un altro esponente del Pd della giunta Emiliano, Gianni Giannini, dimessosi a luglio dello scorso anno, per aver ricevuto anch’egli un avviso di garanzia, è invece rientrato ad occupare la poltrona di assessore alle Infrastrutture e Trasporti lasciata in precedenza, esattamente un anno dopo, ossia quando è stato estromesso dall’indagine per la quale era finito sotto inchiesta giudiziaria. Insomma, nell’esecutivo di Emiliano hanno trovato spazio tutte le varie anime che lo appoggiano in consiglio regionale, dalla sinistra estrema, passando per il centro, fino ad arrivare ad un esponente proveniente dal centrodestra, Stea per l’appunto, ad eccezione dei renziani del Pd che, pur rappresentando più di un terzo nel gruppo consigliare del partito di maggioranza relativa, non hanno ottenuto sin dall’inizio della Legislatura alcun posto nell’esecutivo pugliese. Il governatore Emiliano, infatti, finora ha sempre tenuto fuori dall’esecutivo i consiglieri regionali del suo partito che fanno capo alla corrente renziana, non lasciandogli neppure la possibilità di esprimere il capogruppo, visto che, dopo l’iniziale parentesi di Mazzarano (dimessosi dalla guida del gruppo a seguito del suo successivo passaggio ad assessore), l’unico consigliere pugliese dell’area orlandiana del Pd, il foggiano Paolo Campo, è succeduto in detto incarico. Pertanto, ai rappresentanti dell’area renziana in Consiglio regionale Emiliano ha finor riservato solo ruoli di secondo piano, con lo scopo forse fin troppo evidente di voler praticare nei loro confronti quasi una sorta di penalizzazione. Infatti, chi tra gli iniziali consiglieri di area renziana è passato successivamente a far parte della corrente  di “Fronte democratico”, interna al Pd e fondata dallo stesso Emiliano, gli sono state quasi subito spalancate le porte della giunta. L riguardo basti ricordare quanto accaduto con un consigliere del Pd della Bat, Caracciolo per l’appunto, entrato in giunta a giugno dello scorso anno ma poi dimessosi per il motivo innanzi accennato. In definitiva, Emiliano “usa” le poltrone della giunta non solo per “fare campagna acquisti” all’esterno della sua maggioranza (vedi il recente ingresso di Stea), ma addirittura per fare proselitismo politico anche all’interno del Pd, per la propria corrente politica. E ad accusarlo per questo modo di gestire le poltrone della Regione Puglia a sua disposizione sono stati recentemente gli otto esponenti del M5S alla Regine che con una recente nota hanno dichiarato: “La  spartizione di poltrone di Emiliano ha condannato, sta condannando e condannerà questa regione alla totale ingovernabilità”. Infatti, hanno inoltre rilevato gli rappresentati penta stellati: “ Non si contano più i Consigli saltati per mancanza del numero legale e commissioni che non possono approvare le proposte di legge per l’assenza degli assessori competenti”, per poi commentare: “Se già oggi siamo a questo punto lasciamo ai pugliesi immaginare cosa accadrà fino al 2020, visto che Emiliano nel tentativo disperato di arginare il M5S, sta ‘mettendo dentro tutti’. Ci sarà uno scollamento sempre maggiore tra la Giunta e i consiglieri di maggioranza, un’accozzaglia di partiti con idee in alcuni casi diametralmente opposte a sostegno del Governatore che hanno in comune solo l’amore per le poltrone”. Di analogo tenore le critiche ad Emiliano da parte del leghista salviniano Andrea Caroppo, che però polemizza in modo ironico con il governatore pugliese, per le recenti nomine assessorili di Stea e Borraccino, affermando: “Il potere logora chi non ce l’ha…e pure chi teme di perderlo. Tenere insieme uno come Cassano e uno come Borraccino, gente che viene da destra e gente che viene dall’ultra sinistra, proporre una legge folle e liberticida contro l’omostransfobia e promuovere la conferenza regionale sulla famiglia, non fare la Tap ma anche si, chiudere l’Ilva anzi no, debellare la Xylella ma non tagliare gli alberi infetti”. “Mai visto niente di simile” per Caroppo, che per  Emiliano nel 2020 prevede anche la possibilità di potersi candidare “anche a re delle fritture miste”. E – sempre secondo l’unico esponente di Matteo Salvini nel Consiglio pugliese – “in quello sì avrà buone chance di vittoria”, perché “la Regione Puglia – per Caroppo – è ormai la premiata ‘Friggitoria Emiliano’. ” Ma il consigliere Caroppo (della provincia di Lecce)  forse non sa che per i baresi il piatto forte di pesce a tavola non è la frittura, ma il “ciambotto”. Ossia una zuppa mista di pesce di scoglio. E questo, tranne clamorose sviste nella cottura, difficilmente è indigesto. Anzi, la sua alta digeribilità è ben nota anche a chi di gastronomia se ne intende poco.

Giuseppe Palella


Pubblicato il 4 Ottobre 2018

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